Zuppi difende le benedizioni delle coppie omosessuali: “Compito della Chiesa interessarsi di tutti”

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Il cardinale Matteo Zuppi difende il via libera di Papa Francesco alle benedizione delle coppie omosessuali: “È compito della Chiesa interessarsi di tutti”, ha detto il presidente della Conferenza episcopale italiana ricordando che ciò non rappresenta assolutamente una “deroga” degli “insegnamenti del Magistero”. Zuppi, aprendo i lavori del Consiglio episcopale permanente in corso a Roma, fa cerchio intorno al Pontefice, dopo la forte polemica interna alla Chiesa cattolica. “Non lasciamo solo il Santo Padre nel ministero di pace”, ha rimarcato il cardinale Zuppi che ha lanciato anche un messaggio al mondo della politica: “Non ci lasceremo dire da altri quale sia il contenuto dell’azione caritativa o della missione” della Chiesa.

Per il presidente della Cei “la Dichiarazione del dicastero della Dottrina della Fede, Fiducia supplicans” (il documento vaticano che autorizza la benedizione delle coppie omosessuali) “si pone nell’orizzonte della misericordia, dello sguardo amorevole della Chiesa su tutti i figli di Dio, senza tuttavia derogare dagli insegnamenti del Magistero”. “Dio vuole che tutti siano salvi”, ha spiegato Zuppi: “È quindi compito della Chiesa interessarsi di tutti e di ciascuno. Non possiamo dimenticare che tutti i battezzati – ha aggiunto – godono della piena dignità dei ‘figli di Dio’ e, come tali, sono nostri fratelli e nostre sorelle”. Zuppi ricorda anche che “non vi è alcuna messa in discussione del significato del Sacramento del matrimonio“.

“Siamo aperti al dialogo, ma non ci lasceremo dire da altri quale sia il contenuto dell’azione caritativa o della missione, che non sono mai di parte, perché l’unica parte della Chiesa è Cristo e la difesa della persona, della vita, dall’inizio alla fine”, ha avvertito il cardinale Matteo Zuppi. “Certe letture – ha osservato – vogliono dividere Vescovi e cristiani, mentre invece sento tanto viva la comunione tra Vescovi e popolo e questo vale più dei like dei social”. “Non facciamoci intimidire da letture solo sociologiche della Chiesa. Non facciamoci intimidire da letture della Chiesa che interpretano la nostra azione come politica”, ha ammonito Zuppi. “Le crisi – ha detto – presentano una Chiesa infragilita. Non ci spaventino fragilità e piccolezza. Non sono solo indici problematici, ma anche la quotidiana realtà in cui la Chiesa da sempre vive”.

Zuppi invita pertanto a non lasciare “solo il Santo Padre nel ministero di pace. La sua profezia è un valore unico per l’umanità. E, ancora di più, non possiamo e non vogliamo lasciarlo solo noi, Vescovi italiani, che abbiamo con lui un rapporto non solo di prossimità geografica, ma di speciale vicinanza storica e spirituale”, ha ammonito il presidente della Cei. Un riferimento anche anche al mondo del lavoro e al “problema” che “esiste nel nostro Paese” relativo al “riconoscimento della dignità delle persone e del loro lavoro, mal retribuito a causa di contratti precari e di lavoratori sfruttati”. Sul fronte delle pari opportunità il cardinale Zuppi ha anche definito “non ammissibile” che “le donne mediamente guadagnino meno degli uomini per le medesime mansioni”. Una parte del suo discorso è stata anche dedicata alle guerre, dall’Ucraina al Medio Oriente e non solo: “Il rumore delle armi continua ad assordarci, il male della guerra si allarga, la società è come assuefatta al dolore e chi parla di pace è come se gridasse nel deserto”, ha aggiunto. “Questo vuol dire che dobbiamo rassegnarci? Mai!“, ha concluso il presidente dei vescovi.