Shoah, il Papa: non lasciare che si dimentichi questa indicibile crudeltà

Vatican News

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

“Non deve più ripetersi questa indicibile crudeltà”. Francesco scandisce bene le sillabe come a voler imprimere nella mente e nel cuore, soprattutto delle nuove generazioni nelle quali sembrano tornare a imperversare i mali del razzismo e dell’antisemitismo, il dolore per le tutte le vittime dell’Olocausto. Alla vigilia della Giornata internazionale della Memoria, nel 76.mo anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, simbolo di quella Shoah che ha spezzato la vita di milioni di persone e famiglie, Papa Francesco lancia un appello al termine dell’udienza generale.

“È necessario ricordare lo sterminio di milioni di ebrei e persone di diverse nazionalità e fedi religiose. Non deve più ripetersi questa indicibile crudeltà”

L’appello a educatori e famiglie

Il Papa si rivolge a tutti, ma in particolare “agli educatori e le famiglie perché favoriscano nelle nuove generazioni la consapevolezza dell’orrore di questa pagina nera della storia”. Un monito a tenere viva l’attenzione verso questo orrore anche nel futuro, perché non possa offuscarsi quando scompariranno gli ultimi testimoni. “Non sia mai dimenticata – dice infatti il Pontefice – affinché si possa costruire un futuro in cui la dignità umana non sia mai più calpestata”.

“Una immane tragedia”

Anche lo scorso anno, ricordando all’Angelus “questa immane tragedia” il Papa affermava: “Non è ammissibile l’indifferenza ed è doverosa la memoria”. E invitava i fedeli a pregare “dicendo ciascuno nel proprio cuore: mai più”.

Il silenzio nell’abisso di Auschwitz

Proprio quel “mai più” che, seppur taciuto in favore di un silenzio più eloquente di ogni frase o discorso, trasparì dai gesti compiuti dal Papa nel suo pellegrinaggio del dolore lungo l’abisso di Auschwitz-Birkenau, durante il viaggio in Polonia del 2016. Tra orazioni dinanzi al muro delle esecuzioni o nella cella in cui trascorse gli ultimi istanti di vita san Massimiliano Kolbe, tra abbracci coi sopravvissuti e camminate a capo chino tra i memoriali in marmo, dalla bocca di Francesco non uscì alcuna parola. Solo una preghiera era nell’anima del Papa, la stessa che lasciò scritta in spagnolo sul Libro d’Onore del campo di sterminio:

“Señor ten piedad de tu pueblo. Señor, perdón por tanta crueldad!

Signore abbi pietà del tuo popolo. Signore, perdona per tanta crudeltà!”