Vivere la Pasqua con i libri della LEV

Vatican News

Giancarlo La Vella – Città del Vaticano

Mai come quest’anno le pubblicazioni della Libreria Editrice Vaticana sono utili per vivere intensamente i misteri della Santa Pasqua. Nelle difficoltà di vivere le celebrazioni della Settimana Santa comunitariamente, diversi libri, acquistabili in ogni libreria, ci vengono in aiuto per capire profondamente ogni istante di questo tempo forte e soprattutto, afferma nell’intervista a Vatican News-Radio Vaticana, Fra’ Giulio Cesareo, direttore della LEV, perché sono un modo per “pregare insieme con Papa Francesco”.

Ascolta l’intervista a Fra’ Giulio Cesareo

Grande l’impegno della LEV in questa Pasqua. Innanzitutto la pubblicazione delle meditazioni della Via Crucis (la seconda in pandemia). Sono meditazioni particolari quest’anno…              

R. – Sì, quest’anno si tratta di meditazioni veramente particolari. Sono state realizzate da alcuni bambini e adolescenti. Al di là della tenerezza e dello stupore che questa scelta di Papa Francesco suscita in noi tutti, credo, la cosa che volevo sottolineare qui e che anche questa scelta è nell’ottica della Chiesa in uscita di cui il Santo Padre spesso ci parla. La Chiesa in uscita è in effetti  la Chiesa che non sta chiusa nelle sue sicurezze e strutture, ma incontra le persone, con una preferenza verso quelli che di solito nessuno ascolta. Ecco, dunque, i bambini, che fanno tenerezza, che di solito anche nelle nostre famiglie sono circondati di attenzioni, eppure non è affatto scontato chiedere loro di farci da maestri… C’è un bell’episodio della vita di San Francesco d’Assisi, in cui lui dice di essere disposto a imparare anche dall’ultimo novizio, quello che era entrato nell’ordine il giorno prima, perché il Signore parla sempre, anche attraverso delle persone che non ci aspetteremmo. Questo libretto è un invito anche quest’anno a pregare con il Santo Padre con questa Via Crucis preparata dai bambini, per lasciarci ammaestrare dalla loro semplicità, perché, come dice il Signore nel Vangelo, “i loro angeli contemplano il volto del Padre nei cieli”.     

E’ un volume praticamente non datato, una sorta di vademecum da avere, che ci aiuta a conoscere le generazioni più giovani e le loro difficoltà. Un ponte tra grandi e piccoli?            

R. – Sì, è bella questa definizione del ponte fra grandi e piccoli. Anche questo è un tema caro a Papa Francesco, l’alleanza tra le generazioni. Più di una volta il Santo Padre ha sottolineato come la forza dei giovani e i sogni degli anziani siano il futuro sicuro del mondo. Accanto alle domande, ai bisogni, alle paure dei ragazzi, queste meditazioni possono aiutarci a conoscere un po’ meglio anche il Signore, guardandolo con i loro occhi, e a costruire le relazioni che Lui desidera per noi e da noi, perché Lui spesso parla con la voce dei piccoli. In effetti, se noi adulti imparassimo a farci ammaestrare dai giovani, probabilmente avremmo un approccio diverso anche a tanti problemi e temi del nostro tempo, non da ultimo quello dell’ambiente. Ricordiamo, infatti, che sono proprio gli adolescenti che negli ultimi anni con maggior forza hanno scosso le coscienze di noi adulti per una riforma radicale della nostra economia e dei nostri stili di vita, in modo da poter assicurare una vita bella anche alle nuove generazioni.

Un’altra pubblicazione di rilievo è ‘Candor lucis aeternae’, la recente Lettera apostolica del Papa in occasione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri…   

R. – Esatto. Il 25 marzo scorso, il Dantedì, Papa Francesco ci ha regalato questa nuova Lettera apostolica che si intitola appunto: il candore della luce eterna, con la quale, mentre celebra la grandezza e la bellezza della poesia e del genio di Dante, ci aiuta a ristabilire l’alleanza tra le cose belle della vita e la nostra fede. Troppo spesso la fede è percepita da tutti noi come una serie di comandi e di divieti, come qualcosa da fare o da evitare, mentre la cultura, lo svago, le gioie della vita, con la fede sembrano avere poco a che fare. E così Papa Francesco qui ci mostra come un’opera sublime di poesia, così geniale da poter essere considerata l’inizio di una nuova lingua letteraria moderna, l’italiano, è nata nel contesto di un’esperienza di fede e di conversione personale. Questa breve lettera apostolica può essere allora un piccolo tesoro per nutrire la mente e il cuore di cose belle, e di bellezza in realtà abbiamo particolarmente bisogno in questo tempo così particolare e difficile.

Perché Dante Alighieri (profeta di speranza, poeta della misericordia, lo definisce il Papa) ancor oggi è fonte di ispirazione e meditazione anche per il mondo cristiano?       

R. – Dante Alighieri, oltre che un grande artista, è stato un uomo speciale da tanti punti di vista: a livello personale, nella vita pubblica e politica e, come dicevamo, nella fede. Eppure non ha fatto cose straordinarie, ma ha vissuto con grande intensità le gioie, le sfide, i problemi del suo tempo. In questo senso è davvero un maestro ed è proprio fonte d’ispirazione: la vita di ciascuno di noi non diventa un’opera d’arte perché è perfetta, ma perché è vissuta con intensità e amore. In questo modo anche i problemi e le prove della vita possono ricevere una luce nuova, ispirate dall’amore del Signore che è sempre vittorioso mentre dona la vita, come celebriamo in questi giorni santi. Ci rivela, infatti, che non siamo mai soli, perché tutti intessuti in una storia di provvidenza e di amicizia, gli uni con gli altri, nelle mani sapienti e benevole del Padre, una storia che oltrepassa le generazioni e il tempo e ha proprio il sapore dell’eternità.

Guardiamo a San Giuseppe con la “Patris corde”, altra Lettera apostolica di Papa Francesco pubblicata dalla Lev…     

R. – Stiamo celebrando l’anno giubilare di San Giuseppe. Patris corde è la lettera apostolica che Papa Francesco ci ha dato l’8 dicembre scorso in occasione dell’apertura dell’Anno Santo. Anche in questo caso, come in quello di Dante, abbiamo cercato di rendere disponibile questa Lettera apostolica sul nostro sito in diverse lingue, perché tante persone possano leggerla e gustarla. Sono testi semplici e profondi. Il magistero di Papa Francesco è sempre un’opportunità per lasciarsi provocare a vedere le cose della vita, anche quelle più scontate, sotto un altro punto di vista, più significativo, colmo di speranza e di possibilità di bene. Anche in questa questa lettera su San Giuseppe, mentre ci parla del Santo, il Pontefice ci rinvia anche alle nostre relazioni importanti e al nostro modo di vivere in famiglia e con le persone che, per un modo o un altro, vengono affidate alle nostre cure e alla nostra responsabilità. So che alcuni vescovi, per esempio, hanno usato questa Lettera apostolica per riflettere insieme ai loro sacerdoti sulla paternità sacerdotale e sulla cura pastorale del popolo di Dio.

Infine una chicca: il libro fotografico ad un anno dalla Statio Orbis, la preghiera solitaria del Papa in Piazza San Pietro all’inizio della pandemia. Un volume che raccoglie le ansie e le speranze di un difficile periodo che stiamo ancora vivendo. E’ utile scorrere di tanto in tanto le immagini del Papa in preghiera e in meditazione, un aiuto a non perdere la speranza?         

R. – Proprio così: se questo libro alimenterà il ricordo di come insieme al Papa il mondo ha affidato a Dio questo tempo, la speranza non muore, perché alla fine questa pandemia forse avrà potuto essere una scuola difficile, ma autentica, di solidarietà. Come dice Papa Francesco, infatti, non ci si salva da soli, ma sempre e solo insieme. Per questo la speranza di cui parliamo non è un sentimento passeggero e superficiale, ma è l’atteggiamento di quelli che hanno lo sguardo proteso in avanti con fiducia, certi che insieme, nell’unità e nella fraternità, l’umanità attinge alla forza stessa di Dio ed è in grado di compiere meraviglie di bene e di giustizia. Sarei tanto felice se questo libro, con le sue bellissime foto, riuscisse a ri-cordarci, cioè a riportare al cuore di ciascuno di noi, che il Covid-19 è la prova che se si vive solo per se stessi il mondo si ammala e ne paghiamo tutti le conseguenze. Ma anche da questo dramma – come in altre epoche della storia – può sorgere una nuova economia, una nuova politica, delle nuove relazioni internazionali, in definitiva una nuova cultura, basata sull’incontro e sul dialogo, e non sui muri, sia nelle piccole come anche nelle grandi circostanze della vita.