Chiesa Cattolica – Italiana

Terremoto, Bizzeti: la nostra comunità infaticabile nell’aiuto, non dimenticateci

Il vicario apostolico di Anatolia racconta l’opera di aiuto della Chiesa alle vittime del sisma e ringrazia il Papa, che lo ha ricevuto in udienza, del sostegno e dell’affetto. Il terremoto, dice il presule, è una grossa occasione per far cessare rivendicazioni e conflitti. “Gesù ci ha insegnato un modo nuovo di portare la croce vincendo la tentazione di rabbia e disperazione, del gettare le colpe sugli altri in uno sterile odio”

Antonella Palermo – Vatican News

È salito a oltre 36mila morti il bilancio delle vittime del sisma in Turchia, i feriti sono quasi 200mila, mentre centinaia di migliaia di persone dormono all’aperto. Oltre 47.000 gli edifici crollati o gravemente danneggiati in dieci province. Manca acqua per lavarsi, elettricità in alcune aeree, interi villaggi sono ancora isolati. Si prevede un peggioramento della situazione con l’innalzamento delle temperature e si teme specialmente un’epidemia di colera con l’arrivo del caldo. “Il morale della popolazione è duramente provato”, scrive monsignor Paolo Bizzeti SJ, vicario apostolico di Anatolia, sul sito dell’associazione Amici del Medio Oriente, che subito ha attivato un canale attraverso cui poter mandare aiuti alla popolazione.

Senza sosta, la Chiesa a servizio delle vittime

Il Vicariato di Anatolia lavora su tre fronti. A Iskenderun, padre Antuan Ilgit SJ, vicario generale, coordina insieme a John Farhad Sadredin, direttore di Caritas Anatolia, le persone che vivono in episcopio (le suore del Verbo Incarnato e i fedeli laici) insieme ad altri quaranta volontari. A Istanbul, Caritas Turchia, con l’aiuto di Caritas Italiana, prepara progetti, coordina le Caritas sorelle di varie parti del mondo, fissando obiettivi e organigramma per i prossimi mesi. Dall’Italia – dove il presule si trovava al momento della tragedia per visitare i seminaristi turchi che qui studiano – Bizzeti si adopera per organizzare gli aiuti e coordina il personale di Iskenderun e Istanbul. “Il morale e la collaborazione sono encomiabili – commenta il presule – ma comincia a serpeggiare la stanchezza”.

E aggiunge: “Grazie a Dio, la celebrazione dell’eucaristia e la preghiera in comune, sostenuti anche dalla fede delle quattro monache del Verbo Incarnato che da due mesi vivono a Iskenderun, sono delle oasi di rifugio e consolazione quotidiane. Sacerdoti e laici di altre Chiese cristiane sono con noi: l’ecumenismo vero cresce anche così”.  Questa mattina monsignor Bizzeti è stato ricevuto in udienza da Papa Francesco. Poi, negli studi di Radio Vaticana – Vatican News, ha raccontato come vive questo frangente così drammatico:

Ascolta l’intervista con monsignor Paolo Bizzeti

https://media.vaticannews.va/media/audio/s1/2023/02/17/16/136946670_F136946670.mp3

Com’è andato l’incontro con il Papa?

Grazie alla bontà del Santo Padre che mi ha voluto ricevere. Mi ha espresso tutta la sua vicinanza, il suo affetto a tutte le persone, senza distinzione. Sentiamo un grande appoggio.

Come sta vivendo emotivamente questa distanza geografica, il non essere lì?

Certamente è una bella fatica, perché vorrei essere lì con la mia gente, dall’altra parte padre Antuan Ilgit, vicario generale, è lì e sta facendo un ottimo lavoro, e io sono più utile qui. Tuttavia, lunedì tornerò in Turchia per alcuni giorni, poi valuteremo. Vivo un po’ così, di 2-3 giorni in 2-3 giorni.

Lei in questi giorni ha detto: il terremoto spinga ad abbandonare politiche di conflitto…

Esatto, il terremoto è una grossa occasione per fermarsi e riflettere su che cosa noi uomini vogliamo. La guerra non produce nulla, produce soltanto distruzione. Ragion per cui, almeno per quello che dipende da noi, dobbiamo immediatamente cessare rivendicazioni e conflitti in modo da garantire la vita, la vita è il valore supremo, la vita degli uomini è quello che sta a cuore anche a Dio.

Arrivano immagini e storie che hanno dell’incredibile, salvataggi di persone estratte vive dalle macerie dopo giorni e giorni. Come la interpellano?

Certamente ci sono degli episodi incredibili di persone che sono rimaste in vita e che grazie all’opera incessante dei soccorritori hanno potuto essere salvate, però ci sono alcuni episodi che sono francamente al limite del credibile come questo ragazzino di 5 anni che, dopo 112 ore sotto le macerie, è stato estratto e, sorridente, ha detto a chi gli chiedeva come stava in questi giorni: un uomo vestito di bianco è venuto e mi ha portato da mangiare e da bere, per cui io stavo tranquillo. Chi era quest’uomo vestito di bianco che sotto le macerie nutriva questo bambino? È una domanda che non possiamo evadere e ci fa riflettere.  

Monsignor Bizzeti durante l’intervista

C’è il dramma di tanti orfani, in effetti. Che ne sarà di loro?

I confini di questa tragedia li scriveremo tra anni perché, di fatto, a cascata ci sono tutta una serie di tragedie che vengono di conseguenza. La perdita dei genitori è la più grande delle tragedie per questi bambini, noi confidiamo che possano trovare accoglienza; le persone sono buone, la popolazione turca è buona, come ha dimostrato per anni nei confronti dei rifugiati, quindi noi confidiamo che veramente ci siano parenti, persone, istituzioni che si prendano a cuore queste piccole creature.

La Turchia è uno dei Paesi che accoglie il maggior numero di rifugiati al mondo: afghani, siriani, iracheni… Voi come Chiesa locale già nell’ordinario state facendo il massimo per garantire loro un minimo di dignità. Adesso le difficoltà aumentano…

Le difficoltà aumentano, abbiamo dei morti tra le famiglie di siriani che noi assistevamo e quindi c’è adesso anche da aiutare le persone a elaborare questi lutti perché sono veramente grandi tragedie. Caritas Turchia, altre organizzazioni, il governo, si stanno tutti dando da fare, però la grandezza della catastrofe è impari di fronte alle forze in campo. Noi speriamo che da tutto il mondo si continui a poter portare aiuto, a sostenere direttamente o indirettamente nei vari modi.

La Siria resta ancora un territorio in gran parte inesplorato, purtroppo. Che ne sarà di questo Paese?

Per la Siria il numero in assoluto dei morti, rispetto a quello della Turchia, non è grandissimo, però è un Paese con oltre dieci anni di guerra sulle spalle. Questo suscita una disperazione interiore nelle persone, sembra una tragedia senza fine. Però spero che questo terremoto induca anche tutti i politici a comprendere che la pace è indispensabile, garantire alle persone l’esercizio della vita quotidiana, del lavoro, è il primo dei beni da assicurare se si vuole essere veramente persone che servono il popolo.

Oggi è stato diffuso il Messaggio per la Quaresima in cui l’invito di Papa Francesco è ad affrontare le fatiche quotidiane, le durezze e le contraddizioni della realtà salendo insieme a Gesù. Come risuonano queste parole alla luce della distruzione provocata dal sisma?

Sì, è il cammino della croce, per ogni uomo c’è una croce da portare e non possiamo scappare da questo, o prima o dopo tocca a tutti e Gesù è il capocordata: è colui che ha aperto la strada, ci ha insegnato un modo nuovo di portare la croce vincendo la tentazione della rabbia, della disperazione, del gettare le colpe sugli altri in uno sterile odio.

C’è anche il tema delle costruzioni edilizie che in Turchia non avrebbero tenuto conto dei minimi criteri di sicurezza, questione che sta infiammando gli animi della gente. Su questo tipo di responsabilità, cosa si sente di dire?

Sì, purtroppo, come in tutte le situazioni c’è uno sviluppo tumultuoso di una nazione, ci sono sempre dei criminali che ne approfittano. Le norme in Turchia però alcuni criminali evidentemente sono riusciti a bypassarle. Il governo è intervenuto prontamente con molti arresti e speriamo che sia di monito adesso anche per la ricostruzione, che si facciano veramente le cose perbene nell’interesse di tutti. Lo sciacallaggio, comunque, anche durante questi giorni l’ho potuto constatare sulla mia pelle: ci sono persone che hanno clonato il mio indirizzo email attraverso un nuovo indirizzo parzialmente diverso dal mio hanno e che chiesto aiuti in mezzo mondo. Ho dovuto andare a denunciare alla polizia questi criminali che si approfittano della tragedia di altri per i loro loschi interessi.

Che la vostra terra si possa presto e rialzare, eccellenza.

Il nostro appello è: non dimenticateci. Perché, come sappiamo, dopo poche settimane i riflettori anche dei massmedia si spengono e questo sarebbe il dramma ancora più grosso. 

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