Sant’Egidio in Polonia, la solidarietà per riscoprire il valore dell’accoglienza

Vatican News

Tiziana Campisi e Fabio Colagrande – Città del Vaticano

In Polonia sono già un milione e mezzo gli ucraini in fuga dalla guerra; a Medika, al confine con l’Ucraina, continuano ad arrivare, “c’è tanto da fare, ma c’è anche tantissima solidarietà”, ci racconta Massimiliano Signifredi, coordinatore dell’accoglienza dei profughi in terra polacca per la Comunità di Sant’Egidio. Dall’inizio del conflitto con la Russia, la Comunità sta offrendo aiuto e supporto a quanti sono stati costretti a lasciare il proprio Paese a causa dei bombardamenti ma istituzioni, Chiesa e svariate associazioni stanno facendo tantissimo per accoglierli, assisterli e soccorrerli. Al varco della frontiera, a pochi chilometri da Leopoli, “è bello vedere pettorine di tutti i colori, tantissime ong”, ma anche i soldati della guardia di frontiera polacca e dell’esercito, che aiutano tante donne sole con i bagagli e i loro bambini, osserva Massimiliano Signifredi. In questi giorni è in Polonia pure il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, il professor Andrea Riccardi, per rendersi conto di persona della situazione, per portare la solidarietà della comunità alle numerosissime persone che dall’Ucraina hanno attraversato la frontiera. Riccardi si è recato anche in Slovacchia ed è stato anche a Varsavia, “che è divenuta l’hub di smistamento di tutti i profughi che attraversano il confine”, riferisce Signifredi.

Ascolta l’intervista a Massimiliano Signifredi

La rete umanitaria della Comunità di Sant’Egidio

La Comunità di Sant’Egidio sta portando avanti diverse iniziative per aiutare gli ucraini, sta organizzando aiuti umanitari, si è mobilitata alle frontiere di Slovacchia, Polonia e Ungheria, ha organizzato una rete di accoglienza in tutta Europa grazie alle tante offerte di ospitalità segnalate, e proprio grazie a questa rete un centinaio di persone, sono state accolte in un circuito di case della Comunità a Varsavia. Un contributo piccolo, se rapportato alle migliaia di profughi che non hanno più una dimora, ma importante quello di Sant’Egidio, che, “proprio allo scoppio della guerra”, ci dice Massimiliano Signifredi, ha lanciato un appello sui social “a mettere a disposizione degli ucraini in fuga appartamenti, stanze, nelle principali città” europee. “Tanti hanno risposto – prosegue – la Polonia è molto generosa e io ho potuto incontrare tante donne, tanti anziani. Mi ha colpito in particolare una donna di 77 anni, Nelly, che veniva da una cittadina dell’Ucraina centrale, che è riuscita in maniera, direi provvidenziale, a raggiungere Varsavia, e grazie alla Comunità di Sant’Egidio ha contattato la sua famiglia a Bologna”. Quella di Nelly è una storia a lieto fine, a breve arriverà in Emilia Romagna e potrà riabbracciare i suoi familiari, osserva Signifredi che nella Polonia che sta riscoprendo il valore dell’accoglienza e che ha dato vita ad una vera e propria mobilitazione solidale, vede “un luogo di più profonda umanità”, dove è stato accolto “l’appello di Papa Francesco, più volte ripetuto, ad aprire le porte a chi bussa”.

Necessari corridoi umanitari in territorio ucraino

Secondo i dati dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati darebbero circa 5 milioni gli sfollati interni. Sant’Egidio è impegnata a livello umanitario con le persone che attraversavano la frontiera, per la prima accoglienza, e poi con l’ospitalità negli appartamenti, oltre ad essersi mobilitata in tanti paesi europei per facilitare i ricongiungimenti familiari. “Questi sono i nostri corridoi umanitari di Sant’Egidio, che permettono alle persone di viaggiare in sicurezza e di trovare un futuro in un altro Paese” spiega Signifredi che auspica possano anche essere aperte vie sicure all’interno dell’Ucraina per permettere le evacuazioni dei civili. “Sono assolutamente necessarie – conclude il coordinatore dell’accoglienza dei profughi in Polonia per la Comunità di Sant’Egidio – non si possono bombardare convogli di civili, è una disumanità eccessiva”.