Pensare green da una prospettiva tutta al femminile

Vatican News

Devin Watkins e Benedetta Capelli – Città del Vaticano

La voce delle donne per offrire un nuovo orizzonte alle sfide che il cambiamento climatico impone. E’ una prospettiva tutta al femminile quella che arriva dal simposio in programma oggi a Roma, dalle 17, presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” che l’ha organizzato insieme all’Ambasciata d’Israele presso la Santa Sede e all’Associazione delle Donne in Vaticano (DIVA). L’evento dal titolo: “Pensare green insieme: una prospettiva femminile sul cambiamento climatico e la sostenibilità” sarà trasmesso anche in diretta streaming sul canale YouTube della facoltà.

Tra i relatori suor Alessandra Smerilli, segretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, la giornalista di Vatican News Fausta Speranza, suor Linda Pocher che insegna teologia fondamentale, mariologia e cristologia all’Auxilium. Prenderà parte anche la dottoressa Dalit Wolf Golan, vicedirettrice di Eco Peace Middle East, un’organizzazione che riunisce ambientalisti israeliani, palestinesi e giordani.

L’acqua, bene comune

Al centro dell’azione di Dalit Wolf Golan c’è il problema della mancanza di acqua potabile in Terra Santa, “una questione – afferma – sulla quale è necessario costruire un consenso”. “Alcune famiglie in Medio Oriente – spiega – vivono con un approvvigionamento idrico intermittente, con accesso all’acqua solo una volta alla settimana, una volta ogni 2-3 settimane o addirittura una volta ogni 3 mesi in estate”. Una difficoltà che incide profondamente sulla qualità della vita, in particolare delle donne che spesso non hanno un peso politico. “Quello che possiamo fare per colmare questo divario – aggiunge la vicepresidente – è assicurarci che le voci delle donne su questi temi siano ascoltate dai leader politici”.

Educare all’uso dell’acqua

Nella mission di EcoPeace Middle East c’è l’educazione della popolazione di Israele, Giordania e Palestina riguardo la realtà dell’acqua e su come il cambiamento climatico aggraverà la situazione. “La Palestina e Israele, ad esempio, hanno un’intesa sull’acqua – sottolinea Wolf Golan – che risale agli accordi di Oslo del 1995 e che assegna il 75% dell’acqua a Israele e il 25% alla Palestina”. Un accordo, aggiunge, che rimane invariato perché l’acqua è tra le 8 “questioni sullo status permanente” e che devono essere risolte tra Palestina e Israele. Dal 1995 ci sono stati dei cambiamenti: Israele, secondo la vice presidente, dispone di acqua più che sufficiente grazie all’aumento della capacità di desalinizzazione e alla capacità di riutilizzare le acque reflue.

Il peso dei leader religiosi

Il tema acqua, pur essendo così importante, genera diffidenza nella politica. Per Wolf Golan l’impegno è di lavorare insieme per soddisfare i bisogni di tutti. Un aiuto valido è rappresentato dalle differenti religioni che non sono “una barriera”. La responsabile ha ricordato che il fiume Giordano è sacro per il cristianesimo, l’islam e l’ebraismo, ma che attualmente scorre al 5% della sua antica portata. “È anche il simbolo di un problema – spiega – che non può essere risolto se non si lavora insieme”.