Sri Lanka, Ranjith: abbiamo bisogno di vaccini anti-Covid adesso

Vatican News

Michele Raviart – Città del Vaticano

La pandemia in India continua a essere grave. Sebbene i contagi siano in calo negli ultimi giorni, 263 mila al giorno fronte dei 400 mila costanti nelle scorse settimane, i positivi dall’inizio della pandemia sono oltre 25 milioni e i ieri c’è stato il record di morti, oltre 4.300. Complice anche la maggiore virulenza della “variante indiana”, l’aumento dei contagi stanno riguardando anche i Paesi vicini del subcontinente che più hanno contatti con il gigante asiatico.

Aumentano i casi in Sri Lanka

È il caso dello Sri Lanka, in cui a inizio aprile i positivi erano circa un centinaio al giorno, aumentati nelle ultime due settimane a oltre duemila al giorno. In un Paese che ha ricordato proprio ieri la fine, nel 2009, del trentennale della guerra civile contro i separatisti Tamil, Vatican News ha raggiunto il cardinale Albert Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, facendo anche il punto sulla comunità cristiana dell’isola, ancora scossa dagli attentati di Pasqua del 2019, quando oltre 250 persone furono uccise da una serie di attacchi suicidi nei maggiori luoghi di culto cristiani e in alcuni alberghi di lusso della capitale.

Ascolta l’intervista al cardinale Albert Malcolm Ranjith

R. – Nelle ultime settimane c’è un aumento forte del numero di malati e anche dei morti, perché in India c’è un grande presenza del Covid-19 che influisce su tutti gli altri Paesi vicini. C’è gente che viene dall’India allo Sri Lanka e dallo Sri Lanka e l’India e per questo c’è stato questo aumento incredibilmente forte e ora la situazione è abbastanza grave per un piccolo Paese come lo Sri Lanka.

A livello di cure e di sistema sanitario ci sono problemi? Gli ospedali riescono a sostenere questo aumento dei contagi?

R. – Un po’ di problemi ci sono perché il numero è aumentato. Per i malati non si trovano posto negli ospedali, perché adesso il numero adesso è di 20-25 mila le persone che devono essere curate. Si è cominciato a distinguere tra i casi più gravi e quelli meno gravi. Quelli che mostrano i sintomi cominciano a essere trattenuti a casa per essere curati, ma per i casi più difficili si sono aperte le porte degli ospedali e si cerca di trovare posto. Il problema c’è quando si tratta di dare ossigeno e le macchine di cui c’è bisogno non ci sono a sufficienza.

Ci sono delle zone più colpite rispetto ad altre?

R. – Si, la zona più colpita è la zona della mia diocesi, qui nella capitale Colombo. Ma in questa provincia abbiamo sempre avuto numeri più alti.

Qual è la situazione dei vaccini?

R. – Stanno arrivando poco a poco. All’inizio abbiamo ricevuto un po’ di vaccini dall’India stessa – il vaccino Astrazeneca – e poi abbiamo ricevuto adesso quello cinese e un po’ di quello russo. Stiamo aspettando ancora con grande ansia più vaccini. Quello che i nostri fratelli all’estero possono fare è aiutarci a trovare questi vaccini

Papa Francesco ha spesso ricordato l’importanza che i vaccini siano disponibili per tutti, anche per i Paesi più poveri…

R. – Questo è veramente un gesto molto positivo e di solidarietà altissima da parte del Santo Padre, perché noi veramente abbiamo bisogno di questi vaccini, perciò se questi grandi Paesi hanno delle dosi superflue, perché forse li hanno comprati per utilizzarli in un secondo momento, noi ne abbiamo bisogno adesso altrimenti la nostra gente muore. E’ un appello veramente importante per noi quello del Santo Padre, quello di chiedere vaccini ai Paesi più grandi per dare una mano a noi.

La Chiesa che cosa sta facendo? Come sta cercando di aiutare la gente?

R. – Noi abbiamo organizzato diverse iniziative per curare i malati qui, per quanto possibile. Cerchiamo di dargli consigli e aiuto da un lato e dall’altro stiamo cominciando a organizzare qualche iniziativa per aiutare i medici e il personale sanitario e per ciò che è necessario per il loro lavoro. Il problema è grande, perciò quello che possiamo fare è veramente una cosa non molto grande, perché abbiamo bisogno di aiuto, ma tutta l’economia del Paese sta in difficoltà perché tutti sono chiusi a casa e non c’è lavoro. L’economia non funziona bene e per questo la possibilità di trovare fondi localmente è molto limitata.

Ci sono delle misure restrittive in vigore? C’è il coprifuoco?

R. – Si, l’ultimo fine settimana era tutto chiuso qui e a cominciare dal prossimo fine settimana per parecchi giorni tutto sarà chiuso. A nessuno è permesso di uscire di casa eccetto che per urgente necessità. L’economia soffre moltissimo e molta gente è senza lavoro e senza guadagno quotidiano, perciò ci sono grossi problemi.

Noi abbiamo seguito la comunità cristiana in Sri Lanka negli scorsi anni, anche dopo gli attentati. Qual è la situazione oggi. Come stanno i cristiani in Sri Lanka?

R. – La nostra comunità cammina abbastanza bene. Quello che noi aspettiamo è sempre di sapere chi ha fatto questo attentato e perché. Ma ancora le indagini non vanno secondo le nostre aspettative. Aspettiamo continuamente di sapere chi è stato, perché ancora molte famiglie che hanno perso i loro membri sono in difficoltà e in tristezza. Genitori che hanno perso bambini, bambini che hanno perso genitori. Poi ci sono diverse persone che sono rimaste in sedia a rotelle o a letto e sono distrutte. Sempre con le lacrime negli occhi chiedono ai sacerdoti e ai vescovi giustizia e sapere chi è stato. Noi ancora aspettiamo.

In questi giorni si celebra l’anniversario della pace in Sri Lanka dopo il 2009. Che Paese c’è oggi, dopo oltre dieci anni…

R. – Non è che il Paese è migliorato molto perché pace vuol dire anche un tentativo di “vincere i cuori” delle diverse comunità, ma questo ancora non è successo. C’è molto ancora da fare. Stiamo aspettando e stiamo cercando di influire sui governanti per quanto possibile, soprattutto per un movimento di riconciliazione con la comunità Tamil che ha sofferto molto a causa di questo conflitto.

Che appello si sente di fare per lo Sri Lanka?

R. – Per quanto riguarda la pandemia il mio appello è che soprattutto i nostri confratelli che vivono all’estero, che sono anche loro provati da questa malattia terribile ma che hanno più risorse, aiutino il nostro governo ad avere i vaccini che sono necessari a proteggere la nostra gente. Per quanto riguarda la pace chiediamo ancora di aiutare quanto più possibile i governanti per trattare una vera riconciliazione con i fratelli Tamil.