Quello sguardo di Madre per un mondo ricco di “domani”

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Debora Donnini – Città del Vaticano

“Dio non ha fatto a meno della Madre: a maggior ragione ne abbiamo bisogno noi”. Con questa affermazione Papa Francesco metteva in luce la centralità della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, che la Chiesa celebra il primo gennaio, in una delle omelie pronunciate nelle Messe per questa occasione. Speranza, fede, amore, ma anche pace, tenerezza, capacità di sostenere la sofferenza senza vacillare e di custodire meditando con Dio: sono le parole che spesso tornano nelle sue riflessioni. Il primo gennaio ricorre, infatti, la Giornata Mondiale della Pace, istituita da San Paolo VI con un messaggio datato 8 dicembre 1967 ed è stata celebrata per la prima volta nel 1968. E’ interessante notare come, anno dopo anno, Papa Francesco abbia dipanato diversi aspetti legati alla maternità divina di Maria, intrecciati fra loro, che puntano a tessere una società che sia capace di legami di fraternità.

Il dogma

Da ricordare che il primo dogma mariano formulato nella Chiesa fu proprio quello della “Madre di Dio”. Per combattere l’eresia di Nestorio – secondo cui Maria diede vita a un uomo, non a Dio, mentre Cristo era solo Theophoros, che in greco significa “portatore di Dio” – il Concilio di Efeso (431 d.C.) decretò che Gesù era una persona sola, non due persone distinte, completamente Dio e completamente uomo, e che la Maria è la Theotokos perché diede alla luce non un uomo, ma Dio come uomo.

Maria sostegno alla fede e alla missione

Fin nella sua prima omelia del primo gennaio, nel 2014, Francesco si richiamò a quell’antica assise ecumenica. “Si racconta – disse – che gli abitanti di Efeso, durante il Concilio, si radunassero ai lati della porta della basilica dove si riunivano i Vescovi e gridassero: ‘Madre di Dio!'”, che è il titolo principale della Madonna, un ruolo che la fede del popolo cristiano ha percepito da sempre e, chiedendo di definire ufficialmente questo titolo, dimostrò “di riconoscerne la divina maternità”, mostrando un atteggiamento sincero dei figli  che “conoscono bene la loro Madre, perché la amano con immensa tenerezza”. Ma di più, affermava il Papa, “è il sensus fidei del santo popolo fedele di Dio, che mai, nella sua unità, mai sbaglia”.

La Madre del Redentore ci precede e continuamente ci conferma nella fede, nella vocazione e nella missione. Con il suo esempio di umiltà e di disponibilità alla volontà di Dio ci aiuta a tradurre la nostra fede in un annuncio del Vangelo gioioso e senza frontiere. Così la nostra missione sarà feconda, perché è modellata sulla maternità di Maria. 

Non si può separare Cristo “dalla Chiesa”

“Cristo e la sua Madre sono inseparabili: tra loro esiste un rapporto strettissimo, come tra ogni figlio e la sua madre”, metteva in luce l’anno successivo, nel 2015, evidenziando che “non si può capire la salvezza operata da Gesù senza considerare la maternità della Chiesa”. La Vergine Maria, “Madre di Dio, è anche Madre della Chiesa e, per mezzo della Chiesa, è Madre di tutti gli uomini e di tutti i popoli”.  

E’ nella Chiesa che Gesù continua a compiere i suoi gesti di grazia che sono i Sacramenti. Questa azione e missione della Chiesa esprime la sua maternità. Infatti essa è come una madre che custodisce Gesù con tenerezza e lo dona a tutti con gioia e generosità. Nessuna manifestazione di Cristo, neanche la più mistica, può mai essere staccata dalla carne e dal sangue della Chiesa, dalla concretezza storica del Corpo di Cristo. Senza la Chiesa, Gesù Cristo finisce per ridursi a un’idea, a una morale, a un sentimento. Senza la Chiesa, il nostro rapporto con Cristo sarebbe in balia della nostra immaginazione, delle nostre interpretazioni, dei nostri umori.

Aiuto per cogliere il senso degli avvenimenti

“All’inizio di un nuovo anno, la Chiesa ci fa contemplare la divina Maternità di Maria quale icona di pace”, diceva Papa Francesco nel 2016, sottolineando il suo custodire meditando da cui attingere la fede:

Oggi ci offre la possibilità di cogliere il senso degli avvenimenti che toccano noi personalmente, le nostre famiglie, i nostri Paesi e il mondo intero. Dove non può arrivare la ragione dei filosofi né la trattativa della politica, là può giungere la forza della fede che porta la grazia del Vangelo di Cristo, e che può aprire sempre nuove vie alla ragione e alle trattative.

Una società senza madri sarebbe senza pietà

Dal 2017 il Papa si sofferma molto su aspetti che contraddistinguono la vita delle madri, mostrando così anche una vicinanza all’esperienza concreta, e anche dolorosa, di tante donne e di tante mamme, allargando lo sguardo alle conseguenze di una società senza madri. Il Papa ricorda, infatti, che iniziare l’anno facendo memoria della bontà di Dio nel volto materno di Maria, della Chiesa e delle nostre madri, “ci protegge dalla corrosiva malattia dell’orfanezza spirituale” che si vive quando l’anima “si sente senza madre”, quando si spegne il senso di appartenenza e invece ci si ripiega nel narcisismo. “Le madri – afferma – sono l’antidoto più forte contro le nostre tendenze individualistiche ed egoistiche”.

Una società senza madri sarebbe una società senza pietà, che ha lasciato il posto soltanto al calcolo e alla speculazione. Perché le madri, perfino nei momenti peggiori, sanno testimoniare la tenerezza, la dedizione incondizionata, la forza della speranza. Ho imparato molto da quelle madri che, avendo i figli in carcere o prostrati in un letto di ospedale o soggiogati dalla schiavitù della droga, col freddo e il caldo, con la pioggia e la siccità, non si arrendono e continuano a lottare per dare loro il meglio. O quelle madri che, nei campi-profughi, o addirittura in mezzo alla guerra, riescono ad abbracciare e a sostenere senza vacillare la sofferenza dei loro figli. Madri che danno letteralmente la vita perché nessuno dei figli si perda. Dove c’è la madre c’è unità, c’è appartenenza, appartenenza di figli.

Custodire e meditare

Ancora, il primo gennaio del 2018, Francesco rimarca il custodire e meditare di Maria che non ha tenuto nulla per sé, “niente ha rinchiuso nella solitudine o affogato nell’amarezza, tutto ha portato a Dio”:

Il dono della Madre, il dono di ogni madre e di ogni donna è tanto prezioso per la Chiesa, che è madre e donna. E mentre l’uomo spesso astrae, afferma e impone idee, la donna, la madre, sa custodire, collegare nel cuore, vivificare. Perché la fede non si riduca solo a idea o a dottrina, abbiamo bisogno, tutti, di un cuore di madre, che sappia custodire la tenerezza di Dio e ascoltare i palpiti dell’uomo.

La famiglia umana si fonda sulle madri

“La Madonna non è un optional: va accolta nella vita”, dice poi nel 2019, evidenziando la centralità dell’abbraccio e dello sguardo di madre per costruire il futuro:

Sguardo della Madre, sguardo delle madri. Un mondo che guarda al futuro senza sguardo materno è miope. Aumenterà pure i profitti, ma non saprà più vedere negli uomini dei figli. Ci saranno guadagni, ma non saranno per tutti. Abiteremo la stessa casa, ma non da fratelli. La famiglia umana si fonda sulle madri. Un mondo nel quale la tenerezza materna è relegata a mero sentimento potrà essere ricco di cose, ma non ricco di domani.

Ed è significativo per una società come la nostra che il Papa esorti a imparare dalle madri che “l’eroismo sta nel donarsi, la fortezza nell’aver pietà, la sapienza nella mitezza”.

La violenza contro la donna è profanazione di Dio

Con altrettanta chiarezza Papa Francesco ricorda, all’inizio di quest’anno, che per tessere di umanità le trame dei nostri giorni, “dobbiamo ripartire dalla donna”, esortando a iniziare il 2020 – che sarebbe poi stato un anno segnato dalla pandemia – “nel segno della Madonna” notando anche come le donne sono fonti di vita, eppure “sono continuamente offese, picchiate, violentate, indotte a prostituirsi e a sopprimere la vita che portano in grembo”. Una violenza, quella contro le donne, che più volte il Papa ha stigmatizzato con parole estremamente nette:

Ogni violenza inferta alla donna è una profanazione di Dio, nato da donna. Dal corpo di una donna è arrivata la salvezza per l’umanità: da come trattiamo il corpo della donna comprendiamo il nostro livello di umanità. Quante volte il corpo della donna viene sacrificato sugli altari profani della pubblicità, del guadagno, della pornografia, sfruttato come superficie da usare. Va liberato dal consumismo, va rispettato e onorato; è la carne più nobile del mondo, ha concepito e dato alla luce l’Amore che ci ha salvati! Oggi pure la maternità viene umiliata, perché l’unica crescita che interessa è quella economica. Ci sono madri, che rischiano viaggi impervi per cercare disperatamente di dare al frutto del grembo un futuro migliore e vengono giudicate numeri in esubero da persone che hanno la pancia piena, ma di cose, e il cuore vuoto di amore.

La Chiesa ha un cuore di madre

L’esortazione del Papa è dunque per la Chiesa quella di avvicinarsi a Maria per ritrovare la sua unità perché “il diavolo, cerca invece di dividerla, mettendo in primo piano le differenze, le ideologie, i pensieri di parte e i partiti”. “Ma – proseguiva – non capiamo la Chiesa se la guardiamo a partire dalle strutture, a partire dai programmi e dalle tendenze, dalle ideologie, dalle funzionalità: coglieremo qualcosa, ma non il cuore della Chiesa. Perché la Chiesa ha un cuore di madre”. 

E’ a partire, dunque, da questo cuore, che il Papa chiede di ripartire per costruire un mondo di persone che si sentano fratelli e sorelle, per costruire unità e pace, per la rivoluzione della tenerezza. E concludendo l’omelia, come ha fatto spesso anche per quelle precedenti, invita l’assemblea a ripetere quelle parole che suggellano questa Solennità così importante per il popolo cristiano: “Santa Madre di Dio, Santa Madre di Dio, Santa Madre di Dio!”.