Ucraina, il vescovo di Odessa: “Il forte appello del Papa per la pace porta speranza”

Vatican News

Federico Piana – Città del Vaticano

“Siamo grati al Santo Padre per aver chiesto con forza, ancora una volta, la pace per il nostro Paese martoriato e all’aggressore di fermare la sua azione di morte”. Monsignor Stanislav Syrokoradjuk, vescovo latino di Odessa-Sinferopoli, ringrazia Papa Francesco per aver dedicato l’intero Angelus di domenica scorsa all’ escalation della guerra in Ucraina lanciando un appello per la cessazione delle ostilità e la ripresa del dialogo. “Noi siamo contenti che il Pontefice conosca e abbia parlato della grave situazione umanitaria nella quale ci troviamo e il pericolo nucleare che la nostra nazione ed il mondo intero stanno correndo”, spiega il presule, mentre prosegue l’offensiva dell’esercito ucraino sia a Est che a Sud, dove è arrivata ad insidiare anche la città di Kherson, appena annessa dalla Russia. Un’iniziativa militare e strategica che lascia poco spazio ai sostenitori di un dialogo per porre fine alla guerra. Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, è stato costretto ad ammettere le difficoltà sul fronte ucraino getta acqua sul fuoco del ricorso alle armi nucleari.

Ascolta l’intervista a monsignor Stanislav Syrokoradjuk

Eccellenza, lei sente davvero più vicina la minaccia nucleare? 

Sì, perché la situazione si sta aggravando. Non si tratta solo di aver paura dei missili nucleari ma anche delle centrali nucleari che sono presenti sul nostro territorio e che sono sempre più minacciate dalle bombe. Questo è il prezzo che stiamo pagando per alcuni ritardi della comunità internazionale che non si era accorta che la guerra in Ucraina era iniziata nel 2014 con l’annessione della Crimea.

La Chiesa cosa può fare per aitare a trovare una soluzione pacifica?

La Chiesa sta svolgendo la sua missione: ad esempio, in questo mese d’ottobre noi stiamo pregando per la pace. La Conferenza episcopale ucraina ha diffuso una lettera con la quale si chiede a tutti i fedeli di pregare quotidianamente il rosario, in chiesa o nelle proprie case. Inoltre, i vescovi hanno chiesto di praticare il digiuno ogni venerdì. Noi crediamo che la pace sia possibile e che la pace sia possibile soprattutto con il ripristino della giustizia. Se tutti -il governo russo, quello ucraino e la comunità internazionale- tenderanno a ricercare la giustizia allora la pace sarà possibile.

Qual è la situazione della guerra ad Odessa e nel resto della sua diocesi? 

Alcune zone sono occupate dai russi: c’è terrore e persecuzione dei civili. In questi territori ci sono dei sacerdoti che stanno lavorando e non hanno abbandonato la propria gente, le proprie parrocchie. La nostra diocesi è una di quelle particolarmente colpite ma noi non perdiamo la speranza, non perdiamo la fede. Nella gente, che sta continuando a pregare, vediamo la serenità, nonostante tutto.

La Chiesa in che modo sta continuando ad aiutare la popolazione?

Soprattutto con i sacramenti. Ogni giorno, abbiamo aggiunto delle celebrazioni eucaristiche per permettere alla gente di partecipare. Inoltre, abbiamo dato vita ad una grande missione umanitaria:  grazie alla Caritas e ad altre organizzazioni caritative cerchiamo di portare sollievo alla popolazione e ai rifugiati, sempre più stremati.