Unità dei cristiani, il Papa: la “luce gentile” di Dio dissipa il buio delle divisioni

Vatican News

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

La stella che guida nel cammino i Magi è quella che ancora oggi ci spinge come “cercatori e non possessori” verso Dio, nonostante le fatiche, le soste per riprendere fiato ma soprattutto grazie agli incontri, alle collaborazioni e al fare insieme. Il Papa esprime questo pensiero nel corso dell’udienza in Vaticano alla Delegazione ecumenica dalla Finlandia, che per la festa di San Henrik, primo vescovo e martire del Paese, è a Roma alla vigilia dell’inizio della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che per il 2022 ha come tema: “In Oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo”.

Il cammino fatto insieme

Camminare, una parola chiave del magistero di Francesco, che nel suo discorso ripete più volte. Camminano i Magi che trovano Gesù seguendo la stella, “il segno” che il Signore offre perché loro per primi lo hanno cercato.

È bello intendere la vita così, come un cammino di ricerca, che non parte da noi, ma da Colui che per primo si è messo in cerca di noi e ci attira con la sua grazia. Tutto nasce dalla grazia di Dio che ci attira. E la nostra risposta non può che essere simile a quella dei Magi: un cammino fatto insieme.

Una luce che splende nella fraternità

E’ un cammino ecumenico che si sta facendo insieme proprio sulla scia dei Magi che la tradizione ecclesiale, afferma il Papa, riconosce come “rappresentanti di culture e popoli diversi”. “Anche per noi, specialmente in questi tempi, la sfida è quella di prendere per mano il fratello, con la sua storia concreta, per procedere insieme”.

Cari amici, siamo in cammino guidati dalla luce gentile di Dio, che dissipa le tenebre della divisione e orienta il cammino verso l’unità. Siamo in cammino da fratelli verso una comunione sempre più piena. Aiutiamoci, nel nostro pellegrinaggio ecumenico, a progredire “sempre più verso Dio”, «magis ac magis in Deum», come dice la Regola di San Benedetto (LXII,4). Il mondo ha bisogno della sua luce e questa luce risplende solo nell’amore, nella comunione, nella fraternità.

Cercatori e non possessori di Dio

Insieme si cammina “rapidi e solerti”, sottolinea il Papa, nei “tanti percorsi di carità che, mentre ci avvicinano al Signore, presente nei poveri e nei bisognosi, ci uniscono tra di noi”. Francesco non nasconde anche le fatiche per i “traguardi che sembrano ancora lontani e difficili da raggiungere”, quando sopraggiunge stanchezza e scoraggiamento.

Ricordiamoci che siamo in cammino non come possessori, ma come cercatori di Dio. Perciò dobbiamo andare avanti con umile pazienza e sempre insieme, per sostenerci a vicenda, perché così desidera Cristo.

Stretti a Cristo

Per camminare insieme ci sono due tappe importanti da onorare: la celebrazione nel 2025 del 1700.mo anniversario del Concilio di Nicea. “La confessione trinitaria e cristologica di questo Concilio, che riconosce Gesù ‘Dio vero da Dio vero, ‘consostanziale con il Padre’, – afferma il Papa – ci unisce con tutti i battezzati”. Da qui l’invito ad un “rinnovato entusiasmo a camminare insieme nella via di Cristo, nella via che è Cristo!”

Perché è di Lui, della sua novità, della sua gioia impareggiabile che abbiamo bisogno. Solo stretti a Lui percorreremo fino in fondo la strada della piena unità. Ed è sempre Lui che, anche inconsapevolmente, cercano gli uomini di ogni tempo e dunque pure quelli di oggi.

Più disposti a seguire la rotta del Cielo

La seconda ricorrenza riguarda i 500 anni della Confessione di Augusta nel 2030, “quella Confessione tentò – spiega il Papa – di preservare l’unità” in un momento in cui i cristiani stavano intraprendendo vie diverse.

Sappiamo che non riuscì a impedire la divisione, ma la ricorrenza potrà essere un’occasione feconda per confermarci e rafforzarci nel cammino di comunione, per diventare più docili alla volontà di Dio e meno alle logiche umane, più disposti ad anteporre alle mete terrene la rotta indicata dal Cielo.

Il pastore concreto e sognatore

Francesco, a braccio, ricorda che il cammino verso l’unità è accompagnato dallo studio dei teologi ma anche “con la preghiera, con le opere di carità, con il lavoro insieme”. Poi ricorda il lavoro svolto con gli aborigeni e i sogni che non devono mai mancare. 

A me viene in mente che un pastore deve essere concreto con la gente concreta, con il suo popolo concreto, ma che non deve smettere di sognare. Un pastore che si stanca di sognare, gli manca qualche cosa. 

Nel concludere il suo discorso il Papa invita tutti a pregare il Padre Nostro ognuno nella propria lingua.

I saluti

All’inizio dell’udienza il Pontefice aveva salutato anche i rappresentanti del popolo autoctono lappone dei Sámi che fanno parte della Delegazione ecumenica.

Che Dio vi accompagni nel cammino verso la riconciliazione e la guarigione della memoria, e renda tutti i cristiani liberi e determinati nella ricerca sincera della verità!