Svizzera, presentato un rapporto sugli abusi commessi dal clero

Vatican News

Il documento elaborato dall’Università di Zurigo su incarico dei vescovi elvetici riferisce di un migliaio di casi dagli anni Cinquanta a oggi, in particolare commessi contro minori. L’episcopato: faremo di tutto per rendere giustizia alle vittime e per avere una Chiesa “più umana e più degna”

Mario Galgano – Città del Vaticano

Un migliaio di casi- ma il dato è preliminare – registrati nell’arco di oltre 70 anni, dagli anni Cinquanta a oggi, per un quadro “che spaventa e sconcerta” ma per il quale si vuole “fare tutto ciò che è umanamente possibile per rendere giustizia alle vittime” e impedire che questo scenario si ripeta nel futuro. Sono le parole con cui il presidente della Conferenza dei vescovi svizzeri, il vescovo Felix Gmür, ha commentato la presentazione, questa mattina, 12 settembre, del rapporto finale dell’Università di Zurigo sugli abusi sessuali commessi all’interno della Chiesa cattolica in Svizzera.

Le modalità del rapporto

Lo studio pilota ha riguardato tutte le diocesi svizzere, le strutture ecclesiali statali e gli ordini religiosi. Per la prima volta, un team di ricerca indipendente ha potuto consultare sistematicamente i fascicoli sui casi di abuso sessuale in ambito cattolico in tutti gli archivi ecclesiali pertinenti. Lo studio è durato un anno (da maggio 2022 ad aprile 2023) e ha coperto l’intera Svizzera, incluse le parti tedesca, francese e italiana del Paese. La relazione sul progetto pilota è stata redatta in tedesco, ma è disponibile anche in francese e italiano. Il progetto è stato accompagnato da un comitato scientifico consultivo, composto da scienziati di varie discipline con competenze specifiche. Il team di ricerca dell’Università di Zurigo era composto da storici.

I dati dell’indagine

Il progetto pilota ha identificato 1.002 casi di abuso sessuale con 510 accusati e 921 vittime. Il 74% dei casi riguardava abusi sessuali su minori, il 14% su adulti e nel 12% dei casi non è stato possibile determinare chiaramente l’età. Nel 39% dei casi la persona interessata era una donna, in poco meno del 56% un uomo. Nel 5% dei casi non è stato possibile determinare chiaramente il sesso nelle fonti. Con poche eccezioni, gli accusati erano uomini. Solo una piccola parte dei casi ha potuto essere registrata nel progetto pilota. Sulla base dei casi identificati, quindi, si possono fare solo affermazioni preliminari sugli abusi sessuali nella Chiesa cattolica in Svizzera. Il corpus di fonti comprendeva principalmente archivi segreti e gli archivi dei comitati di esperti sugli abusi sessuali della Conferenza episcopale svizzera e delle singole diocesi. Gli archivi statali e privati (archivi di Stato, archivi di scuole e case, ecc.) non sono stati inclusi o sono stati inclusi solo come supplemento. Oltre ai 1.002 casi, sono stati identificati 30 casi di abuso sessuale in cui le persone accusate hanno o avevano un legame con un’istituzione svizzera della Chiesa cattolica, ma l’abuso stesso è avvenuto all’estero.

Gli ambiti degli abusi

I casi di abuso sessuale nell’ambiente della Chiesa cattolica sono documentati per tutta la Svizzera e per l’intero periodo di indagine. Lo spettro va dalle trasgressioni problematiche agli abusi più gravi e sistematici. Nel corso del periodo di indagine, si possono distinguere diversi ambiti ecclesiali e sociali in cui si sono verificati gli abusi sessuali: pastorale (assistenza pastorale, chierichetti, ecc.), scolastico, domestico, all’interno di istituzioni cattoliche e all’interno di ordini religiosi e di comunità.

Il comportamento della gerarchia

Di norma, riferisce il rapporto, i colpevoli condannati sono stati puniti dalla Chiesa con estrema clemenza o non sono stati puniti affatto. La maggior parte dei casi portati all’attenzione dei responsabili ecclesiali non sono stati chiariti, ma coperti o banalizzati. I vertici della Chiesa trasferivano sistematicamente i chierici accusati e condannati, a volte anche all’estero per evitare ad esempio procedimenti giudiziari secolari o per consentire ai chierici di continuare il loro lavoro. In questo modo, gli interessi della Chiesa cattolica e dei suoi appartenenti venivano spesso anteposti al benessere e alla protezione dei parrocchiani.

L’azione di contrasto attuale

Un cambiamento fondamentale in questo approccio si può osservare solo nel 21.mo secolo, quando la gestione dei casi di abuso da parte della Chiesa cattolica ha causato sempre più scandali. Dopo l’inizio del nuovo millennio, la Conferenza episcopale svizzera ha emanato delle linee guida per affrontare e prevenire i casi di abuso sessuale e ha istituito dei comitati di esperti diocesani per affrontare i casi segnalati. A tutt’oggi, i comitati di esperti diocesani presentano diversi gradi di professionalizzazione, anche se – sostiene il rapporto – mancano procedure chiare e in altri casi la loro attuazione fallisce.

I vescovi: lavoriamo per una Chiesa più degna

Dietro ogni numero vi sono una persona, un volto e una vita distrutti, ha affermato monsignor Gmür, secondo il quale i risultati del rapporto portano alla luce circostanze che non solo documentano il comportamento illecito di singoli autori di crimini, ma rivelano al contempo le cause sistemiche delle quali devono rispondere i vescovi, i loro predecessori e altre persone con funzioni di responsabilità all’interno della Chiesa. I vescovi e i religiosi in Svizzera, ha concluso, si impegneranno “per un cambiamento radicale della cultura, al fine di lasciare alle future generazioni una Chiesa più umana e più degna”.