Testolin: Josquin, primo umanista delle note, cambiò la musica del suo tempo

Vatican News

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

“Josquin è il Michelangelo della musica” perché, come per il grande pittore e scultore italiano, “non serve mettere il cognome per sapere di chi parliamo”. Mella sua opera, “riesce a far coesistere in modo totale parola e musica” e questo ne fa il motore “anche inconsapevole, della grande rivoluzione che dopo la sua morte porterà alla nascita del madrigale, e da quella all’opera”. Il maestro Walter Testolin, cantore e direttore di coro vicentino, è tra i massimi conoscitori dell’opera di Josquin Desprez, il musicista fiammingo scomparso 500 anni fa, il 27 agosto 1521, nel nord della Francia, e così ne ricorda i motivi della fama.

“Il musico ritratto da Leonardo da Vinci è Josquin”

In questa ampia intervista, Testolin ci aiuta a ripercorrere i tratti principali della vita e dell’evoluzione artistica di Josquin, dalla formazione a Cambrai, dopo essere stato adottato dagli zii nel 1466, alla morte a Condé-sur-l’Escaut, sempre nel nord della Francia, nelle tappe fondamentali ad Aix-en-Provence, Milano, Roma e Ferrara. Ci parla poi dei quattro mottetti e della parte di Messa composti da Desprez scelti per il concerto celebrativo con l’ensemble “de Labyrintho”, da lui creata e diretta, che ha vent’anni di esperienza nell’esecuzione del repertorio volale polifonico del Rinascimento.

Ascolta l’intervista al maestro Walter Testolin (De labyrintho)

Maestro Testolin, ci racconti a grandi linee la formazione di Josquin Desprez e le sue esperienze di cantore e compositore prima del suo arrivo a Roma, dalla corte di Renato D’Angiò fino alla Cappella del cardinale milanese Ascanio Sforza…

Josquin nasce in un territorio conteso tra il Regno di Francia e il Ducato di Borgogna e la sua crescita avviene, come tutti i cantori dell’epoca, presso la cantoria di una chiesa, probabilmente di Cambrai, la chiesa di Saint Géry. E’ da lì che poi lui inizia la sua carriera che avrà il suo primo vero impiego ad Aix-en-Provence, nella Corte appunto di Renato D’Angiò. In quegli anni inizia ad evolvere il suo stile, che lo porterà forse poi anche a passare attraverso la corte di Luigi XI e poi, appunto, ad attirare l’attenzione del cardinale Ascanio Sforza, del quale sarà poi un “familiare”, da un certo punto di vista, sarà veramente un elemento portante della sua corte. Forse il più prestigioso degli artisti della corte di Ascanio.

A proposito del periodo milanese, su cosa fonda la sua tesi che il musico ritratto da Leonardo da Vinci oggi nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano, sia proprio Josquin?

La mia ipotesi che quello possa essere Josquin, è legata al fatto che nella pergamena che il musico tiene in mano compaiono 6 lettere appena visibili e sono la j, la o, la s, la q, la i e la n, cioè si legge ”Josqin”. La cosa è molto delicata, nel senso che la lunghezza della scritta è inferiore al centimetro e l’altezza è di poco superiore al mezzo centimetro. veramente una cosa minuscola. Però purtroppo la pergamena aveva subìto durante i restauri di inizio Novecento dei pesanti interventi che hanno cancellato diverse parti, ma con un certo tipo di osservazione queste lettere in qualche modo emergono. Poi che sia lui o che non sia lui è un altro discorso. Io resto convinto che quell’uomo sia lui, anche perché probabilmente usciranno altre testimonianze che confermano che quell’uomo, quel cantore, era presente anche a Roma negli anni successivi.

Ci parli ora dell’arrivo di Josquin a Roma con la corte del cardinale Sforza, nel palazzo De Cupis, in Piazza Navona…

Le prime tracce di Josquin in Italia risalgono ai primi mesi del 1484, nelle quali lui si dice “familiaris et continuum commensalis” di un cardinale. Non lo nomina, però pochi mesi dopo sarà a tutti gli effetti nella corte di Ascanio. Dunque pensiamo che già da allora lui sia a Roma con Ascanio, e proprio nel palazzo che è le mie spalle, il palazzo De Cupis che è dall’agosto del 1484 la residenza romana di Ascanio Sforza. E in questa residenza risiedeva tutta la corte di Ascanio: i musicisti, i poeti, tutti. Sicchè probabilmente, dalla metà degli anni Ottanta del Quattrocento fino ai primi anni Novanta, Josquin quasi sicuramente risiedeva qui dietro, in Palazzo De Cupis, in Piazza Navona.

Quando arriva a Roma, il Papa è Innocenzo VIII. Cosa si sa dei rapporti del musicista con questo Pontefice, che lo vuole anche cantore nella Cappella musicale pontificia Sistina?

Josquin diventa cantore papale nel 1489, appunto con Innocenzo VIII, e immediatamente viene inserito nel ristretto novero di quei musicisti che non erano soltanto cantori, ma anche compositori papali. In quegli anni lui comincia a comporre alcune delle sue opere più importanti: tra tutte la Messa “L’homme armé super voces musicales”, che probabilmente viene scritta proprio qui, o comunque concepita qui. Una Messa straordinaria da diversi punti di vista soprattutto perché segnerà una linea di demarcazione nello stile in cui si scrive musica sul tema dell’Homme armé, che era un tema che da più di 30 anni investiva la pratica musicale dei grandi compositori. Con questa Messa Josquin da’ una lettura completamente diversa, forse la prima messa che possiamo considerare totalmente umanistica di Josquin. E forse la Messa che darà vita anche al nuovo Josquin, perché durante gli anni romani lui cambierà radicalmente e crescerà in maniera notevolissima. Diventerà in pochi anni da uno dei tanti compositori, al principale compositore europeo.

Nella seconda parte del suo soggiorno romano, Josquin si trasferisce dal Palazzo De Cupis in Piazza Navona al palazzo della vecchia cancelleria, il Palazzo Sforza. Perché avviene questo trasferimento e quando?

Nel 1492 Rodrigo Borgia, che era il precedente cancelliere, proprietario e costruttore del palazzo alle nostre spalle, viene eletto Papa col nome di Alessandro VI. A sua volta nomina Ascanio Sforza come cancelliere e lo fa trasferire all’interno del Palazzo della cancelleria, questo che è chiamato il vecchio Palazzo della cancelleria. Di conseguenza, Ascanio con tutta la sua corte si trasferisce qui, anche se sappiamo che Alessandro VI chiederà ad Ascanio comunque di risiedere nel Palazzo apostolico in Vaticano. Ma è pressoché sicuro che l’intera sua corte invece abbia continuato a risiedere nel palazzo.