Simposio sulla prevenzione degli abusi: la testimonianza di Jennifer Wortham

Vatican News

Devin Watkins – Città del Vaticano

Un nido di uccello può portare un messaggio potente: “Tutti i bambini meritano un ambiente sicuro in cui sviluppare la propria crescita”. Questo semplice, ma importante obiettivo, è il fulcro di un simposio mondiale online promosso dall’8 al 10 aprile sul tema: “Faith and Flourishing: Strategies for Preventing and Healing Child Sexual Abuse””. L’evento è organizzato dalla Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, dalla Harvard Divinity School e dalla Catholic University of America, in collaborazione con altre organizzazioni internazionali, tra cui l’Unicef e l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Il saluto di Papa Francesco

Papa Francesco ha fatto pervenire il suo saluto ai partecipanti al Simposio, attraverso un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin – il testo è stato letto da una vittima di abusi, Michael Hoffman – auspicando che questa iniziativa possa contribuire “a una maggiore consapevolezza della gravità e della portata degli abusi sessuali sui minori” nella prospettiva di promuovere “una più efficace cooperazione a ogni livello della società per sradicare questo profondo male”. Nello stesso tempo ha espresso la propria gratitudine “per i continui sforzi che vengono fatti per assicurare il benessere di tutti i figli di Dio e per restituire dignità e speranza ai sopravvissuti agli abusi”.

Il cardinale O’Malley: c’è ancora molto da fare

Ha aperto l’incontro online il cardinale Seán O’Malley, presidente della Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori, che ha ringraziato le vittime sopravvissute che continuano a farsi avanti per condividere le loro storie: “È grazie al vostro coraggio – ha detto – che la protezione dei bambini, dei giovani e degli adulti vulnerabili e i programmi di assistenza alle vittime stanno diventando componenti centrali in tutti gli aspetti della nostra vita. Ma come il programma di questo simposio chiarisce, c’è ancora molto lavoro da fare”.

Gli orrori raccontati dal Premio Nobel Denis Mutwege

È quindi intervenuto il Reverendo Denis Mutwege, Premio Nobel per la Pace nel 2018, che ha parlato della sua esperienza di medico ostetrico in un ospedale di Bukavu, nella Repubblica Democratica del Congo. L’ospedale era pieno di vittime di stupro usato come arma di guerra: le vittime erano ragazze giovani, ma anche donne anziane e molti bambini. Gli orrori erano tali che ogni giorno le infermiere pregavano per poter continuare a lavorare. “Sono stato testimone dell’importanza della fede – ha detto – della spiritualità e della speranza nel contesto della violenza più devastante del mondo. Ci siamo resi conto che la guarigione fisica non era sufficiente per aiutare a guarire dalle loro ferite”. Ha quindi parlato dell’importanza dell’impegno dei leader di tutte le religioni nel porre fine allo stupro come arma di guerra e nel lottare contro l’abuso sessuale dei bambini, in particolare: “Hanno un ruolo importante nell’educare le comunità. Questo serve anche a lavorare contro lo stigma. Piuttosto che essere ostracizzati, questi sopravvissuti dovrebbero sentirsi sostenuti e rispettati. Invece di sentirsi impotenti, dovrebbero avere il potere di cambiare le cose. Invece di essere messi a tacere, dovrebbero avere l’opportunità di rompere il silenzio e parlare”.

La testimonianza della professoressa Wortham

Una delle organizzatrici del Simposio è la professoressa Jennifer Wortham, dell’Università di Harvard. La sua famiglia è stata profondamente ferita dal dolore degli abusi sessuali compiuti da esponenti del clero. Intervistata da Vatican News, ha dato la sua forte testimonianza di come Dio ha trasformato la sofferenza della sua famiglia in un percorso di guarigione per gli altri. Il Simposio – ha precisato – non è solo focalizzato sulla Chiesa cattolica ma sugli abusi sessuali sui minori che avvengono in tutte le comunità religiose e nella società in generale: “Che sia a casa, in una scuola o attraverso un’associazione scout o un campeggio, stiamo cercando le modalità attraverso le quali i leader religiosi possono essere impegnati in modo efficace nel processo di guarigione e prevenzione”. L’abuso sessuale sui bambini è un fenomeno globale e diversi gruppi religiosi hanno espresso il loro sostegno e partecipano a questo evento, ha detto la Wortham, tra cui l’Alleanza Interreligiosa, l’Arigatou International, il Consiglio dei Rabbini di New York, l’Islamic Relief USA, il Consiglio Mondiale delle Chiese e diverse reti di sopravvissuti agli abusi.

Il trauma dell’abuso subito dai due fratelli

La professoressa Wortham, direttore esecutivo per l’Iniziativa sulla salute, la religione e la spiritualità all’Università di Harvard, non è una studiosa disinteressata quando si tratta di abusi sessuali sui minori. Due dei suoi fratelli sono stati abusati dal loro parroco per lungo tempo, da quando avevano circa 10 anni. “È stata un’esperienza molto traumatica per la mia famiglia”, ricorda, “perché eravamo cattolici devoti”. Suo nonno aveva contribuito alla costruzione della chiesa parrocchiale e ne era il tesoriere; sua nonna realizzava le tovaglie dell’altare per lo stesso sacerdote e gli preparava la cena. “Il sacerdote era molto vicino: un membro della nostra famiglia, direi”. Quando i suoi fratelli hanno rivelato l’abuso negli anni ’90, la famiglia è stata scossa nel profondo. “Abbiamo lottato e i miei fratelli hanno lottato per molti, molti anni per sconfiggere gli effetti degli abusi. Purtroppo, quando abbiamo riferito l’accaduto alla Chiesa, abbiamo avuto un’esperienza molto spiacevole”. La Wortham, così come sua madre, ha lasciato la Chiesa, andando in cerca di guarigione in varie comunità di fede. Ha anche trascorso due anni in un monastero buddista.

Il ritorno “a casa”: il perdono e la pace

Nel 2015 una nuova svolta. Sentì il bisogno di visitare una chiesa per sentirsi vicina a sua nonna che era morta: “Sono andata in una chiesa cattolica vicino casa mia” – ha ricordato – “e mentre ero lì, ho avuto una forte ispirazione: perdonare i colpevoli e lasciar andare quel trauma”.  Quell’esperienza – ha detto – le ha lasciato un profondo senso di pace e un desiderio di trasformare il suo dolore in servizio.

L’incontro con Papa Francesco

Pochi mesi dopo essere tornata alla Chiesa, la Wortham stava facendo le pulizie di primavera in casa quando ha scoperto due nidi d’uccello e ha sentito un forte desiderio di consegnarne uno al Papa. Gli ha scritto una lettera, ricevendo una risposta dopo 36 ore. Il Papa la invitava ad incontrarlo durante un’udienza generale del mercoledì. Il 28 dicembre 2016, la professoressa ha preso parte all’udienza realizzando il suo sogno: consegnare a Papa Francesco il nido che aveva attaccato a un piedistallo di legno: “A livello personale ho sentito che volevo davvero guardarlo negli occhi e vedere l’impegno di cui avevo sentito parlare circa il suo desiderio di risolvere questo problema nella Chiesa”. “Quando l’ho incontrato, ho visto che davvero era profondamente impegnato nel risolvere questo problema”.

Alla ricerca di una Giornata mondiale

Dopo quell’incontro, la professoressa Wortham si è sentita chiamata a condividere con i sopravvissuti, vittime degli abusi sessuali, e con le loro famiglie la sua esperienza, cioè che “la Chiesa si preoccupa davvero e sta lavorando duramente per affrontare questo problema”. Ha incontrato il cardinale O’Malley, che ha manifestato il suo desiderio di istituire una giornata mondiale per la prevenzione, la guarigione e la giustizia degli abusi sessuali sui bambini: “La sensazione che ho avuto è stata questa: non spettava solo alla Chiesa cattolica stabilire questa giornata; se doveva essere una giornata per tutti i sopravvissuti agli abusi, allora avevamo bisogno di lavorare insieme alle altre nazioni e agli altri leader religiosi per istituirla”. Oltre a riunire persone da tutto il mondo per affrontare il tema dell’abuso sessuale sui minori, il Simposio di questa settimana, ha affermato la Wortham, serve anche per lanciare la proposta di definire l’8 aprile come Giornata Mondiale per la prevenzione, la guarigione e la giustizia degli abusi sessuali sui bambini. E l’8 aprile, ha detto la Wortham, è anche il compleanno di suo fratello Patrick.