Chiesa Cattolica – Italiana

Pasqua nel Myanmar, il cardinale Bo: luoghi di culto colpiti, ma la Chiesa è tenace

Deborah Castellano Lubov e Antonella Palermo – Città del Vaticano

La Pasqua in Myanmar ha tinte che non brillano, ma la luce della speranza non si spegne ed è radicata fortemente in Cristo, Salvezza degli uomini. Tenui sono le luci che trapelano da questa regione del mondo dove ancora infuria la violenza e dove forte è la crisi dovuta alle migliaia di rifugiati che scappano da un clima socio-politico deteriorato. “Siamo ancora al Golgota del Calvario”, dice il cardinale Bo, che ricorda i fatti recenti a Mandalay, con il terrore innescato da un centinaio di militari che hanno fatto incursione nel complesso della cattedrale proprio mentre i fedeli stavano pregando la Via Crucis.

I militari non risparmiano i luoghi di culto

Nella regione di Sagaing anche i villaggi cattolici sono presi di mira dall’offensiva delle truppe governative. Nelle roccaforti cristiane di Chin e Kayah, l’esercito ha attaccato per mesi chiese di cattolici, battisti e altre confessioni cristiane, arrestando preti e pastori. In totale – riferisce Ucannews – quattro delle 16 diocesi cattoliche sono i luoghi della guerra civile. I profughi birmani vagano nella foresta, o trovano riparo nei campi, molti altri vengono respinti alla frontiera con la Thailandia. Il cardinale esprime tutta l’amarezza perché “gli sforzi per la pace sono stati finora vani”. E aggiunge: “Il dolore delle ultime ore di Gesù si riflette negli occhi e nei cuori delle madri i cui figli e mariti muoiono in Myanmar come in Ucraina”.

“Nella fede, siamo sicuri che la Via Dolorosa è la via attraverso la quale Dio vince il male e porta la pace”, spiega Bo. “Le preghiere del popolo durante questa Settimana Santa sono sentite. Non posso credere che Dio sia sordo”. Il porporato ammette che nessuno è risparmiato dal collasso dell’economia e dei servizi di base: più della metà della popolazione è ridotta in povertà e i prezzi del cibo stanno aumentando. Ma il risentimento più forte lo provano soprattutto i giovani, privati del futuro. “Tutto questo è uno spreco”.

“Fermate le uccisioni” 

Nonostante il buio della malvagità, la Chiesa non può ammettere discorsi di vendetta, scandisce il cardinale. Bo è consapevole che l’attenzione del mondo è concentrata in Ucraina, nondimeno denuncia che in Myanmar “i crimini commessi sono gli stessi, anche con le stesse armi di distruzione russe”. E ancora fa risuonare forte il suo appello: “Fermate le uccisioni!”. Poi il rammarico per le limitazioni che subiscono le principali agenzie umanitarie nel Paese, le quali, di fatto, non riescono a raggiungere le persone bisognose. “Noi, la Chiesa cattolica, cerchiamo di aiutare, con le nostre risorse, ma temiamo che Caritas Internationalis, impegnata in Ucraina, non possa aiutare altre vittime della guerra”. Il cardinale Bo – che di recente si è recato nello Stato di Kayah per ascoltare le esigenze degli sfollati – riferisce i dati dell’ultimo rapporto Onu: 520.000 sono i nuovi profughi in aggiunta ai 370.000 già cacciati dalle loro case.

Una Chiesa piccola ma tenace, fedeli alla Croce

Con onestà di cuore, Bo ammette che in uno scenario di questo genere “non c’è una soluzione o una salvezza rapida e facile”. Tuttavia fa presente che il popolo birmano ha già vissuto sette decenni di governo militare ed è sopravvissuto. “La gente non si lascia ingannare dalle bugie”, dice e sottolinea quanto ci si ingegni per restare a galla. “Come cristiani, troviamo speranza nel profondo mistero della follia della croce. Essere discepoli di Gesù non ci esime dalla morte, piuttosto ci chiede un morire quotidiano”. Lo sguardo si allarga all’area del sud est asiatico. Ad eccezione delle Filippine e di Timor Est, la Chiesa qui è una minoranza, eppure ha un’importanza che va oltre i suoi numeri e oltre le forme di governo – riconosce Bo – specialmente dove il personale è in grado di impegnarsi nell’istruzione, nell’assistenza sanitaria e nei servizi sociali. Evidenzia come le vocazioni stiano fiorendo nel sub-continente, specialmente in India, ma anche in Vietnam. “La profonda fede delle persone in questo tempo di prova è impressionante”, conclude.

E’ stata una Quaresima sentita in profondità

“Questa Quaresima l’abbiamo vissuta in modo più autentico e più profondo, al di là dell’abitudine. La Pasqua è ancora più significativa, ci rendiamo conto che le sofferenze non saranno eterne, guardando alla resurrezione”, racconta Frederik, un birmano ex guida turistica che diede assistenza come interprete in occasione del Viaggio apostolico di Papa Francesco nel Paese.

Ascolta l’intervista con Frederik

La situazione è deteriorata e anche la protesta – spiega – è diventata più armata. Condivide le stesse preoccupazioni del cardinale Bo, esprime profonda tristezza al pensiero di tanti luoghi di culto devastati e, guardando al conflitto in Ucraina dice: “Siamo incoraggiati dal loro coraggio nel difendere la libertà. Solidali con il popolo ucraino, preghiamo per loro ogni giorno in chiesa con rosari e intenzioni spontanee. Ma preghiamo anche per la Russia, la pace per tutto il mondo”.

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