“Volti dei Vangeli”, lo stupore dell’incontro con Gesù

Vatican News

VATICAN NEWS

“L’amore non si fa per posta, soltanto: delle volte, ma sono le eccezioni. L’amore è il contatto continuo, è il parlare continuo, ascoltare … Per questo insisto che abbiamo un contatto diretto con i Vangeli… Se tu non hai contatto con il Cristo vivo, quello del Vangelo, sicuramente avrai contatto con le idee, le ideologie sul Vangelo, cioè: non con il Cristo vivo, ma con le dottrine che escono dal Cristo vivo, delle quali alcune sono vere, ma altre no. E la redenzione non è stata fatta dalle dottrine: da una persona. Noi potremmo sicuramente – sicuramente! – conoscere tutti i dogmi; ma se tu non hai un contatto con il Vangelo, soltanto sarai cattolico qui (il Papa indica la testa, ndr) e non qui (indica il cuore, ndr). E ci vuole essere cattolico, essere cristiano con il contatto con Gesù”. È iniziato con queste parole Francesco “Volti dei Vangeli”, il programma curato dal Dicastero per la Comunicazione in collaborazione con la Biblioteca Apostolica Vaticana, i Musei Vaticani e Rai Cultura, andato in onda la domenica di Pasqua su Rai Uno, in prima serata. La regia e la fotografia sono di Renato Cerisola, le musiche originali di Michelangelo Palmacci.

La vocazione di Matteo

L’avvio del programma era stato preceduto da un intervento speciale di Roberto Benigni, che ha parlato del volto gioioso di Gesù e ha descritto il volto di Maria come ritratto nel quadro di Raffaello intitolato “La Madonna Sistina”, conservato a Dresda.

Quindi ha avuto inizio il racconto di Francesco. Dopo aver introdotto l’argomento, parlando della necessità di un contatto continuo con il Vangelo, il Papa ha presentato una delle scene evangeliche che lo tocca di più, quella della chiamata di Matteo, l’esattore delle tasse a cui Gesù rivolge lo sguardo. Si leggeva proprio questo Vangelo il 21 settembre 1953, il giorno in cui Jorge Mario Bergoglio capì che sarebbe diventato sacerdote. Le parole di Francesco sono state illustrate dalla ripresa del regista Cerisola che hanno portato lo spettatore “dentro” il quadro di Caravaggio che descrive la scena. “Cosa è successo lì? – si è chiesto il Papa – Quella è la forza dello sguardo di Gesù. Sicuramente lo ha guardato con tanto amore, con tanta misericordia; quello sguardo di Gesù misericordioso: ‘Seguimi, vieni’. E l’altro, guardando di lato… con un occhio Dio, con l’altro il denaro, aggrappato ai soldi come lo dipinse il Caravaggio: proprio così, aggrappato. E anche con uno sguardo scontroso, burbero. E Gesù, amorevole, misericordioso. E la resistenza di quell’uomo che voleva i soldi – era tanto, lì, schiavo dei soldi –  cade. ‘Ed egli si alzò e lo seguì’”.

L’importanza nel Vangelo del “vedere”

Poi Francesco ha parlato del Buon Ladrone: “È vero – ha detto – era ladrone, era un ladro, aveva rubato tutta la vita. Ma alla fine, pentito di quello che aveva fatto, guardando Gesù così buono e misericordioso è riuscito a rubarsi il cielo: è un bravo ladro, questo!”. La terza figura presentata nel corso del programma è stata quella di Giuda Iscariota. Quindi il Papa, in un altro brano dell’ampia intervista concessa agi autori del programma, Andrea Tornielli e Lucio Brunelli, ha continuato: “Una delle cose che ci aiuterà tanto di fare nei Vangeli è pensare all’incontro con Gesù: guardarlo per incontrarci con Lui. Nella lettura del Vangelo guardare, vedere. Gli occhi pieni di contemplazione. E vedere significa anche ascoltare. Negli esercizi spirituali, quando noi meditiamo le cose della vita di Gesù, dobbiamo vederle, ascoltarle. È vero che la fede entra dall’udito, dall’ascoltare, ma l’incontro entra dal vedere. A Zaccheo importava vedere Gesù: per questo è salito sull’albero. ‘Io voglio vederlo’: cosa è questo profeta curioso. Anche Dio – nell’Antico Testamento – si presenta tante volte come colui che salva il suo popolo facendo dei miracoli, e da lì ‘ricordate quello che ho fatto con voi: ricordate quello che avete visto!’. Il vedere va molto unito alla memoria, e la strada di crescita nella vita cristiana è la memoria: la memoria di quelle cose che abbiamo visto – e ascoltato, pure – ma visto: vedere”.

La bontà di Giuseppe

Francesco ha quindi parlato in modo commovente di Giuseppe, lo sposo di Maria, il padre che ha custodito la vita di Gesù accettando di accogliere e aiutare a crescere un figlio non suo. Nel parlare dello sgomento di Giuseppe dopo la scoperta della gravidanza della sua promessa sposa Maria, il Papa ha detto: “Il dolore di Giuseppe. In questo dolore, dubbio, sofferenza, Giuseppe non vuol mandare via Maria e decide di lasciarla in silenzio. Non accusarla pubblicamente, perché sapeva: lui la conosceva. ‘Ma questa ragazza, io la conosco; io la amo. È pura. Io non capisco, questo’. Nel mezzo del suo dubbio, del suo dolore, intervenne il Signore. In un sogno. E in quel sogno gli viene spiegato cosa è successo, e Giuseppe obbedì. Credette e obbedì. Non è andato dagli amici a confortarsi, non è andato dallo psichiatra perché interpretasse il sogno … no: credette. È andato avanti”. A corredo del racconto anche immagini inedite di miniature conservate nella Biblioteca Apostolica.

Gli sguardi di Gesù su Pietro

Quindi è stato il turno di Pietro, e Francesco ha descritto i tre sguardi di Gesù sul pescatore galileo che lo avrebbe rinnegato ma poi pentitosi si sarebbe sentito rivolgere dal Nazareno l’invito a guidare il gregge. Il Papa ha ricordato anche la fine del principe degli apostoli: “Dopo tutta la vita al servizio del Signore finì come il Signore: in croce. Ma non si vanta: ‘Finisco come il mio Signore!’. No, chiede: ‘Per favore, mettimi in croce con la testa in giù, perché almeno si veda che non sono il Signore, sono il servo’”. È stata poi descritta la figura di Ponzio Pilato, illustrata da sculture marmoree conservate nei Musei Vaticani.

L’importanza delle donne

Il Papa ha quindi spiegato l’importanza delle donne nel Vangelo: “Incomincia con una donna, il Vangelo, eh! Prendi Luca: una donna, giovanissima, a Nazaret, che ha una visione di un angelo. Pensa a Dio fatto uomo: è una donna, Maria, che apre la porta e dice ‘sì, accetto’. E la resurrezione? È stata eletta una donna, peccatrice in altro tempo, a dire l’altra notizia: ‘È risorto’. È lei. È curioso: gli apostoli non credono alle donne. Anche, ‘sì, sì, ma andremo noi, al sepolcro, a vedere come sono le cose’. O quelli di Emmaus che dicono questa frase: ‘Sì, qualche donna è venuta dicendo che non c’era il corpo, che era risorto, che c’erano degli angeli…’. Manca che finisca il pensiero di questi due: ‘Ma vai tu a credere alle donne?!’, questo era quello che sentivano, no?  Sì, è curiosa la fobia verso le donne, che tante volte abbiamo noi: sembra come se fossero esseri umani di seconda qualità, di seconda classe. Ma il Signore il Signore si è rivelato anche alle donne, per mezzo delle donne, e anche nella Bibbia… Non si capisce Gesù senza una donna, cioè sua Madre”.

La Maddalena e l’Adultera

Sono seguiti i racconti degli incontri di Gesù con due donne, la Maddalena e l’Adultera. Della prima, Francesco ha detto: “Incontriamo colei che, secondo i Vangeli, per prima vide Gesù risorto: Maria Maddalena. E Gesù la chiama: ‘Maria!’: Provate a pensare anche voi, in questo istante, col bagaglio di delusioni e sconfitte che ognuno di noi porta nel cuore, che c’è un Dio vicino a noi che ci chiama per nome e ci dice: ‘Rialzati, smetti di piangere, perché sono venuto a liberarti!’. È bello questo”. Sull’adultera il Papa, dopo aver descritto nei dettagli la scena e il tranello insito nella domanda degli scribi a Gesù, ha concluso: “Alla fine rimangono solo Gesù e la donna, là in mezzo: ‘rimangono la misera e la misericordia’, dice Sant’Agostino. E Gesù congeda la donna con queste parole stupende: ‘Va’ e d’ora in poi non peccare più’”.

Lo stupore dell’incontro

Francesco ha quindi spiegato che “Lo scopo della Parola di Dio è l’incontro… C’è una parola che spiega un sentimento, quando c’è incontro o non c’è incontro: quando io mi incontro con il Signore nella sua Parola, c’è questo sentimento di stupore. Lo stupore viene quando tu ti incontri con il Signore. Se tu leggi il Vangelo intellettualmente come una cosa storica, mai sentirai lo stupore. Lo stupore è proprio l’odore che Dio sta passando: ti lascia questo. Tante volte, noi leggiamo un passo del Vangelo e un’altra volta cadiamo sullo stesso… ma non fa niente, perché un giorno – toc! – ti tocca lo stupore e noi capiamo cosa è dietro a quello. E questa è la presenza di Gesù. Gesù è presente nei Vangeli: è presente. Per questo non si può leggerlo come un romanzo o una collezione di fiabe: no, no! ‘Ma come si fa per sentire lo stupore? Devo prendere qualche pastiglia?’, qualcuno può dirmi. No: soltanto, prendi il Vangelo con semplicità e con amore, e sarà Dio a darti lo stupore”.

Tutto il Vangelo in due parabole

Gli ultimi due brevi episodi del programma sono stati dedicati a due famose e commoventi parabole raccontate di Gesù. “A me fa sempre una grande impressione rileggere la parabola del Padre misericordioso – ha detto Francesco – mi fa impressione perché mi dà sempre una grande speranza. Pensate a quel figlio minore che era nella casa del Padre, era amato; eppure vuole la sua parte di eredità; se ne va via, spende tutto, arriva al livello più basso, più lontano dal Padre; e quando ha toccato il fondo, sente la nostalgia del calore della casa paterna e ritorna. E il Padre? Aveva dimenticato il figlio? No, mai. È lì, lo vede da lontano, lo stava aspettando ogni giorno, ogni momento: è sempre stato nel suo cuore come figlio, anche se lo aveva lasciato, anche se aveva sperperato tutto il patrimonio, e appena lo vede ancora lontano gli corre incontro e lo abbraccia con tenerezza, la tenerezza di Dio, senza una parola di rimprovero: è tornato! E quella è la gioia del padre”. Il Papa ha quindi raccontato la parabola del Buon Samaritano, ricordando che “alcuni teologi antichi dicevano che in questo passo è tutto il Vangelo. Ognuno di noi è l’uomo lì, ferito, e il Samaritano è Gesù”. L’episodio dedicato al Buon Samaritano si è concluso con l’immagine della statua del Buon Pastore, presente nei Musei Vaticani.

La grazia di sentirsi attratti da Gesù

“Volti dei Vangeli” si è concluso con la risposta del Papa alla domanda sul perché la figura di Gesù e il racconto dei Vangeli affascinino da sempre anche i non credenti, anche i lontani. “Perché Lui è il Signore – ha risposto Francesco – Non è un personaggio: è il Signore. E anche ai non credenti, quando vedono questo, qualcosa si muove dentro. È il Signore, è una grazia della sua vita, far vedere quel messaggio che è venuto a portarci. Ma è importante vedere Gesù, e per questo sentirsi attratti dalla sua figura. È una grazia, questa. È una grazia di vedere, di contemplare e anche sentire l’attrazione verso di Lui. Senza la sua grazia, senza lo Spirito, mai saremmo attratti da Lui”.