RDC: appello della Santa Sede a far cessare crisi e violenze

Vatican News

Isabella Piro – Città del Vaticano

Porre fine alla crisi umanitaria e alle violazioni dei diritti umani nella Repubblica Democratica del Congo attraverso “sforzi coordinati e costanti” a tutti i livelli, così da “proteggere efficacemente i diritti e la dignità del popolo congolese”: questo l’accorato appello lanciato da monsignor John Putzer, incaricato d’affari ad interim presso la Missione di Osservatore permanente della Santa Sede all’Onu di Ginevra. Il presule è intervenuto ieri, 5 ottobre, alla 48.ma sessione del Consiglio dei diritti umani, incentrata sul rapporto dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite sulla condizione dei diritti umani nel Paese africano. “La situazione è allarmante”, ha detto il presule, condannando “fermamente tutti gli atti di violenza, specialmente quelli che comportano la perdita di vite umane, e tutte le forme di violenza sessuale” che vengono perpetrati sul territorio congolese. Di qui, l’appello alle autorità locali affinché compiano ogni sforzo per porre fine a tali abusi.

La situazione del Paese

La Repubblica Democratica del Congo è, infatti, in fiamme: a maggio, il capo dello Stato Félix Tshisekedi ha dichiarato lo stato d’assedio nelle province del Nord Kivu e dell’Ituri, dove si sono verificati numerosi attacchi attribuiti alle Forze Democratiche Alleate (Adf), sigla originale di un gruppo di origine ugandese, che ultimamente ha dichiarato la sua adesione al così detto “Stato Islamico”. Negli ultimi tempi, inoltre, diversi luoghi di culto della diocesi di Mbuji-Mayi sono stati colpiti da numerosi atti di vandalismo, profanazione e furti di oggetti sacri. E ancora: il primo agosto, la residenza dell’arcivescovo di Kinshasa, il cardinale Fridolin Ambongo Besungu, è stata vandalizzata da alcuni giovani che hanno intonato slogan offensivi e lanciato pietre. A motivare le tensioni, ci sono le elezioni presidenziali del 2023 e la riorganizzazione della Commissione elettorale indipendente che il governo cerca di gestire a proprio favore, mentre la Chiesa la invoca libera e rappresentante di tutta la società.  

Putzer: la preoccupazione della Santa Sede

Le conseguenze di questa “instabilità politica e insicurezza” sono “devastanti sulla tutela dei diritti umani nel Paese”, ha affermato monsignor Putzer, sottolineando che “la Santa Sede è particolarmente preoccupata per gli attacchi alla Chiesa cattolica”, i quali costituiscono “un grave attacco alla libertà di religione e di espressione, ma anche una violazione della democrazia”. Di qui, l’invito a tutte le parti interessate affinché facciano in modo che “il processo elettorale del 2023 si svolga in modo libero, trasparente, inclusivo e democratico”, sulla base di “un consenso effettivo”. Il rappresentante vaticano si è detto preoccupato anche per il progetto di legge Tshiani: introdotto da Noël Tshiani, docente universitario vicino al presidente Tshisekedi, e depositato presso l’Assemblea nazionale l’8 luglio 2021, il disegno normativo è noto anche come “Legge sulla congolité”. Esso mira ad impedire l’accesso alla presidenza del Paese e ad altre alte cariche dello Stato a congolesi nati da un genitore non congolese. La proposta ha suscitato l’immediata reazione della Chiesa locale: il cardinale Ambongo l’ha bollata come “uno strumento di esclusione e divisione”. Parole cui ha fatto eco, ieri, monsignor Putzer, sottolineando come tale disegno di legge “rischi di destabilizzare e dividere ulteriormente il Paese e di minare la credibilità del processo elettorale”. “Qualsiasi tentativo di modificare il processo elettorale – ha aggiunto – dovrebbe essere condotto in modo non discriminatorio e trasparente, con il pieno impegno della società civile e in conformità con la Costituzione”.

Conflitti e pandemia colpiscono duramente il popolo

Quanto alla “politica della terra bruciata” che alcuni gruppi armati hanno avviato nell’Est del Paese, monsignor Putzer ha messo in guardia dalle “conseguenze umanitarie” che le situazioni di “conflitto prolungato” provocano: finora, infatti, sono stati “5,2 i milioni di sfollati nel Paese e migliaia i rifugiati congolesi rimpatriati, con la forza, dall’Angola”. A tutto questo si aggiunge la pandemia da Covid-19 che ad oggi ha lasciato sul campo non solo 54mila contagiati ed oltre 1000 morti, ma anche povertà, “scarsità di cibo e mancanza di un accesso equo all’assistenza sanitaria e alle vaccinazioni”. Il pensiero del presule è andato anche alle carceri che “in alcuni casi sono piene oltre il 500 per cento della loro capacità” e nelle quali il coronavirus si diffonde molto rapidamente. Di qui, l’appello finale del rappresentate della Santa Sede affinché si prendano “decisioni appropriate e tempestive per salvare il popolo congolese”, tutelandone i diritti umani e la dignità.