Via Crucis, una famiglia: il matrimonio è amore da consolidare ogni giorno

Vatican News

di Marco Bellizi

Alessia E Gabriele sono sposati da pochi anni e con una figlia di nome Chiara di 10 mesi. Hanno rispettivamente 25 e 29 anni; di professione maestra ed informatico. Si sono incontrati in parrocchia, durante l’oratorio estivo, quando erano ancora una studentessa liceale e uno studente universitario; era il 2013. Si sono sposati il 2 agosto 2020, l’anno della pandemia, il giorno della festa del Perdono di Assisi. Dopo alcune settimane hanno scoperto di essere in attesa di Chiara, che da 10 mesi ha meravigliosamente stravolto le loro vite.
 

Dite nella meditazione che capita di sentire il peso della “nostra orfananza”, perché magari crediamo che il nostro matrimonio e la nostra famiglia dipende solo da noi, dalle nostre forze. Potete spiegare cosa intendete, perché avete sentito l’esigenza di dire queste parole?

(Alessia) Nella nostra giovane famiglia abbiamo vissuto questa condizione di ”orfananza”, sia nelle piccole fatiche quotidiane (per pagare il mutuo, le bollette, le spese per la prima figlia, nella gestione della casa), sia quando qualche difficoltà più grande ha bussato alla nostra porta… Ad esempio, appena 6 mesi dopo il nostro matrimonio, dopo che avevamo già da tempo trovato una casa per cui fare richiesta di mutuo, la trattativa di compravendita è saltata e ci siamo ritrovati a dover ricominciare daccapo la ricerca di casa, per la terza volta, mentre eravamo in affitto con un contratto che scadeva a giugno e una figlia in arrivo a maggio a cui bisognava preparare il nido. Eravamo esausti al solo pensiero di dover riaffrontare tutto… In questa occasione ci siamo sentiti in colpa e ci siamo anche colpevolizzati a vicenda perché abbiamo pensato di aver sbagliato qualcosa, di non aver fatto abbastanza. Quella volta l’ansia delle cose da fare e la paura di non farcela ha preso il sopravvento e ci ha fatto credere che avevamo fallito, che dovevamo sforzarci di più… Ci ha fatto temporaneamente dimenticare che abbiamo un Padre che provvede per noi il pane quotidiano. Alla fine abbiamo sperimentato, come già in altre occasioni, l’opera provvidenziale di Dio nella nostra vita: pochi giorni dopo, mentre io ero impegnata in una visita medica, mio marito nell’attesa si è messo a cercare qualche annuncio di immobili nella zona; ne era stato pubblicato uno nuovo e appena lo ha visto, l’ha condiviso con me e siamo andati subito a vedere la casa… Era più bella di tutte le altre che avevamo visto fino ad allora. Ecco, quella è diventata la nostra casa; quella che Dio Padre aveva pensato per noi.

Cosa ha significato per voi mettere al mondo una figlia proprio durante la pandemia e ora crescerla in un tempo di guerra?

(Alessia) In verità la scelta di aprirci alla vita non è stata condizionata dalla pandemia. Chiara non è stata il frutto di un nostro ragionamento o di qualche calcolo. Chiara è arrivata come un dono, un regalo inaspettato appena un mese dopo il nostro matrimonio. Ci è stata affidata, anche se non ci sentiamo molto all’altezza del compito, però ci fidiamo di Dio e crediamo che se lui ha pensato questo per noi ci darà anche le risorse e le forze per prenderci cura di lei. Questa certezza ci ha fatto accogliere la vita nascente di nostra figlia, durante la pandemia, e anche adesso, in tempo di guerra, facciamo memoria di ciò. Certo, non neghiamo le difficoltà del tempo storico in cui ci troviamo… Ad esempio all’inizio, quando abbiamo scoperto di essere in attesa, avevamo paura di tutte le spese da dover affrontare, poi strada facendo siamo stati sommersi dalla generosità di amici e parenti, attraverso cui è passata a noi la provvidenza di Dio. Inoltre, io ho trascorso tutta la gravidanza con il timore che mio marito non potesse essermi vicino al momento del parto, a causa del Covid e della pandemia in corso… Insomma, per concludere diciamo che nella nostra scelta, anche se avevamo tante paure, ci siamo sentiti liberi, non condizionati da “variabili esterne”.

Dite anche che il matrimonio non è solo un’avventura romantica ma è anche Getsemani…

(Gabriele) Certo, il matrimonio è unione e comunione, ma a volte è anche solitudine. Ci sono state delle volte in cui ci è sembrato che l’altro non riuscisse a capirci, a comprendere come stavamo e quali desideri si agitavano dentro di noi, soprattutto rispetto a certe scelte importanti riguardo al lavoro… Mia moglie ad esempio non ha reagito benissimo quando le ho detto che volevo cambiare azienda e in uno dei colloqui che avevo fatto mi era stato proposto un trasferimento a Genova. Poi le cose sono andate diversamente, ma abbiamo avuto diverse discussioni a riguardo ed inizialmente è stato difficile prendere in considerazione questa possibilità ed affrontarla insieme. Comunque, tornando a Gesù nel Getsemani… Lui si abbandona alla volontà del Padre, accoglie la croce. Noi, nella nostra piccola esperienza, abbiamo sperimentato che il matrimonio è un Getsemani nel senso che il nostro amore viene messo alla prova e la nostra scelta, il sì che abbiamo detto il giorno del nostro matrimonio, va ripetuto e rinnovato soprattutto quando nelle difficoltà e nelle scelte della vita ci mostriamo all’altro in una versione meno amabile.