Processo in Vaticano, rinvio a gennaio. Pignatone: “Siamo un cantiere aperto”

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Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Dieci minuti, dalle 9.50 alle 10 in punto. Tanto è durata questa mattina l’udienza – la quinta dal 27 luglio ad oggi – del processo in Vaticano nell’aula polifunzionale dei Musei Vaticani sui presunti illeciti compiuti con i fondi della Santa Sede. “È chiaro che siamo in un cantiere aperto”, ha esordito il presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, fissando la prossima seduta al 25 gennaio 2022, alle 12, giorno in cui sarà forse possibile comunicare una data per le citazioni a giudizio o l’archiviazione eventualmente presentate dal Promotore di Giustizia circa i quattro indagati di cui era stato azzerato il rinvio a giudizio, dal momento che non erano stati interrogati in fase istruttoria.

Ripartire “da zero”  

Dopo metà febbraio, si spera “finalmente” – ha sottolineato Pignatone – di procedere alla riunione dei due ‘tronconi’ dei procedimenti: “Tutto sarà affrontato da zero, alla luce di quello che arriva di nuovo”, ha affermato il presidente del Tribunale vaticano, spiegando che tra due mesi l’intenzione è di “cominciare la trattazione”, quindi entrare nel vivo di un processo rimasto da luglio fermo alle schermaglie procedurali.

Rinvio al 25 gennaio

Il rimando di oggi è motivato dal fatto che “ad oggi, uno solo degli indagati invitati a comparire ha risposto alla convocazione e si è reso disponibile a rendere l’interrogatorio”, ha spiegato il promotore di Giustizia applicato, Gianluca Perone. E ha informato pure che “si conta di depositare entro il 20 gennaio le nuove richieste di rinvio a giudizio o archiviazione”. In mancanza di questi atti “non possiamo fare altro che rinviare”, ha replicato il presidente Pignatone, fissando la data per la prossima udienza al 25 gennaio. “Un’udienza – ha detto – ancora una volta di mero transito. Spero l’ultima”.

La nota del Promotore di Giustizia

Perone ha fatto inoltre sapere di aver consegnato questa mattina in udienza una memoria in cui vengono indicati i riferimenti e l’esatta collocazione delle carte che le difese ritengono invece essere mancanti. In una nota, diffusa a conclusione dell’udienza, il promotore applicato spiega più dettagliatamente: “Nell’esprimere apprezzamento per l’ordinaria dialettica tra le parti, accusa e difesa, che conferma la solidità dell’impianto processuale, si ribadisce che tutti i documenti fonte di prova erano stati depositati e sono rinvenibili negli atti del giudizio. Ad oggi, tuttavia, nessuno degli imputati ha chiesto di consultare le copie forensi”.

“Entro la metà di gennaio 2022 l’Ufficio del Promotore di Giustizia – si legge nella nota – ultimerà il supplemento di attività in ottemperanza a quanto disposto dal Tribunale con Ordinanza del 6 ottobre e, sulla base delle indagini effettuate e della documentazione acquisita, assumerà le conseguenti determinazioni in merito alle richieste di citazione a giudizio o di archiviazione per i capi d’accusa oggetto dell’Ordinanza”.

Trascrizione degli interrogatori audio-video

Dei sei imputati residui – sui dieci iniziali – era presente in aula solo il cardinale Giovanni Angelo Becciu. A inizio udienza, sempre Pignatone ha comunicato di aver disposto l’incarico per la trascrizione degli interrogatori audio-video registrati degli imputati del processo “così come era a luglio”. In primo luogo quello di monsignor Alberto Perlasca, all’epoca dei fatti capo ufficio amministrativo della prima sezione della Segreteria di Stato, considerato ora il “testimone chiave”. Il termine è fissato entro il 10 gennaio prossimo, giorno in cui saranno depositati i file di Perlasca e a seguire gli altri nove, “più brevi”. Luigi Panella, avvocato del finanziere Enrico Crasso, ha chiesto la possibilità di nominare un consulente tecnico che partecipi al lavoro di trascrizione; possibilità non prevista, tuttavia, dal Codice in vigore nello Stato della Città del Vaticano.

La posizione di Torzi

Dalla difesa è intervenuta anche la legale Ambra Giovene, difensore del broker Gianluigi Torzi, ribadendo la questione del legittimo impedimento del suo assistito: “Non è detenuto ma non può venire dall’Inghilterra in Italia, ha dei vincoli in Gran Bretagna”. Nei giorni scorsi era arrivato da un giudice inglese il primo via libera all’estradizione di Torzi, indagato dalla Procura di Roma per i reati di autoriciclaggio, emissione e annotazione di fatture per operazioni inesistenti.