Chiesa Cattolica – Italiana

Una webserie della Cattolica per preservare la salute preconcezionale

Curata dal Centro di ricerca e studi sulla salute procreativa, propone da oggi on line, a puntate, contenuti sul concepimento, le cause genetiche dell’infertilità, gli stili di vita e la natalità in Italia. Nel Paese oltre il 15% delle coppie ha problemi di fertilità. La produzione vuole offrire conoscenze che possano guidare a scelte consapevoli e far capire che stili di vita non adeguati possono compromettere la fertilità

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

Si chiama “5 minuti per la salute preconcezionale” la webserie on line da oggi prodotta dal Centro di ricerca e studi sulla salute procreativa della Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore: si propone di aiutare a realizzare il desiderio di procreare. Ogni settimana, tutti i mercoledì, sul sito internet del Centro e attraverso i canali Social della Cattolica, sarà disponibile una nuova puntata sul tema della salute preconcezionale oggi diventato un’emergenza sociale. Obiettivo della webserie è offrire contenuti e conoscenze da acquisire lungo un viaggio in cui esperti di varie discipline introducono, con un linguaggio comprensibile, a tematiche sfidanti, preziose e complesse che possono poi offrire le basi per scelte consapevoli.

Gli episodi, cui hanno partecipato docenti ed esperti della Facoltà di medicina e chirurgia della Cattolica e di altri atenei, si legge sul magazine on line dell’università CattolicaNews, in videoclip di circa 5 minuti, affronteranno, fra gli altri temi, la sessualità umana, la procreazione, le cause genetiche dell’infertilità maschile e femminile, l’impatto dell’inquinamento ambientale sulla salute preconcezionale, l’obesità e le patologie dell’adolescenza, il welfare e la natalità in Italia, gli stili di vita, la relazione tra fertilità, vaccini e Covid-19.

Stili di vita e problemi di fertilità

La professoressa Maria Luisa Di Pietro, direttrice del Centro di ricerca e studi sulla salute procreativa e associata di medicina legale all’Università Cattolica, spiega che “se una buona salute preconcezionale è il presupposto per aumentare le probabilità di concepimento, ottimizzare il decorso di una gravidanza e migliorare il recupero della donna e del nato dopo il parto” è importante in un Paese come l’Italia che con una media di circa 1,18 figli per donna e con oltre il 15% delle coppie con problemi di fertilità, ha un tasso di natalità tra i più bassi in Europa.

“Sono molteplici le ragioni per cui si rimanda o non si ricerca una gravidanza – aggiunge la dottoressa Di Pietro – ma, quando questo avviene, spesso non si riesce a realizzare il desiderio di avere un figlio”. È nel periodo dell’adolescenza, quando l’entrata in pubertà prepara l’organismo alla vita fertile e difficilmente si pensa al proprio futuro in termini di paternità o maternità, che occorre fare attenzione, chiarisce la direttrice del Centro di ricerca e studi sulla salute procreativa, perché stili di vita non adeguati – come diete, attività fisica, esposizione a fumo, alcool, droghe – possono iniziare a minare la salute preconcezionale e sono necessari impegno e tempo per correggerli e ridurre le possibili conseguenze.

Controllo della salute e educazione

“Se immaginiamo la salute preconcezionale come un puzzle da costruire, – continua la dottoressa Di Pietro – i tasselli da prendere in considerazione sono tanti: oltre agli stili di vita, l’età e i fattori costituzionali, le malattie sessualmente trasmesse, il consumo di farmaci, l’esposizione a radiazioni o ad agenti ambientali che agiscono come interferenti endocrini, il benessere mentale, la compresenza di patologie croniche”. Alcuni elementi non possono essere modificati, come ad esempio l’età e i fattori costituzionali; su altri, invece, come gli stili di vita, l’esposizione ad agenti ambientali, le malattie sessualmente trasmesse, è possibile intervenire.

“Promuovere la salute preconcezionale – conclude la direttrice del Centro sulla salute procreativa della Cattolica – significa, riprendendo quanto previsto dalla Carta di Ottawa del 1986: mettere ciascuno nelle condizioni di aumentare il controllo della propria salute,  identificare e realizzare le proprie aspirazioni, soddisfare i propri bisogni, cambiare l’ambiente circostante e farvi fronte”. Per questo è necessario avere cura dell’ambiente e del cibo, valutare la sicurezza dei farmaci, promuovere processi educativi per aiutare ad acquisire consapevolezza del proprio agire, responsabilità e strumenti critici, criteri di valutazione e motivazioni, e capacità di operare una sintesi tra libertà e responsabilità.

Exit mobile version
Vai alla barra degli strumenti