Chiesa Cattolica – Italiana

Uno sport oltre le vittorie personali: quando il gioco è etica e rispetto

Marina Tomarro – Città del Vaticano

“Il fair-play, ossia il gioco leale e corretto, vissuto con intensità ma con grande rispetto dell’avversario e di ogni persona che si ha davanti. Mettere in atto tale proposito è importantissimo ma non è facile, e richiede un buon dominio di sé, che si acquisisce con l’allenamento interiore e la cura della vita spirituale, oltre che quella fisica, perché ognuno di noi è fatto di un’unità di corpo e di mente, e l’uno non può stare bene se sono trascurate le esigenze dell’altra”. Così Papa Francesco nell’udienza alla Lega Nazionale Dilettanti lo scorso 15 aprile 2019, parlando ai partecipanti dell’importanza del fair play, cioè l’etica nello sport che vuol dire correttezza e rispetto delle regole, accettazione dei propri limiti senza barare per superarli, raggiungimento dei risultati basandosi sulle proprie forze e i propri sacrifici, accogliendo anche le sconfitte. Sono questi gli ingredienti che hanno fatto nascere tanti campioni sportivi, che oggi sono diventati testimonial del premio Fair Play Menarini, di cui una rappresentanza ha partecipato ieri all’udienza generale.

Lo sport come inclusione dell’altro oltre le barriere

Un premio che richiama ad una concezione dello sport dove al primo posto c’è il valore e il rispetto della persona, la non discriminazione, la competizione leale e pulita, la non violenza e la lotta al doping. “L’etica è qualcosa che si assimila – spiega l’ex pallavolista Andrea Lucchetta – si inizia dai genitori che ti hanno inserito all’interno di un percorso e di una costruzione di binari, dove il tuo treno deve acquisire velocità, ma deve essere in grado anche di far salire a bordo passeggeri importanti. Noi siamo atleti che abbiamo ricevuto molto dallo sport, ma che adesso dobbiamo anche restituire diventando dei modelli di etica, sia in campo che fuoricampo, per i tanti giovani che ci seguono, cercando di diffondere quel buon messaggio che lo sport puro riesce a dare”. E per essere più vicino ai giovanissimi, Andrea Lucchetta ha creato anche il cartone animato “Spike Team” dove lo sport, la pallavolo in particolare, viene raccontato come un mezzo per abbattere tutte le barriere culturali e fisiche tra persone differenti tra loro. “Questo cartone animato – continua Lucchetta – da la possibilità di percepire che anche nelle diversità, ad esempio c’è una ragazzina nata prematura o un altro ragazzo che ha problemi di dislessia, giocando e divertendosi i protagonisti riescono a creare delle ottime opportunità insieme. Ma, come ci ricorda Papa Francesco, bisogna metterci in tutto l’umiltà e Lucky, il loro allenatore, cerca di insegnare proprio questo insieme ad altri valori, come la forza, il coraggio, la tenacia e il sacrificio”. Sono questi i valori che hanno permesso anche a Giusy Versace, campionessa paralimpica e fondatrice dell’associazione “Disabili no limits”, di diventare un’ambasciatrice del Fair play nel mondo “Bisogna cercare di aiutare i giovani a crescere seguendo quelli che sono i veri insegnamenti dello sport – spiega Giusy –cioè la fatica, il sudore, il sacrificio che ti portano poi al merito e ai risultati. Ma soprattutto lo sport insegna il rispetto per le regole, per se stessi e per gli altri che sono certamente degli avversari da battere ma non dei nemici da distruggere. Se noi riuscissimo a far capire questo a tutti, non solo ai ragazzi, sicuramente avremmo una società più solidale verso il prossimo. Il Papa ci ha invitato a tenere i cuori aperti, e noi lo dobbiamo fare non solo a Natale ma tutto l’anno”.

Ascolta l’intervista ad Andrea Lucchetta
Ascolta il commento di Giusy Versace

L’anno d’oro dello sport italiano

Dal punto di vista sportivo per l’Italia il 2021 è stato un anno d’oro. A partire dall’ 11 luglio a Wembley in Inghilterra, dove la Nazionale di calcio guidata da Roberto Mancini ha vinto la Uefa Euro 2020. Mentre il tennista Matteo Berrettini, è stato il primo italiano in finale in 134 anni nel torneo di Wimbledon. Alle Olimpiadi di Tokyo il medagliere italiano ha contato 40 podi tra oro, argento e bronzo. Con le medaglie d’oro della staffetta 4×100 di Jacobs e Tortu nell’atletica, di Antonella Palmisano nella marcia 20 km e di Luigi Busà nel karate, il Paese ha superato il record storico di medaglie alle Olimpiadi, fermo alle 36 di Roma 1960 e di Los Angeles 1932. Anche nelle Paralimpiadi l’Italia si è particolarmente distinta nelle undici discipline, con 14 ori, 29 argenti, e 26 bronzi. “Io credo che la scorsa estate, con tutte queste belle emozioni che abbiamo vissuto, sia stata anche di grande ispirazione per tanti ragazzi ad intraprendere una disciplina sportiva – sottolinea la pattinatrice artistica su ghiaccio Carolina Kostner, anche lei tra gli ambasciatori del Fair Play Menarini –. Anche io ho iniziato da molto piccola e ho dovuto lasciare la mia famiglia per inseguire il mio sogno, e ho capito che alla fine non è solo il risultato che dà valore alle cose che fai, ma è il cammino che hai fatto, le persone che hai incontrato, i posti che hai visitato, le tante esperienze vissute, ed è proprio questo il dono che ti fa lo sport”.

Ascolta il commento di Carolina Kostner

La vittoria dell’Italia agli Europei

Il ricordo di Gian Piero Galeazzi

L’anno che va a concludersi ha visto anche la scomparsa di un grande giornalista sportivo, Gian Piero Galeazzi, morto lo scorso novembre dopo una lunga malattia. Ex canottiere professionista, medaglia d’oro nel campionato italiano del 1967, il suo amore per lo sport lo aveva portato successivamente in televisione: sue le memorabili telecronache della vittoria dei fratelli Abbagnale nel canottaggio alle Olimpiadi di Seul del 1988 e di quella di Antonio Rossi e Beniamino Bonomi ai Giochi di Sidney nel 2000. “Il ricordo di Gian Piero per noi è costante – raccontano i fratelli Agostino e Giuseppe Abbagnale –. Con le sue cronache ha fatto avvicinare allo sport, e in particolare al canottaggio, tantissimi ragazzi. Con la sua voce tuonante riusciva a farti immergere nella gara, a farti vivere quelle emozioni che noi stessi provavamo. E questo il pubblico non lo dimentica. Per noi parlare di lui è emozionante perché, oltre ad un grande professionista, noi abbiamo perso un amico fraterno”.

Ascolta Agostino Abbagnale
Ascolta Giuseppe Abbagnale
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