Sud Sudan, padre Christian: queste ferite, “un segno d’amore per voi”

Vatican News

Andrea De Angelis – Città del Vaticano 

Abbiamo raggiunto telefonicamente Marcellina Leder, madre di padre Christian Carlassare, nella casa di Piovene Rocchette, in provincia di Vicenza. La voce rotta dall’emozione nell’apprendere che il Papa sta pregando per suo figlio. “Motivo – afferma – di grande, grande conforto”. Nell’intervista la signora Leder sottolinea come fin da bambino il figlio abbia avuto una predisposizione verso il prossimo, compiendo un cammino che l’ha portato poi al sacerdozio. “Che gioia avere un figlio missionario, mai avremmo pensato che il Papa gli avrebbe affidato una diocesi”, dice ancora la mamma, invitando ogni genitore a “camminare accanto ai propri figli, così da accompagnarli nei loro desideri più profondi, nelle loro vocazioni”. Un figlio che “appartiene al Sud Sudan, è parte di quel popolo”, sottolinea. Infine la mamma di padre Christian condivide il testo che il figlio le ha mandato questa mattina, dopo l’intervento chirurgico. Un passaggio di un sermone di san Pietro Crisologo.

R. – “Tante persone ci sono vicine in questo momento, sono accanto soprattutto a Christian. Conoscere però la vicinanza del Papa è una gioia immensa per noi, Francesco per il popolo del Sud Sudan sta facendo tantissimo e gli siamo infinitamente grati”. 

Sapere che il Papa sta pregando per suo figlio e per il popolo che gli sarà affidato come vescovo è un conforto importante, cosa vi ha trasmesso questa vicinanza?

R. – “Questa sua vicinanza è importantissima, soprattutto per quello che ha fatto e sta facendo per le persone del Sud Sudan che stanno soffrendo. L’episodio di mio figlio è grave, ma si può risolvere. Tragedie che per le famiglie di quel Paese sono all’ordine del giorno. Il dolore che noi proviamo oggi è un dolore che quel popolo prova da anni. Pregheremo anche questa sera per Christian, ma soprattutto per quel popolo. Martoriato. Pensiamo anche alle armi che costruiamo e vendiamo a questi popoli. Senza armi le tragedie sarebbe di meno, meno gravi. Qualche giorno fa sono stati uccisi più di venti ragazzi, queste cose sono inaccettabili”. 

Suo figlio il prossimo mese sarà vescovo a soli 43 anni. Già da bambino mostrava l’attenzione al prossimo? Aveva già riconosciuto questa scintilla? 

R. – “Christian è sempre stato vicino alla Chiesa, ai gruppi parrocchiali. Ha trascorso la giovinezza così, un ragazzo come tanti. Poi quando ha conosciuto i comboniani ha capito che poteva essere la sua strada, è voluto entrare per conoscerli meglio. Ha iniziato un cammino ed è riuscito a sviluppare questo dono. Come famiglia abbiamo camminato con lui, siamo stati coinvolti e ci sentiamo parte della famiglia comboniana. Avere un missionario in famiglia è un dono grande. Mai ci saremmo aspettati che il Papa pensasse a nostro figlio come vescovo di una diocesi così grande e difficile da guidare”. 

Le prime parole di suo figlio sono di perdono verso gli attentatori, quindi la richiesta di cura, attenzione verso il popolo del Sud Sudan, Si aspettava queste parole?

R. – “Non so se lui si aspettava una cosa così grave, che arrivassero a tanto. Era sereno, tranquillo. Le parole che ha pronunciato dopo l’attentato provengono secondo me dal cuore. Il suo cuore è con il Sud Sudan, lui è un sud sudanese a tutti gli effetti. Si sente parte di questo popolo, anche perché lui è stato accolto, amato, ha trascorso gran parte della sua vita lì. Questo nostro figlio è del Sud Sudan”. 

Lei ha appena affermato che è una grande gioia avere un figlio missionario. Che consiglio si sente di dare a tutte quelle mamme che invece spesso provano timore nel vedere i figli allontanarsi, prendere la loro strada? Avere un figlio è un dono, ma forse lei può spiegarci quanto sia bello poi donare al mondo il proprio figlio?

R. – “Non è mai facile comunicare agli altri ciò che si prova. Vorrei dire ad ogni mamma che incontro quanto è grande il dono di avere un figlio sacerdote, missionario. Ogni persona ha i suoi pensieri. Alle mamme che non sono d’accordo magari con le scelte dei figli, le incoraggerei a camminare loro affianco. Facendo così potrebbero capire quelle scelte. Non dicendo ti capisco, procedi o stai tranquillo, ma condividendo veramente il cammino”. 

Ha avuto modo di sentire oggi suo figlio?

R. – “Sì, questa mattina alle 09:30. Non so come abbia fatto, dopo l’intervento di questa notte di un’ora e mezza alla gamba destra. Ha avuto la forza di scrivere queste parole, prese da San Pietro Crisologo: ‘Non abbiate timore. Questa croce non è un pungiglione per me, ma per la morte. Questi chiodi non mi procurano tanto dolore, quanto imprimono più profondamente in me l’amore verso di voi. Queste ferite non mi fanno gemere, ma piuttosto introducono voi al mio interno. Il mio corpo disteso anziché accrescere la pena, allarga gli spazi del cuore per accogliervi. Il mio sangue non è perduto per me, ma è donato in riscatto per voi’. Queste parole ho ricevuto oggi da mio figlio e desidero condividerle con voi”.