Strage in una scuola del Texas, 19 studenti e due adulti uccisi. Cupich: rivedere le leggi sulle armi

Vatican News

Francesca Merlo – Città del Vaticano

“Dobbiamo piangere e immergerci nel dolore…ma poi dobbiamo essere pronti ad agire”. E’ la richiesta del cardinale Blase Cupich, arcivescovo di Chicago, dopo la terribile strage di ieri alla Robb Elementary School in Ulvade, Texas. Sono passati 10 anni dalla strage alla Sandy Cook, sempre scuola elementare, in cui 20 delle 26 vittime erano bambini. Nel ricordare quella e le altre numerose tragedie in scuole negli Stati Uniti negli ultimi anni, il presule chiede che cosa si possa sperare per i nostri figli. “Che, come regolare consuetudine della loro scuola, imparino a comportarsi in caso di attacco armato? Che si sentano in pericolo semplicemente facendo ciò che la società dice essere un bene per loro: cioè andare a scuola? Che arrivino a chiedersi se hanno un futuro?” Risale ad un anno fa la legge cha ha portato i texani a girare liberamente armati, senza bisogno di licenza, ed è la stessa norma che ha permesso al 18 enne Salvador Ramos di uscire di casa, sparando prima a sua nonna, per poi spostarsi alla Robb, munito di una pistola AR-15 semi-automatica, e abbastanza munizioni per uccidere altre 21 persone. Ramos è poi stato ucciso dalle forze dell’ordine.

Per dimostrare che i divieti funzionano

Larcivescovo Cupich, supportato da tutti i vescovi degli Stati Uniti, ha chiesto a tutti di immaginare “di essere un genitore con un figlio in quella scuola”, e poi: “immaginate di doverli seppellire”. L’America è piena di armi. “Abbiamo più armi da fuoco che persone”, dice Cupich. Nonostante non sia sempre stato cosi, “le sparatorie di massa sono diventate una realtà quotidiana oggi.  Sappiamo che le misure di contenimento delle armi fanno la differenza, come dimostra uno studio del 2021 della Northwestern Medicine, che ha rilevato che il divieto federale sulle armi d’assalto ha impedito almeno 10 sparatorie di massa nei 10 anni in cui è stato in vigore. I ricercatori hanno anche stabilito che, se il divieto fosse rimasto in vigore negli anni successivi alla sua scadenza, avrebbe potuto prevenire altre 30 sparatorie che hanno provocato la morte di 339 persone e ne hanno ferite altre 1139.  “Il diritto di portare armi non sarà mai più importante della vita umana”, conclude Cupich, aggiungendo che “anche i nostri figli hanno dei diritti. E i nostri funzionari eletti hanno il dovere morale di proteggerli.” Anche la confereza episcopale degli Stati Uniti ha sottolineato le “troppe uccisioni di innocenti”, ricordando che “la nostra fede cattolica ci chiama a pregare per coloro che sono morti e a fasciare le ferite degli altri, e noi uniamo le nostre preghiere a quelle della comunità di Uvalde”, la cittadina in cui è avvenuta la strage. E descrivendo le sparatorie come “un’epidemia di male e violenza”, chiedono anche loro un cambiamento nelle leggi del possesso delle armi. 

Il presidente Biden

E lo ha detto anche il capo della Casa Bianca, Joe Biden, in un discorso al Paese poche ore dopo la tragedia, ricordando anche alcune di quelle passate. “Sono passati 3.448 giorni, 10 anni, da quando sono andato in una scuola del Connecticut, una scuola elementare, dove un altro uomo armato massacrò 26 persone, di cui 20 scolari: era la Sandy Hook Elementary School. Da allora ci sono state oltre 900 sparatorie nelle scuole” e “la lista cresce quando si includono sparatorie in luoghi come teatri, chiese, o 10 giorni fa, in un negozio di Buffalo”. “Questo tipo di sparatorie di massa si verificano raramente in qualsiasi altra parte del mondo” ha affermato Biden, chiedendo “perché continuiamo a lasciare che ciò accada?” “È tempo di trasformare questo dolore in azione”.