Ponti ad Amman, un progetto per l’inclusione di cristiani iracheni

Vatican News

Francesca Sabatinelli e Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

L’inclusione dei cristiani iracheni richiedenti asilo presenti in Giordania, soprattutto nella capitale, è il cuore del progetto Ponti ad Amman, inaugurato oggi alla presenza del Patriarca latino di Gerusalemme monsignor Pierbattista Pizzaballa. Alla presentazione sono intervenuti anche il Rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli Mario Cornioli, Presidente dell’Associazione HAbibi VAltiberina e Paolo Favari in rappresentanza del Gemelli Medical Center (società benefit appartenente all’Università Cattolica attiva nel settore dei servizi sociali e sanitari).

Finalità del progetto

Il progetto inaugurato oggi è un sistema integrato di servizi medici e socio-educativi per i minori e le loro famiglie, che prevede – come viene spiegato in un comunicato – percorsi di formazione diretti ad insegnanti, counselors e famiglie irachene e giordane, in aggiunta ad un servizio di screening medico e psicologico di minori in difficoltà e all’organizzazione di incontri di educazione sanitaria per donne irachene e giordane. Monsignor Pizzaballa, per l’occasione, benedice la Casa Sacro Cuore, un edificio ristrutturato e riqualificato a Centro polifunzionale che, dal mese di settembre, ospiterà le attività previste dal progetto.

Il messaggio del cardinale Bassetti

Il presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), cardinale Gualtiero Bassetti, ricorda in un messaggio l’importanza del progetto “Ponti ad Amman”.  Già il nome, scrive il porporato, specifica il senso dei “Ponti” che vengono edificati: “Luoghi di incontro per l’inclusione di cristiani iracheni in Giordania: sistema integrato di servizi medici e socio-educativi per i minori e le loro famiglie”. “L’evento di oggi – spiega il cardinale – è anche occasione preziosa per fare memoria, rendere grazie e rinnovare l’impegno”.  In questi anni, sottolinea il cardinale Bassetti, abbiamo imparato quanto sia importante “fondare le nostre azioni sulla cultura dei ponti e non dei muri. Il popolo giordano ha dimostrato il calore e il sapore dell’accoglienza verso rifugiati palestinesi, iracheni e provenienti da altre aree di crisi, in particolare dalla vicina Siria. Una grande lezione di umanità, soprattutto per l’Europa”.

“Sono stato colpito dalla generosità del popolo giordano nel ricevere i profughi, tanti che fuggono dalla guerra, in quella zona. Che il Signore benedica questo popolo accogliente, lo benedica tanto! E noi dobbiamo pregare perché il Signore benedica questa accoglienza e chiedere a tutte le istituzioni internazionali di aiutare questo popolo in questo lavoro di accoglienza che fa” (Papa Francesco, Udienza generale 28 maggio 2014)”

Un altro punto indicato dal cardinale Bassetti nel suo messaggio è quello dell’inclusione. “Verso le sorelle e i fratelli in fuga da guerre e da persecuzioni occorre un approccio integrale, che sappia “accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. Questi quattro verbi, indicati da Papa Francesco, “restano la bussola per affrontare la sfida delle migrazioni, in Italia e in Europa”. Il terzo punto toccato dal porporato si lega ad una parola: casa. “Quando parliamo di casa – si legge nel messaggio del presidente della Cei- il pensiero subito corre ai posti dove siamo cresciuti, dove sono tuttora custoditi i nostri affetti. È difficile parlarne con chi è costretto a fuggire verso luoghi più sicuri. A ben vedere, però, la casa non esprime solo fisicità, ma racchiude anche le pulsazioni di un cuore che sa farsi dono per gli altri, senza tornaconto personale. La Casa Sacro Cuore indica questo impegno preciso: farsi prossimi, fasciare le ferite e prendersi cura”.

Un progetto finanziato dalla Cei

Ponti ad Amman, ideato dall’Università Cattolica nell’ambito delle iniziative promosse per celebrare il primo Centenario dalla sua fondazione, è finanziato dal Servizio per gli Interventi caritativi a favore del Terzo Mondo della Conferenza Episcopale Italiana, attraverso i fondi otto per mille, è supportato dal Gemelli Medical Center ed è coordinato, a nome del Patriarcato Latino, dall’Associazione Habibi Valtiberina, che da anni lavora in Medio-Oriente.

La forza della testimonianza cristiana

L’idea è nata da una richiesta di supporto da parte delle comunità locali che vivono in un contesto come quello della Giordania che si colloca tra i primi cinque Paesi del mondo ad ospitare un ingente numero di richiedenti asilo provenienti da zone in stato di crisi. La vita dei profughi iracheni in Giordania – è la conclusione – non è priva di difficoltà e criticità, si tratta di una minoranza non considerata che non ha accesso al sistema sanitario nazionale, né al sistema scolastico statale. Sono tutte persone che vivono una situazione di grande sofferenza, pur riuscendo a restare testimoni della fede cristiana.