Ucraina, quei missili inesplosi sulla chiesa di Kherson

Vatican News

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Una tragedia sventata. È quella che il 23 dicembre avrebbe potuto causare decine di vittime e che, provvidenzialmente, non è accaduta. Nel corso del bombardamento da parte dei russi sul centro di Kherson da Grady, due razzi sono volati contro la chiesa cattolica che in quel momento era piena di persone e anche di bambini, ma non sono esplosi.

Nessun razzo esploso sopra la chiesa

Uno dei razzi è caduto e si è spezzato in due, l’altro è rimasto incastrato nel muro. Lo ha raccontato il vescovo cattolico latino di Odessa-Simferopol, monsignor Stanislav Szyrokoradiuk, durante la messa della veglia di Natale. Lo riporta il sito delle informazioni della Chiesa cattolica latina in Ucraina, rilanciato in Italia dal Sir. Molti gridano al ‘miracolo’. Di fatto, tutti erano nel tempio, chi puliva, bambini, donne, due sacerdoti; chi allestiva per la festa. E nessuno di questi razzi è esploso, lasciando solo buchi nel tetto. Una vera grazia. La Chiesa cattolica ucraina ricorda intanto che il 24 dicembre dieci persone sono morte e 55 sono rimaste ferite in questa zona a causa dei bombardamenti russi. 

Suor Ligy: diamo assistenza ai civili in fuga

E mentre oggi continua l’allarme aereo in tutto il Paese, di precarietà estrema parla una religiosa indiana, suor Ligy Payyappilly, 48 anni, superiora del convento delle Suore di San Giuseppe di San Marco a Mukachevo, in Ucraina. In una lettera ad AsiaNews racconta il Natale in un contesto di guerra. “Ogni settimana la Russia spara sull’Ucraina dagli 80 ai 100 missili. In Ucraina non c’è elettricità, tutto è come un sonno mortale, un incubo”, scrive. Da vent’anni è nel Paese e dopo l’invasione da parte della Russia a febbraio di quest’anno con 17 consorelle ha preso la decisione di restare per dare assistenza ai civili in fuga. Descrive il coraggio degli ucraini e come in occasione del Natale il convento delle consorelle si sia trasformato in luogo di riparo e accoglienza.

Il convento diventato come la stalla di Betlemme

“Condividiamo con loro tutto ciò che abbiamo”, sottolinea la suora precisando che il cibo viene donato da vari benefattori, persone che conoscono la comunità o Paesi stranieri come la Germania. Dalle altre nazioni si stanno raccogliendo anche vari oggetti di consumo, vestiti e medicine. “Forniamo cibo anche ai soldati ucraini, tutto ciò che riceviamo lo distribuiamo a loro”, spiega suor Ligy. “Due studenti indiani che studiavano medicina a Kharkhiv sono qui con noi perché volevano completare i loro studi – prosegue -. All’inizio li avevamo sistemati in un ostello, ma sono rimasti lì solo due giorni perché i sistemi di riscaldamento non funzionavano e non c’era cibo. Adesso sono con noi”. Il convento è diventato a tutti gli effetti la stalla di Betlemme e “Dio ha piantato la sua tenda in mezzo a noi. Abbiamo ampliato lo spazio della nostra tenda dove chiunque può trovare amore, gioia e speranza”.