Portogallo, al lavoro la nuova Commissione sugli abusi nella Chiesa

Vatican News

Anna Poce- Città del Vaticano

“Sei stato vittima di abusi sessuali durante la tua infanzia e adolescenza (fino all’età di 18 anni), praticati da membri della Chiesa cattolica portoghese o da persone che lavorano per essa? Dai la tua testimonianza. Fallo con la piena garanzia del nostro segreto professionale e del tuo anonimato”.
Si legge così nella nuova pagina online della Commissione indipendente, istituita dalla Conferenza episcopale portoghese nella sua ultima Assemblea Plenaria, svoltasi dall’8 all’11 novembre, a Fatima, per “chiarire nel migliore dei modi tutto ciò che può essere accaduto in Portogallo” dal periodo che va dal 1950 al 2022, in ambito di abusi sessuali contro i minori nella Chiesa. Una realtà che necessita accertamenti, nonché informazioni dettagliate – è stato sottolineato – su “dove, come, quando e da chi” le vittime siano state abusate.

Presentazione della squadra e del metodo di lavoro

Ieri pomeriggio, nella capitale portoghese, presso la Fondazione Calouste Gulbenkian, Pedro Strecht, coordinatore della Commissione e neuropsichiatra infantile, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione della squadra e del piano di lavoro dell’organizzazione, ha spiegato che le testimonianze delle vittime verranno raccolte attraverso un sondaggio online, utilizzando una linea aperta o via e-mail, e sarà possibile programmare un incontro faccia a faccia con i membri della Commissione, grazie ad un previo appuntamento telefonico. Identificando gli abusi commessi da membri della Chiesa cattolica o delle sue istituzioni, si spera di riuscire a “farsi un’idea dei numeri” dei casi avvenuti tra il 1950 e il 2022, e di analizzarne le caratteristiche e le situazioni, ha affermato in conferenza stampa Ana Nunes de Almeida, sociologa e ricercatrice presso l’Istituto di Scienze Sociali dell’Università di Lisbona. “Tutte le vittime, di ogni età, tutte le testimonianze contano per noi”, ha sottolineato la donna. L’organizzazione effettuerà, inoltre, un’analisi della documentazione presente nelle varie banche dati e archivi (APAV, IAC, Procura Generale), oltre che negli archivi stampa e storici delle diocesi. Álvaro Laborinho Lúcio, giudice in pensione presso la Corte suprema di giustizia ed ex ministro della Giustizia, ha spiegato che non si tratterà di una “indagine penale”, ma di una ricerca che coprirà l’intero periodo dal 1950 al 2022, e sarà necessario distinguere tra “denunce” e “testimonianze”. Per questo motivo è stato instaurato un “rapporto diretto” con la Procura generale. Egli ha precisato inoltre la completa autonomia del lavoro della Commissione dalla Chiesa cattolica. Daniel Sampaio, psichiatra, ha invece evidenziato l’importanza della comunicazione, facendo appello alla collaborazione dei media. Il membro della Commissione ha parlato della “profonda sofferenza” delle vittime, con conseguenze su ogni aspetto della vita. “La cosa più importante di questa comunicazione è ascoltare ciò che non è stato detto”, ha precisato, sottolineando che “è necessario dare tempo alle persone”.

“Dare voce al silenzio”

Motto dell’organizzazione, formata da un team di professionisti provenienti da diversi campi – dalla giustizia alle scienze sociali -, è infatti “Dare voce al silenzio”. La Commissione si propone così di raggiungere tutte le vittime degli abusi, chiedendo loro di parlare. “Invitiamo tutti coloro che possono essere stati vittime di questi crimini atroci di parlare, di raccontare finalmente e senza paura quello che gli è successo”, aveva affermato Strecht nel corso di una conferenza stampa – riporta l’agenzia ECCLESIA –, svoltasi lo scorso 2 dicembre a Lisbona. “Anche di fronte alle naturali esitazioni, del tutto accettabili di fronte a situazioni che possono durare da decenni, toccando ora argomenti che non si vogliono riproporre, vi prego di fidarvi della vostra voce interiore – aveva aggiunto – e dell’utilità di condividerla affinché nulla di simile possa continuare ad accadere”. Sottolineando come sia sempre più difficile per le vittime, con il passare degli anni, “osare parlare”, Strecht aveva spiegato come si conosca “sempre solo una piccola parte di tutto ciò che può essere accaduto nella realtà; cioè, ciò che alla fine emerge da qualsiasi studio o indagine non è mai tutto, ma piuttosto la parte possibile delle narrazioni”. Il medico, a dicembre, aveva presentato anche i principi guida del lavoro, “lungo e complesso”, che si svilupperà a partire da questo mese, sottolineando che non si sarebbe trattato di un lavoro di “indagine giudiziaria o penale”.

Costruire un futuro migliore

La Commissione, cui è richiesta “discrezione e segretezza” e la garanzia dell’anonimato a tutti coloro che vorranno collaborare, è organizzata in modo “autonomo e indipendente” dalla stessa Chiesa cattolica. Essa lavorerà con l’obiettivo di raccogliere le testimonianze di tutti coloro che vogliono denunciare gli abusi subiti e consegnerà un rapporto entro la fine dell’anno. “Non possiamo cambiare il passato – aveva continuato il neuropsichiatra a dicembre -, ma possiamo sempre costruire un futuro migliore, libero dal ripetersi di questo genere di situazioni con i vostri figli, nipoti, o semplicemente con tutti i bambini e gli adolescenti in cui possiamo certamente rivedere parti di noi stessi”. Strecht aveva anche chiesto un “atteggiamento costruttivo” che, partendo da una parola di scusa, portasse a un cambiamento culturale e a trasformazioni fondamentali.

Un cammino di verità

Da parte sua, monsignor José Ornelas, presidente della CEP e vescovo di Setúbal, parlando ai giornalisti, in quell’occasione, aveva sottolineato l’importanza della “conoscenza della realtà” per trovare soluzioni. Egli aveva precisato che proprio “con questo scopo in mente è stata creata questa Commissione indipendente per indagare”. Ammettendo l’esistenza di situazioni dolorose, il presule aveva espresso la speranza che questo “fosse un cammino di verità, senza pregiudizi o coperture”. “Posso affermare molto chiaramente – aveva detto il vescovo – che è questa realtà che vogliamo conoscere, nelle sue dimensioni, ma anche e soprattutto nei drammi che nasconde, per poter andare verso le persone che hanno subito queste tragedie, offrendo loro la possibilità di avere voce, di veder riconosciuta la loro giustizia e la loro dignità. È per queste persone che abbiamo intrapreso questo viaggio e sono la ragion d’essere fondamentale della Commissione”. Il vescovo di Setúbal aveva espresso la disponibilità della Chiesa cattolica a collaborare con il lavoro del nuovo organismo, con tutti “i mezzi necessari”, quando gli era stato chiesto della possibile apertura degli archivi storici.  “Come Chiesa in Portogallo – aveva concluso -, siamo i primi interessati a voler far luce su questo”. Il finanziamento della Commissione sarà a carico della CEP, pur essendo aperto ad altre collaborazioni della società civile.