Chiesa Cattolica – Italiana

Terremoto, le voci da Turchia e Siria: paura, morte e tantissimi sotto le macerie

Le testimonianze raccolte a poche ore dal sisma che ha sconvolto i due Paesi. Sono oltre mille i morti, migliaia i feriti. Il vescovo di Aleppo: “Mai visto nulla del genere”. Il vicario in Turchia: “Sono in contatto con la Caritas per gli aiuti”

Andrea De Angelis – Città del Vaticano 

Oltre mille morti, migliaia di feriti. Nella notte tra domenica e lunedì c’è stato un forte terremoto, di magnitudo 7.8, tra il sud della Turchia e il nord della Siria. Moltissimi edifici in decine di città di entrambi i Paesi sono crollati e la stima delle vittime è ancora provvisoria visto che numerosissime persone si trovano sotto le macerie. Tutto questo in un contesto difficile, sia per la presenza di molti rifugiati, ma anche per le temperature rigide invernali. I collegamenti sono interrotti, sia aerei che su rotarie. Gli aiuti dunque arrivano a rilento, nonostante il massimo sforzo delle autorità locali e della comunità internazionale. La Caritas Europea si mobilita in soccorso della popolazione e la Conferenza Episcopale Italiana ha già stanziato 500mila euro come primo aiuto. 

Una grande paura, ora servono mezzi

“Eravamo al terzo piano, la paura è stata enorme e ora tutta la gente è in strada, al freddo e sotto la pioggia”, ci spiega monsignor Antoine Audo, vescovo di Aleppo dei Caldei. La telefonata è disturbata, le comunicazioni sono tutt’altro che semplici. “Non siamo abituati a questo genere di eventi, è la prima volta che vedo una cosa simile ad Aleppo”, dice mentre suonano le sirene delle auto di soccorso.

Ascolta la testimonianza di monsignor Antoine Audo

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“Stanotte dormiremo all’entrata del vescovado o altrove, vedremo cosa fare. C’è – ripete – una grande paura, ci sono danni ovunque, anche in cattedrale. Le biblioteche sono distrutte, le case crollate: è una situazione apocalittica”. Il vescovo racconta di altre persone che sono riuscite a salvarsi, nonostante “metà dei loro palazzi siano crollati”. Mentre è al telefono, sta andando a vedere la situazione. “Tante persone sono in macchina, tutti hanno i cellulari in mano e cercano di comunicare. La situazione è molto triste e ora servono mezzi di soccorso, elettricità. Questo è il problema”, conclude. 

Temiamo migliaia di morti

“I cellulari si stanno scaricando, ma per ora siamo in continuo contatto”, dice con la voce rotta dall’emozione il vescovo Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia. “Qui ci sono centinaia di morti, ma nella zona dell’epicentro – precisa – si parla di migliaia di persone che hanno perso la vita. So che un ospedale è crollato, un altro è fuori uso, sono oltre duecento le abitazioni crollate ed è difficile arrivare in quei luoghi”.

Ascolta la testimonianza di monsignor Paolo Bizzeti

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2023/02/06/11/136908672_F136908672.mp3

Il problema dunque è fornire aiuto a chi è sotto le macerie. “I collegamenti aerei sono sospesi, l’aeroporto di Antiochia – aggiunge – è danneggiato. Ora è importante far partire delle sottoscrizioni e sto per chiamare la Caritas, dobbiamo lavorare subito su questo”. 

Zone difficilmente raggiungibili

Laura Stopponi, responsabile dell’Ufficio Europa di Caritas Italiana, nel ricordare come “in Turchia i terremoti siano una costante”, ricorda però che un sisma di simile intensità risale a moltissimo tempo fa. “Ad essere stata colpita è una zona grande, dove vivono moltissimi rifugiati e nella quale – sottolinea – ci sono temperature molto basse. Le scosse continuano e sono anche in questi minuti molto forti”.

Ascolta l’intervista a Laura Stopponi

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La Caritas Turchia ha un progetto in corso rivolto ai rifugiati e quella diocesana dell’Anatolia ha molti volontari nelle comunità. “Persone con le quali siamo in contatto, da anni lavoriamo con loro”, spiega. In questi contesti è importante intervenire subito, ma come farlo? “Solo la raccolta fondi può essere attivata in questi momenti, perché le zone sono difficilmente raggiungibili. Il governo turco ha chiesto un aiuto internazionale proprio perché non è semplice arrivare nella zona colpita che, ripeto, è molto vasta”. 

Crollati interi edifici ad Aleppo

Fra Ibrahim Alsabah è stato per anni parroco ad Aleppo ed ora si trova a Nazareth. Da lì segue, fin da questa notte, quanto sta accadendo alla sua comunità. “La situazione è molto difficile, sono almeno 36 le case crollate ad Aleppo e sono oltre 50 i morti. Più di duecento sono i feriti, ma il dramma è che ci sono ancora centinaia di persone sotto le macerie”. Le immagini dei crolli sono arrivate a lui sul cellulare dal mattino: “Case, edifici interi, strade danneggiate, anche la nostra chiesa di San Francesco è stata colpita. Penso ai comuni più a nord di Aleppo, dove ci sono delle comunità cristiane latine”, conclude vinto dalla commozione. 

Ascolta la testimonianza di fra Ibrahim Alsabah

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2023/02/06/11/136908833_F136908833.mp3

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