Ratzinger, i preti di strada sul papa emerito “incapace di relazionarsi con la gente”. Zanotelli: “Gesto più bello? Le dimissioni”

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“Il gesto più bello di Papa Benedetto, per il quale resterà nella storia, sono le sue dimissioni”, ma “è stato un pontefice intransigente, incapace di relazionarsi con la gente”. Il giorno dopo la morte di Joseph Ratzinger, 95 anni, non tutta la Chiesa ha parole solo di elogio. C’è anche chi, come il comboniano padre Alex Zanotelli o il fondatore di “Exodus” don Antonio Mazzi, lo ricordano con parresia. E se don Maurizio Patricello, parroco sotto scorta al Parco Verde a Caivano, parla del Papa emerito come “di un umile servitore della Chiesa che ci ha insegnato tanto di là di quello che abbiamo compreso”, padre Zanotelli non scorda luci e ombre del Santo Padre tedesco: “Era un intellettuale ed è rimasto tale fino alla fine, sempre. Ho parlato con tanti preti tedeschi che mi hanno confidato la sua incapacità a relazionarsi con la gente”.

Il missionario che ora vive al quartiere “Sanità” di Napoli non dimentica nemmeno le ferree posizioni dello scomparso Capo della Chiesa: “Ha fatto soffrire tanti teologi. Uno per tutti: Jacques Dupuis che ha scritto “Non sono un eretico” sul pluralismo religioso”. Le sue posizioni, a cavallo dell’anno 2000, gli costarono le critiche e l’indagine della Congregazione per la dottrina della fede, presieduta dall’allora cardinale Ratzinger: “Dupuis è morto piangendo. Benedetto XVI è stato integro ma duro. Ciò che ha sostenuto il teologo gesuita ora è stato sdoganato da Papa Francesco”. L’unico elogio dell’ex direttore di “Nigrizia” per il successore di Giovanni Paolo II è per aver lasciato la cattedra di San Pietro: “E’ stato coerente non solo perché non ce la faceva più, ma perché per la prima volta dopo centinaia di anni un Papa si faceva da parte. Non è stato un passaggio facile per lui”.

Sulla stessa lunghezza d’onda è don Mazzi, 93 anni, quasi coetaneo del pontefice scomparso. Ma la sua è una vita dedicata ai tossicodipendenti: “E’ stato una figura affascinante per i teologi, per i biblisti, ma mi sento più vicino a Francesco che ho incontrato la scorsa settimana”. Il prete veronese non vuole essere critico ma lo definisce “molto tedesco, molto teologico, oserei dire dall’altra parte rispetto all’attuale pastore della Chiesa”. Don Mazzi non l’ha mai incontrato personalmente ma ama riprendere il caso delle sue dimissioni: “E’ stata un’azione straordinaria, una scelta molto meditata e conoscendo la storia della Chiesa non ha fatto di testa sua, ma ha preso la decisione migliore”.

Ad avere un ricordo personale di Benedetto XVI è, invece, don Maurizio Patricello: “L’ho visto con i giornalisti di Avvenire. E’ indimenticabile la sua mano tenera, bianchissima. Solo la storia farà comprendere la grandezza di questo Papa che è arrivato dopo Karol Wojtyła che era molto mediatico. Ha lasciato il pontificato con coraggio, senza farsi influenzare da nessuno. Chi, dei nostri cattolicissimi fratelli, lo ha criticato, ha polemizzato su di lui, non l’ha capito e nemmeno io li comprendo”. Il sacerdote anti camorra fa memoria delle parole che Ratzinger, da cardinale, pronunciò alla Via Crucis celebrata al posto di Giovanni Paolo II, già molto ammalato: “Parlò di sporcizia nella Chiesa, a proposito della pedofilia”.