Una bellezza non soltanto “nostra” ma di tutti

Vatican News

Laura De Luca – Città del Vaticano

Uno splendido tesoro dell’arte cristiana potrebbe tornare presto a risplendere grazie a un recente accordo di restauro siglato tra la Pontificia Commissione di Archeologia sacra e la fondazione dell’Azerbaijan Heydar Aliyev. Entriamo allora idealmente nelle catacombe di Commodilla, nel parco della Garbatella a Roma, insieme al segretario della Commissione vaticana, monsignor Pasquale Iacobone:

Ascolta l’intervista a monsignor Iacobone

Monsignor Iacobone, il protagonista di uno dei cubicoli di questa catacomba è un volto di Cristo con una particolarità….

R.- Siamo nel cubicolo di Leone – che era il committente e funzionario dell’annona – una persona agiata, importante, che chiese di affrescare completamente il luogo dove sarebbe stato sepolto, e in particolare di essere sepolto vicino ai martiri Felice e Adapto, tanto che sia all’ingresso sia all’interno troviamo raffigurati per due volte questi martiri accanto a Cristo. La particolarità di questo cubicolo è data soprattutto dalla volta dipinta a finti cassettoni. In ogni riquadro c’è una stella che ci rimanda alla volta stellata: il visitatore che andava a trovare il defunto alzava gli occhi al cielo e… sotto terra trovava questo cielo dipinto. Ebbene, all’interno del cassettonato troviamo un ritratto di Cristo. Particolarissimo perché, intanto, è uno dei primi ritratti, se non il primo, a fresco (abbiamo volti simili in mosaici, ma mai in affreschi). E poi è la prima immagine del Cristo con la barba. Fino ad allora il volto di Gesù era sempre stato rappresentato imberbe, giovanile, a significare che Lui è la parola eterna. Stavolta invece abbiamo caratteri più umani e severi, il volto corrucciato, la chioma fluente, e soprattutto questa folta barba rossiccia…. Accanto al suo volto ci sono poi le lettere apocalittiche: Alfa e Omega. Tutto questo ci rimanda a uno sguardo sull’oltre, sull’ al di là. In tal modo, alzando gli occhi al cielo, contempliamo il destino ultimo dei defunti e di tutti, riassunto nel volto di Cristo Alfa e Omega, principio e fine, giudice e signore della storia.

Perché però questo sguardo così severo in un secolo in cui la condizione dei cristiani era divenuta meno drammatica, essendo venute meno le persecuzioni?

R.- Siamo fra il IV e il V secolo: l’impero è in sfacelo, i barbari sono alle porte, il sacco di Roma avviene nel 410…  Quindi il pensiero della morte è un pensiero cruciale. Per questo è venuta meno la visione bella e paradisiaca dei primi affreschi catacombali, subentra piuttosto l’ansia per il destino umano. Perciò questo volto, come anche la continua presenza dei martiri, chiamati ad intercedere per i defunti, rappresentano un viatico per attraversare sia le difficoltà della storia sia la soglia dell’al di là.

I restauri. Non è la prima volta che la fondazione azera Heydar Aliyev interviene su questi tesori dell’arte cristiana. È una conferma dell’universalità del patrimonio della Chiesa il fatto che un Paese, che qui a Roma ci appare così lontano, entri in scena nel recupero di uno dei nostri gioielli?

R. – La fondazione Heydar Aliyev dell’Azerbaijan ha collaborato con noi già diversi anni fa, prima al restauro della catacomba di Marcellino e Pietro, poi al museo di San Sebastiano dove abbiamo restaurato tutti i sarcofagi e moltissimi frammenti lapidei. Il restauro della catacomba di Commodilla è il terzo progetto che vede coinvolta la fondazione Heydar Aliyev: ci ha sempre sostenuto perché crede nell’universalità di questo patrimonio, che non appartiene solo all’occidente o ai cristiani, ma a tutti. Aveva partecipato infatti anche ad altri progetti, sia della Santa Sede, sia di Roma che dell’Italia. È una fondazione che ha una certa disponibilità economica e crede nel valore della cultura e della memoria storica impressa nei monumenti, per questo ci aiuta volentieri. Devo ricordare che la delegazione, in cui c’erano rappresentanti di diverse confessioni cristiane e di diverse religioni – quelle presenti in Azerbaijan -, ha vissuto con grande passione ed entusiasmo questo avvio del cantiere e il sopralluogo avvenuto a inizio marzo nel parco della Garbatella…

Quando finiranno i restauri?

R. – Il progetto prevede due anni di lavori. Per cui contiamo di intervenire sul cubicolo di Leone come anche sugli affreschi della cosiddetta “basilichetta”, l’ambiente più ampio, e quindi poter allestire nuovamente la catacomba sperando di poterla aprire ai visitatori soprattutto in vista del giubileo del 2025.