Vescovo di Nampula: grave quanto accade a Cabo Delgado

Vatican News

Elvira Ragosta – Città del Vaticano

Dall’ottobre del 2017 nella zona settentrionale del Paese si ripetono gli attacchi jihadisti da parte di gruppi armati. Nella provincia di Cabo Delgado numerose famiglie sono state costrette a lasciare i loro villaggi senza poter portare con sé nulla, per trovare riparo presso comunità ospitanti. “Quello che sta accadendo a Cabo Delgado è veramente molto preoccupante, molto grave. Sono tanti gli sfollati, oltre 700mila, all’interno della zona e nelle altre province vicine. Si dice che siano state uccise più di 2500 persone”. Racconta così a Vatican News monsignor Inacio Saure, all’arcivescovo di Nampula, provincia non lontana da Cabo Delgado.

Ascolta l’intervista a monsignor Saure:

Save the children: 51 minori rapiti in un anno a Cabo Delgado

Il rapimento di minori come strategia da parte dei gruppi armati. È quanto denuncia Save the Children. Bambini e ragazzi rapiti, in gruppo o da soli, nella provincia settentrionale di Cabo Delgado. Sarebbero 51 i minori scomparsi negli ultimi 12 mesi, secondo l’analisi della ong, basata sui dati raccolti dall’Armed Conflict Location & Event Data Project (Acled), ma è forte il timore che ci siano molti altri casi di rapimenti non segnalati e mancano informazioni su quanti abbiano tentato la fuga o risultino ancora dispersi. “Il rapimento di minori è una delle sei gravi violazioni contro i bambini in conflitto, come definito dalle Nazioni Unite  sottolinea Chance Briggs, Direttore di Save the Children per il Mozambico – ed è contro il diritto umanitario internazionale”. “Io so – prosegue monsignor Saure – che quando uomini armati arrivano per attaccare, diverse volte rapiscono i minori. Si dice che li portano con loro per addestrarli come bambini soldato e questo è veramente preoccupante. In questo momento non saprei dire se si tratti solo di 51 o se ce ne siano di più, ma è un problema vero”.

Le condizioni degli sfollati a Nampula

Dopo Cabo Delgado, la provincia che ha accolto più sfollati è quella vicina di Nampula, dove a fine aprile se ne contavano più di 64mila. “La maggior parte – dice l’arcivescovo- sono donne, bambini adolescenti e qualche anziano. La situazione umanitaria è veramente drammatica. Manca tutto, il cibo, i vestiti, le case, perché queste persone hanno lasciato Capo Delgado a mani vuote. Alcuni sono stati accolti in famiglie di conoscenti, altri purtroppo si trovano proprio senza niente”

L’aiuto della Chiesa agli sfollati di Nampula

Fin dal loro arrivo a Nampula, la Chiesa sta aiutando queste persone e la Caritas della locale diocesi sta portando avanti un grande progetto  “che – spiega monsignor Saure – comprende la costruzione di case semplici, con l’uso di materiali locali, la distribuzione di medicinali, per combattere l’insorgenza di malattie, soprattutto della malaria che è molto frequente, e la distribuzione di indumenti. Un’altra sfida da affrontare riguarda l’istruzione dei bambini e adolescenti che non sono riusciti tutti a trovare posto nelle scuole pubbliche”.

La popolazione locale alla fame

Se la situazione degli sfollati è molto grave e anche la popolazione locale di Nampula, che con i suoi 5 milioni di abitanti è una delle più densamente abitate del Mozambico, deve fronteggiare una serie di problemi causati dalle calamità naturali e dai cambiamenti climatici che hanno compromesso la capacità produttiva e l’approvvigionamento della zona. “C’è un problema di fame – conclude l’arcivescovo – perché l’anno scorso l’attività agricola non aveva garantito molti prodotti. Quindi, quando sono arrivati, gli sfollati sono entrati in questo contesto di molta povertà”.