Piera degli Esposti, le paure e la consolazione di quando entrava in una chiesa

Vatican News

Antonella Palermo – Città del Vaticano

Tanti fiori bianchi sopra e intorno al feretro, una foto nella quale regala uno dei suoi grandi sorrisi, e uno schermo con le immagini di lei che cammina per Roma. Inoltre, scatti di alcune delle sue più grandi prove d’attrice: è l’allestimento, nella sala della Protomoteca in Campidoglio a Roma, della camera ardente di Piera degli Esposti. Per renderle omaggio, si sono ritrovati amici e colleghi. Alle 11 la commemorazione laica sempre in Campidoglio.

Ministro Franceschini: profondità intellettuale senza snobismi

“Desidero esprimere vicinanza ai familiari e a quanti la hanno conosciuta, apprezzata e hanno potuto imparare dal suo talento magistrale”, scrive in un messaggio il ministro della Cultura Dario Franceschini. “Regina scalza – si legge – che sapeva coniugare qualità altissima e amore del pubblico, con profondità intellettuale ma senza snobismi. La forza della sua recitazione, frutto di impegno e passione, si univa a una straordinaria versatilità”. Il ministro auspica che il ricordo di “questa donna straordinaria, tenace e irreverente, possa tradursi, con il contributo delle istituzioni e della società, in un nuovo inizio, una stagione di crescita e ripartenza per lo spettacolo del nostro Paese”. Franceschini sottolinea la grande apertura per le nuove sfide che ha sempre caratterizzato Degli Esposti, la curiosità e la disponibilità verso la sperimentazione di linguaggi, registri e generi diversi.

La sua  voce

Il suo viso era di una espressività tale da poter essere paragonato a una maschera cubista. E riascoltare la voce di Piera Degli Esposti in una intervista realizzata per Radio Vaticana nel 2003 è stato come raccogliere nuovamente un racconto, segnato anche da punte contraddittorie, di una donna che non temeva di dire le sue paure, le sue ruvidità, la materia guerresca di cui credeva di esser fatta. Soprattutto, le ammissioni di aver intercettato tanto pubblico giovanile, desideroso di teatro ben fatto.

Ascolta l’intervista di archivio a Piera Degli Esposti

Come una maschera cubista

Una carriera trasversale, eclettica, quella di Piera Degli Esposti, scomparsa sabato scorso, all’età di 83 anni, dopo una lunga malattia. A teatro è cominciata nel 1969, con Antonio Calenda, in tv l’esordio risale a qualche anno prima, al 1966, con lo sceneggiato “Il conte di Montecristo”, che ebbe enorme successo. L’attrice affronta “Il circolo Pickwick” di Ugo Gregoretti, il film “Medea” con la regia di Pier Paolo Pasolini e “Sotto il segno dello scorpione”, diretto dai fratelli Taviani. A teatro si cimenta con registi come Scaparro, Guicciardini, Sequi e Massimo Castri. Nel 1980 ecco “Storia di Piera”, romanzo autobiografico scritto con la sua amica Dacia Maraini. All’inizio degli anni ’80 e’ diretta da Nanni Moretti e Cinzia TH Torrini, in seguito da Lina Wertmuller, che la sceglie in ben tre film. L’amore per il teatro resta intatto e così Piera vi lavora assiduamente, recitando in “Madre Coraggio”, “Prometeo” e lo “Stabat Mater”. Poi interpreta la Badessa nello sceneggiato di Salvatore Nocita “I promessi sposi” del 1989. Per “L’ora di religione”, di Bellocchio, vince il David di Donatello come migliore attrice non protagonista. C’è anche un percorso di regista di opera lirica nella sua carriera.

Arterfice di un teatro che ha attratto i giovani

Intervistammo Piera Degli Esposti dopo che ricevette il Premio Eschilo D’oro nel magnifico teatro greco di Siracusa. Subito ci disse quanto la rallegrasse dedurre che il teatro non fosse affatto in crisi: “E’ aumentata la rosa degli autori, è molto affettuoso il pubblico, soprattutto quello dei giovanissimi, si vanno aprendo scuole, quindi è un segnale molto incoraggiante”, spiegava. E raccontò, con una vena di sarcasmo, della sua emozione ancora più grande ripensando al fatto che lei fu “bocciata all’Accademia di Arte Drammatica, bocciata ai provini teatrali, bocciata un po’ ovunque, all’inizio”. Ammetteva, compiaciuta, che invece i tempi erano cambiati anche per lei e che quel riconoscimento poteva considerarsi la conferma di un modo di essere che aveva una sua forza. “Ci ha messo qualche tempo a venire alla luce, è stato contrastato, ma poi è venuto fuori”.

Un recitare ferito e ironico

Nel ’79 recitò Molly cara, l’ultimo monologo dell’Ulisse di Joyce. In quella circostanza, il maestro Eduardo De Filippo ebbe a dire, in veste di spettatore e di critico: “Questo è il verbo nuovo”. Aveva colto appieno la novità del suo recitare. “Una sintesi che mi fece piacere – diceva Piera – perché è una cosa rara”. E continuava ad accennare alla sua sofferenza che, “in qualche modo, io espongo, nel mio piccolo”. La sua voce al telefono andava giù e sù quando parlava di “una vita abbastanza provata. Questo si sente nel mio recitare. E’ un recitare ferito che credo arrivi al cuore. Siamo in un’epoca che pecca un po’ di superficialità. Tutto è diaframmato, nel video, per esempio. Arrivare dunque diretti e con ironia acquista una potenza che probabilmente attira anche i più giovani”. 

“In chiesa riscopro il senso delle proporzioni”

Quali ferite ancora si porta dentro?, le chiedevo. “Ho paura, e poi c’è la paura della paura… Perché si muore, perché il mondo è così lacerato, perché si riesce ad aiutare solo un quarto delle persone che si vorrebbe… Paura di ammalarsi, di non riuscire a essere sereni. Non riesco ad essere leggera. Sono fatta di un materiale forse troppo guerresco, direi quasi antico. Il teatro mi aiuta molto. Mi aiuta ad accettarle queste ferite. E in parte anche la Chiesa”. Piera confessava di non passare spesso in chiesa ma quelle volte in cui vi si recava beneficiava del silenzio: “In chiesa ritrovo le proporzioni”. E’ lo sguardo sul mondo che ti fa riconoscere oppure no i doni che sono per la vita. “Io non chiedo molto: chiedo di amare e la serenità. Perché è tanto quello che abbiamo intorno a noi, quando abbiamo la salute di vederlo. Il teatro, come le grandi cattedrali, ti ridà il senso delle proporzioni, appunto”.

Interpretò la Madonna: “Mi sentii rinascere”

La versatilità di Piera Degli Esposti l’ha portata ad interpretare i ruoli tratti dal teatro greco antico così come ruoli ironici, se pensiamo per esempio alle divertenti letture di Achille Campanile. L’attrice ebbe occasione anche di vestire i panni di Maria, la madre di Gesù, nella Rappresentazione della Passione, una sacra rappresentazione di origine medievale curata nel Cinquecento dalla copista Maria Jacoba Floria, rielaborata e diretta da Antonio Calenda. “L’aver interpretato una figura così complessa, grande, dolcissima è stato quasi un rinascere – ci rivelava Piera – come se fosse stata la prima volta che facevo teatro. Lo ricordo come un periodo di grande calma. Ho potuto piangere con lei, cosa che per un carattere come il mio era difficile. Sono stata cullata, tenuta in braccio da Maria”.