Salvare i mari per salvare la vita: oggi l’appello ad agire subito

Vatican News

Benedetta Capelli e Adriana Masotti – Città del Vaticano

Ricorre nella seconda domenica di luglio la Domenica del Mare, una giornata internazionale di preghiera per i marittimi, i pescatori e le loro famiglie, e per coloro che offrono loro supporto come i cappellani e i volontari della Stella Maris, l’opera con cui la Chiesa assiste spiritualmente ed è vicina a lavoratori di cui generalmente ci si ricorda poco. Come poco si pensa alla salute del mare, strettamente connessa alla salute degli animali che lo abitano e a quella di tutti noi che ci nutriamo anche dei pesci. Un’attenzione che, invece, ha avuto da sempre Rosalba Giugni, subacquea, che ha fatto dell’acqua marina il suo habitat per eccellenza. Come racconta ai nostri microfoni, lei non ha girato la testa dall’altra parte quando si è resa conto dell’inquinamento del mare, della presenza di plastiche pericolose per i pesci e alla fine per noi stessi. Rosalba ha cominciato a darsi da fare per liberare le spiagge dalle bottiglie abbandonate, ad organizzare squadre che con lei portassero avanti interventi di pulizia. Ne è nata una ong che ha preso il nome di Marevivo con cui sono state realizzate iniziative di sensibilizzazione, di educazione al rispetto del mare, e contatti con le istituzioni fino alla proposta di leggi, alcune delle quali sono entrate nell’ordinamento italiano. Nell’intervista Rosalba Giugni ci parla del suo amore per il mare e del suo impegno che prosegue:

Ascolta l’intervista a Rosalba Giugni

Rosalba Giugni, qual è lo stato di salute attuale del mare, in questo caso del Mediterraneo? 

Il mare, io lo chiamo madre mare questo meraviglioso ambiente, questo organismo che ci consente di vivere sul pianeta terra. Purtroppo madre mare in questo momento è sotto attacco comunque e dovunque. Molte sono le cose che deve subire, dalla overfishing, perchè stiamo pescando troppo, ai cambiamenti climatici, all’economia lineare che ha prodotto soltanto un sacco di rifiuti che sono finiti in mare. Dobbiamo correre ai ripari. E che cosa si deve fare? La strada è tracciata in maniera molto precisa dai ricercatori di tutto il mondo che continuano insistentemente a dire che non c’è più tempo, che mancano solo 6 anni al punto di non ritorno. Che cosa si può fare? Sicuramente dobbiamo smettere di bruciare, bruciare petrolio, gas e carbone. Dobbiamo passare all’energie rinnovabili che sono fonti pulite e anche molto democratiche, perchè possiamo attingere l’energia dal sole, dal mare, dal vento, dai vulcani, dai fiumi. Quindi c’è veramente tantissima nuova tecnologia che ci consente di fare questo. Poi un altro punto fondamentale è quello dell’economia circolare: noi non possiamo più permetterci di produrre degli oggetti che ci fanno molto comodo, sicuramente, ma che poi buttiamo e diventano rifiuti. Dobbiamo prendere un po’ esempio dalla natura che tutto crea e tutto trasforma e non ci sono rifiuti in natura e questo dobbiamo farlo anche noi. E poi un terzo punto molto forte, di cui però si parla pochissimo, è la transizione alimentare: continuiamo a pescare e a mangiare animali che sono animali selvaggi, cosa che sulla terra non facciamo più, ma il mare l’abbiamo svuotato di queste risorse importantissime, quindi dobbiamo cambiare alimentazione. Noi abbiamo lanciato un’idea, una campagna proprio per dire che, almeno una volta la settimana, mangiamo vegetariano, lasciamo da parte gli animali. Questo creerebbe un grandissimo beneficio perché consumeremo meno acqua, meno suolo, molte meno emissioni di CO2 che sono il famoso gas climalterante che sta distruggendo praticamente un equilibrio che si era formato in 4 miliardi di anni.

Nelle cose che lei ci sta dicendo vediamo anche dei punti di connessione molto forte con il pensiero di Papa Francesco espresso nella Laudato si’ e che poi si è realizzato in tante iniziative…

Papa Francesco è la luce più forte che noi abbiamo sul pianeta. Il Papa nella Laudato si’ è stato grandioso, proprio grandioso. Adesso noi abbiamo fatto un appello al Papa, mi piace ripeterlo con voi. Noi abbiamo chiesto che il Papa proibisca Il volo dei palloncini a piazza San Pietro e in tutte le parrocchie perché questa pratica di far volare i palloncini è una pratica proprio nefasta, perchè non sono colombe che volano, ma è plastica e plastica che va nel cielo. La maggior causa di morte delle tartarughe è dovuta proprio a questo tipo di plastica, è una cosa terribile. Forse sono piccoli gesti rispetto a tutto il resto, però è un gesto concreto che fa la differenza.

Lei prima ha parlato dei rifiuti. Parte un po’ così l’avventura, la sua personale avventura anche con l’associazione che poi ha fondato Marevivo. Nel suo curriculum ci sono tanti obiettivi raggiunti, tante battaglie condotte che poi hanno prodotto anche delle leggi. Come nasce questo suo impegno?

Questa passione, questo amore, nasce perchè sono napoletana, sono figlia di armatori, ma sono soprattutto subacquea. Vado e continuo ad andare sott’acqua, il mare è proprio sulla mia pelle, quando ho visto le prime plastiche, le prime schiume che arrivavano, non mi sono fermata, non ho girato la faccia dall’altra parte e ho deciso di fare un’associazione, di mettere insieme tante persone che la pensavano come me e così poi è nato Marevivo e devo dire che molti risultati li abbiamo ottenuti sia dal punto di vista della sensibilizzazione delle persone, dei bambini nelle scuole ecc…, ma anche in questa lobby parlamentare che noi facciamo senza sosta. Proprio adesso siamo riusciti a portare a termine un iter legislativo, questa legge Salvamare, dopo ben 4 anni. Una cosa carina è che l’11 maggio scorso siamo andati ad un’udienza del Papa e tornando in ufficio abbiamo avuto la notizia che al Senato era passata finalmente la legge. Quindi è stato un momento di grande grande gioia, prima il Papa e poi la legge ci hanno fatto proprio esultare.

C’è una battaglia in particolare che sente più sua…

Be’ sicuramente la proibizione delle reti, le cosiddette spadare, che erano presenti nel Mediterraneo. Quando abbiamo cominciato questa lotta per farle proibire erano attive 780 barche da pesca che imbarcavano 20 km. di reti per ogni barca nelle quali finivano capodogli, balene, delfini, squali, tartarughe: una strage. Ci abbiamo messo 13 anni per farle proibire, finalmente ci siamo riusciti e questa sicuramente è stata una grande battaglia che abbiamo vinto, purtroppo con un piccolo neo perché le reti le troviamo sott’acqua abbandonate perché c’è ancora molta illegalità. Comunque la strada è difficile, è lunga, le cose da fare sono tante però vale la pena lottare perché il nostro futuro dipende dalla salute del mare e la salute del mare purtroppo dipende da noi, dalle nostre azioni.

Quindi il suo augurio per questa Domenica del Mare è un po’ questo…

Esatto, è proprio questo: diamoci tutti da fare perché non c’è più tempo, sicuramente per il mare con tutti i suoi abitanti che hanno il diritto come noi di vivere su questo pianeta, ma soprattutto per noi, per i nostri bambini, per il nostro futuro perché senza madre mare in buona salute non c’è la possibilità di vivere su questo pianeta.