Tagle: i social importanti, ma rischiamo di sviluppare “una generazione senza empatia”

Vatican News

di Suor Bernadette Mary Reis – Bangkok

L’importanza della lettura per lo sviluppo dei giovani, con un focus su social, media e intelligenza artificiale e la loro ‘influenza’ sulla evangelizzazione, sono stati i temi al centro del discorso del cardinale Luis Antonio Tagle ai partecipanti alla FABC. Il porporato filippino, legato pontificio alla Conferenza Generale della Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Asia, è intervenuto sabato mattina nell’assemblea degli oltre 200 vescovi partecipanti, provenienti da tutto il Continente. In particolare Tagle si è soffermato sul ruolo dei social network, che ha definito “una benedizione nel mondo”, poiché hanno fatto sì che le informazioni superassero i confini dei “gruppi elitari”. Non solo, i social – ha ricordato il cardinale – ci hanno permesso di rimanere in contatto durante la pandemia e molti genitori hanno iniziato a rendersi conto di essere anche “insegnanti e catechisti”.

Gli esseri umani stanno cambiando

Tuttavia, “bisogna essere attenti, perché l’uso dei social cambia anche la nostra visione della persona umana in modo molto sottile”, ha avvertito Tagle. Questo influisce sulle nostre relazioni e sul “coinvolgimento nella trasformazione della società”. Stesso discorso anche per l’IA, l’intelligenza artificiale, che “fa il lavoro di un essere umano”, rendendo obsoleti alcuni aspetti del lavoro delle persone. Il cardinale ha citato esempi concreti: il controllo ortografico ha sostituito l’arte dell’ortografia e della sintassi; le calcolatrici fanno i nostri conti; la digitazione ha portato la scrittura a mano a diventare meno leggibile e forse a scomparire del tutto. C’è quasi “una nuova forma di analfabetismo” che porta al “sottosviluppo”, con la possibilità della scomparsa del pensiero critico, ad esempio, ha detto Tagle.

L'”io”, il “noi” e il “loro”

Di nuovo sul rapporto tra giovani e social network, il porporato ha condiviso alcune informazioni ottenute da un sondaggio condotto da Gravissimum educationis. La prima domanda era su come i giovani vedono se stessi, come vedono “noi” e come vedono “loro”, cioè gli altri. Per quanto riguarda l’“io”, “l’identità che è emersa [nello studio] è stata l’illusione dell’autosufficienza”. Illusione che deriva dalle conferme ricevute sulle foto pubblicate. “È una forma di esibizione: devi farti pubblicità”, ha detto Tagle, al punto da postare anche immagini provocatorie, il tutto per vedere “quanti metteranno un mi piace”, per ricevere like “costantemente dalla propria cerchia”. Questo porta alla compulsione, ha rimarcato il cardinale. “I social media diventano uno strumento per questa cosiddetta autosufficienza illusoria”. Allora i giovani costruiscono il loro mondo con chi “piace” loro, eliminando chi non “piace” loro.

Un’assemblea senza interiorità

In questo modo, le folle si riuniscono ma non sono del tutto realmente presenti.: “Un’assemblea significa interiorità, e una folla può essere radunata senza interiorità”. Manca quindi – ha detto Tagle, citando l’indagine – un “noi che ci renda capaci di un’azione collettiva”. Invece, rimaniamo “individui isolati” anche in presenza di altri. Non è più la folla a caratterizzare la società attuale, ma la solitudine

Il cardinale filippino ha proseguito spiegando che lo studio ha anche rilevato che le persone sono più connesse, ma “paradossalmente ci preoccupiamo sempre meno degli altri”. “Non comunichiamo di più” e questo porta alla mancanza di empatia verso gli altri, verso coloro che non conosciamo, verso “loro”. Al contrario, i social media alimentano la ricerca di fedeltà in un piccolo gruppo di amici. In sostanza, se non piaccio agli altri, non mi interessa: “Mi interesserò a loro solo se entreranno nella mia cerchia”. Chi non ne fa parte, “disturba la mia autosufficienza”. “Questo è il mondo che hanno imparato ad abitare”.

L’educazione, punto di contatto della Chiesa coi giovani

Da qui, una riflessione sul ruolo della Chiesa coinvolta nel ministero dell’educazione. Proprio l’educazione è il punto di contatto con i giovani, ha osservato il cardinale Tagle, osservando che molti giovani oggi mancano di pensiero critico ed empatia a causa dell’uso della tecnologia attuale. Psicologi e neurologi hanno anche dimostrato che, di conseguenza, molti giovani non sanno più leggere: “Potremmo pensare alla tecnologia come a uno strumento esterno, ma essa cambia la coscienza”.

Evangelizzare i social

Il monito del delegato papale è che se non comprendiamo cosa sta accadendo nello sviluppo dei nostri giovani, il risultato sarà un futuro di persone che non sanno pensare in modo critico: “Una generazione senza empatia”. “Stiamo sviluppando cittadini che svilupperanno un’intelligenza critica unita all’empatia per coloro che non conoscono?”, ha domandato il porporato ai partecipanti alla FABC. A loro, l’invito a “evangelizzare” i social media stessi, dal momento che sono onnipresenti in tutto il mondo.