Quaresima a Malta,i vescovi chiedono cura e solidaretà

Vatican News

Anna Poce – Città del Vaticano 

Nella lettera pastorale per la Quaresima, i vescovi di Malta e Gozo, ispirati dal messaggio dell’enciclica di Papa Francesco “Fratelli tutti”, hanno lanciato un appello ai maltesi per la costruzione di una società basata sulla cura e sulla solidarietà e hanno elogiato le tante persone che sono riuscite in modo concreto a dimostrare vicinanza, soprattutto in questo tempo di pandemia, a chi è più vulnerabile, cogliendo “le grida silenziose di chi soffre da solo”.

I vescovi hanno esortato i fedeli ad ascoltare il grido delle persone emarginate, vittime della “cultura dello scarto”, ricordando che solo se siamo veramente aperti all’amore di Dio e lo condividiamo con gli altri possiamo vivere la fraternità. Solo guardando gli altri come fratelli e non come nemici, possiamo “lavorare per una società senza muri e senza confini”, e solo così possiamo “sconfiggere il virus dell’individualismo”. La lettera, firmata da monsignor Charles Jude Scicluna, arcivescovo di Malta, monsignor Anton Teuma, vescovo di Gozo, e monsignor Joseph Galea-Curmi, vescovo ausiliare, parla di un lavoro fatto insieme e di una società in dialogo fondate sulla fratellanza e rimarca l’importanza di alimentare l’amicizia sociale. È il dialogo infatti che “rispetta, rafforza e ricerca la verità. Ci aiuta ad avvicinarci gli uni agli altri, a guardarci, ad ascoltarci, a sapere come vivere quella che Papa Francesco chiama ‘l’arte dell’ascolto’ degli altri”; è il dialogo che ci aiuta a capire quanto il prossimo, diverso da noi, rappresenti un dono e una ricchezza che aiutano a crescere; è il dialogo che ci permette di riconoscere le ferite che subiamo individualmente e come società: “tribalismo, razzismo, odio, violenza domestica, disgregazione familiare, usura, abuso di alcol e droghe, avidità e abuso di potere, e anche la rovina del nostro patrimonio naturale”. 

La fratellanza guarisce le ferite e costruisce una società in dialogo

Dobbiamo lavorare per guarire queste ferite  – sottolineano i presuli – e farlo nello spirito del perdono, laddove perdono “non significa dimenticare o permettere che la nostra esperienza dolorosa venga repressa dentro di noi, o rimanere in silenzio di fronte a ciò che è sbagliato e ingiusto. Perdonare significa non permettere alle esperienze negative che attraversiamo di renderci schiavi e condizionarci”. Il perdono infatti “ci libera dal circolo vizioso della vendetta mentre continuiamo a lavorare con tutto il cuore per la giustizia e la rettitudine”.

Come San Giuseppe: con la forza della fede in aiuto del prossimo

“Dobbiamo lavorare più duramente – continuano – per una cultura che rispetti la vita e la dignità di ogni essere umano. Ogni vita umana è preziosa, creata a immagine di Dio”, quindi nessuno può essere considerato “inutile, nessuno dovrebbe mai essere eliminato”. Per costruire una società della cura e della solidarietà, i presuli – per concludere – hanno invitato i fedeli a seguire l’esempio di San Giuseppe, il Custode della Sacra Famiglia, un uomo “che ha attraversato momenti di crisi e di sofferenza” e che  “come rifugiato, ha dovuto cercare riparo per la sua famiglia lontano dalla sua patria”. Tuttavia egli “ha sempre avuto una grande fede in Dio, ha sempre mostrato amore e gentilezza verso gli altri ed è sempre stato pronto ad aiutare”.

“Durante questa Quaresima – hanno concluso – chiediamo la sua protezione e intercessione affinché nel corso di questo anno aiuti tutti noi ad essere strumenti di amore e solidarietà nella società maltese”.