Spagna. Salute mentale: aumentato di dieci volte il numero dei suicidi

Vatican News

Anna Poce – Città del Vaticano

“La salute mentale non sarà una pandemia, ma un’endemia che durerà a lungo. È un problema più importante di quello che abbiamo considerato fino ad ora”. Così si è espresso – riporta Vida Nueva Digital – lo psichiatra José Luis Carrasco, presidente della Società di Psichiatria di Madrid, al tavolo del Forum di Incontri Interdisciplinari, dal titolo “Salute mentale: una nuova pandemia?”, organizzato dalla Fondazione Paolo VI. L’incontro, che si è tenuto ieri, 9 febbraio a Madrid, in presenza e online, è stato moderato da Sandra Várez, direttrice della comunicazione della Fondazione.

Carrasco, nel suo intervento, ha notato l’aumento dei disturbi di personalità ed ha soprattutto sottolineato come “gli atti di autolesionismo e i tentativi di suicidio siano aumentati di dieci volte”. “La paura – ha affermato – si è impadronita dei giovani in una società intrappolata dall’incertezza, che si traduce in ansia e depressione”, accompagnate da un aumento del consumo di farmaci ed altre sostanze.

Montserrat Esquerda, pediatra, esperta in prevenzione del suicidio e direttrice dell’Istituto Borja di Bioetica, durante il dibattito, ha parlato anche di un aumento dei disturbi alimentari, come anoressia e bulimia, negli adolescenti, proponendo la promozione di strategie volte a tutelare la salute mentale dei bambini e dei giovani, soprattutto in questo momento storico in cui sono costretti a vivere reclusi o limitando le relazioni sociali. Secondo la Esquerda le aree di azione sarebbero tre: “promozione della salute mentale, prevenzione del disturbo mentale e un impegno per la diagnosi precoce”.

Oms: i problemi di salute mentale “principale causa di disabilità nel mondo nel 2030”

Esteban Sánchez Moreno, sociologo e direttore dell’Istituto Universitario per lo Sviluppo e la Cooperazione dell’Università Complutense di Madrid (UCM), ha invece parlato dell’impatto della pandemia in termini economici e di quanto questo abbia influito in maniera maggiore sulla salute mentale dei più vulnerabili. Un impatto sentito fortemente anche dagli stessi operatori sanitari, a causa della crescente tensione causata dalla diffusione del coronavirus, dalla paura del contagio, dalle continue ondate, dall’esaurimento fisico e psicologico e dalla pressione etica di dover prendere decisioni al limite. L’Associazione Medica Spagnola ha infatti registrato un aumento del numero di medici con disturbi mentali o dipendenze del 37%. “La sindrome del burnout – stato di esaurimento sul piano fisico, emotivo e mentale – è salita alle stelle e, anche se stanno ancora tenendo duro perché sanno che il coronavirus non è finito – ha detto il sociologo -, sono convinto che non appena tutto si calmerà, si avrà un picco nel numero di professionisti che avranno bisogno di cure psichiatriche”.

Il direttore generale della Fondazione Paolo VI, Jesús Avezuela, ha infine ricordato quanto dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e cioè che i problemi di salute mentale saranno “la principale causa di disabilità nel mondo nel 2030, con cifre che la pandemia sta portando a salire”. Secondo l’OMS, 1 persona su 4 avrà un disturbo mentale nel corso della sua vita.

In Spagna, dall’inizio della pandemia, secondo il Centro per la Ricerca Sociologica (CIS), il 6,4% della popolazione ha preso appuntamento con un professionista della salute, soprattutto per motivi di depressione (35,5%) o ansia (43,7%). Le cifre dei suicidi stanno raggiungendo livelli drammatici: 3.941 nel 2020 (la cifra più alta della storia, secondo l’Istituto Nazionale di Statistica (INE)), di cui 1.479 di giovani e adolescenti. Cifre che travolgono un sistema già insufficiente, con 11 psichiatri e 6 psicologi clinici ogni 100.000 abitanti, e un sistema sanitario saturo ed esausto.