Parte da Reggio Calabria “The Last 20”, summit per guardare il mondo “dal basso”

Vatican News

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Nell’anno che vede l’Italia nel ruolo di presidente del G20, il forum internazionale dei Paesi più ricchi e potenti del mondo, nasce dal sud della Penisola “The Last 20”, il primo summit “dal basso” per guardare il mondo con lo sguardo degli ultimi. In una serie di appuntamenti che inizieranno il 22 luglio a Reggio Calabria, associazioni, Ong, movimenti sociali e istituzioni locali si confronteranno sui grandi temi globali con i rappresentanti dei Paesi considerati gli “ultimi 20” del Pianeta per reddito, qualità della vita, condizioni socio-sanitarie.

Gli “ultimi 20”, dall’Afghanistan allo Yemen

I Paesi Last 20, secondo le statistiche della Nazioni Unite, non “poveri” ma piuttosto “impoveriti” da sfruttamento coloniale, guerre e conflitti etnici, catastrofi climatiche, sono Afghanistan, Burkina Faso, Burundi, Repubblica Centrafricana, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea, Etiopia, Gambia, Guinea Bissau, Libano, Liberia, Malawi, Mali, Mozambico, Niger, Sierra Leone, Somalia, Sud Sudan e Yemen. Diciassette si trovano in Africa, 3 in Asia.

Nel ricordo del sacrificio di Luca Attanasio

Il volto e la testimonianza dalla quale partirà questa iniziativa, che gli organizzatori vorrebbero rendere un appuntamento annuale, con un report sulla situazione degli “ultimi 20” è quello di Luca Attanasio, il primo ambasciatore italiano ucciso nell’adempimento delle sue funzioni, a soli 43 anni, il 22 febbraio nella Repubblica democratica del Congo. A cinque mesi dall’agguato al convoglio del Programma Alimentare Mondiale, che è costato la vita anche al carabiniere della scorta Vittorio Iacovacci e l’autista congolese Mustapha Milambo, la mattina del 22 luglio, a loro sarà intitolato il nuovo ponte che unisce Reggio Calabria al suo porto. Un ponte che ha un valore simbolico, perché unisce l’ultimo lembo della penisola italiana con il mare che ci porta nel Continente africano. Alla cerimonia saranno presenti la vice-ministra degli Esteri e della Cooperazione Internazionale Marina Sereni, l’ambasciatore della Repubblica Democratica del Congo in Italia, i familiari dell’ambasciatore e del carabiniere Iacovacci, e tutte le autorità locali.

Gli appuntamenti a Reggio Calabria, fino al 25 luglio

Dal pomeriggio del 22 Luglio, per tre giorni, si terranno, presso il Parco Ecolandia, un grande balcone sullo Stretto nella parte Nord della città, incontri e dibattiti con i rappresentanti di Ong, sindaci, docenti universitari, rappresentanti della comunità degli L20 presenti in Italia e nella Ue, sui temi relativi alla immigrazione, accoglienza, cooperazione decentrata, ruolo dell’Europa rispetto agli L20.

Le tappe a Roma, Abruzzo e Molise, Milano e S.M. di Leuca

“The Last 20” proseguirà dal 10 al 12 settembre a Roma, sulla questione della lotta alla fame e alla povertà, dal 17 al 21 settembre in Abruzzo e Molise sui temi del dialogo interreligioso e della pace, a Milano dal 22 al 26 settembre sulla questione della sanità, dell’impatto del mutamento climatico, della resilienza. Il summit itinerante si concluderà a Santa Maria di Leuca il 2-3 ottobre con la stesura di un documento da presentare nelle sedi internazionali. Tra i promotori delle cinque tappe, molte diocesi italiane, la Conferenza dei vescovi dell’Abruzzo e Molise e la Cei attraverso il suo ufficio per la pastorale del Tempo Libero, Turismo e Sport.

Perna: per guardare il mondo con gli occhi degli “ultimi”

Nella conferenza stampa online di presentazione, il coordinatore del Comitato promotore, Tonino Perna, vicesindaco di Reggio Calabria, ha sottolineato che “The Last 20” si propone di guardare il mondo con gli occhi degli “ultimi”, ed essere il termometro che misura al Pianeta, visto come organismo vivente, la “temperatura sociale, economica e ambientale”. Non accontentandosi dei dati medi globali ma prendendo a riferimento i Paesi Last 20 e gli indicatori della qualità della vita diversi dal Prodotto interno lordo, “che permettono di cogliere, analizzando i punti più sensibili del pianeta, i mutamenti che stiamo attraversando, andando così alla radice dei problemi e delle contraddizioni del nostro tempo”.

Ascolta l’intervento di Tonino Perna

Ogni anno un “Report Last 20” sulle parti più fragili del mondo

Si vuol affermare, ha chiarito Perna, che i Last 20 esistono e soprattutto “i Last 20 contano”. E formare un comitato che ogni anno presenti un “Report Last 20”, che dia conto della situazione con criteri scientifici, includendo fattori come le condizioni sociali ed economiche, l’ecosistema, la riduzione dei confitti. “Un’analisi a 360° sulle parti più fragili dell’umanità, per ribadire che il mondo si può cambiare e non solo dall’alto. Non ultima, la stesura di un documento comune che chieda alla Comunità internazionale e al G20 di farsi carico dei bisogni dei popoli e la creazione di una lobby permanente che faccia sentire la loro voce a livello internazionale”.

Tutti i temi, dal “climate change” a fame e povertà

Temi portanti di “The Last 20” saranno Il climate change e i suoi effetti su questi Paesi, in particolare su quelli dell’Africa sub-sahariana. La questione sanitaria in Paesi con una bassa aspettativa media di vita, debolissime strutture sanitarie e situazione aggravata da pandemia”. Quindi “la fame e l’impoverimento e la risposta dei soggetti sociali che resistono e si organizzano, come contadini, studenti, donne, artigiani. Immigrazione, accoglienza e intercultura per conoscere davvero questi Paesi, la loro storia e la loro cultura al di là degli stereotipi. Il ruolo dei corridoi umanitari e della cooperazione decentrata”. Infine “il ruolo politico di questi Paesi, per far sentire la voce degli ultimi”.

Partire dalla Calabria, “ultima” tra le Regioni italiane

“L’iniziativa è nata non a caso a Reggio Calabria – ha spiegato il vicesindaco – perché la Calabria è l’ultima Regione d’Italia da sempre, a guardare le statistiche dagli anni 50. Quindi ha questa sensibilità e lo sguardo che viene dagli ultimi”. Si tratta di capire, ha aggiunto, “che se l’Italia deve avere un futuro e risolvere i grandi problemi, non può lasciare fuori il mezzogiorno. Questo lo dicono tutti a parole, ma nei fatti il Recovery Fund non va proprio in questa direzione”. I Paesi del “Last 20” non sono ultimi perché sono incapaci, ha proseguito Perna, “ma sono stati resi ultimi dalle guerre, il mutamento climatico, le multinazionali del cibo che affamano chi produce e fanno grandi profitti”.

Attanasio: “L’umanità coinvolgente di mio figlio Luca”

Successivamente è intervenuto Salvatore Attanasio, padre dell’ambasciatore Luca, che ha ringraziato il Comune di Reggio Calabria per aver pensato alla figura di suo figlio, ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, ucciso in un agguato il 22 febbraio con un carabiniere della scorta e l’autista. Del figlio ha ricordato che “ha raggiunto le vette della diplomazia in pochissimo tempo. Era una persona solare, di una umanità coinvolgente, con un entusiasmo che coinvolgeva tutti coloro che entravano in contatto con lui. Ha un po’ innovato la diplomazia italiana, era una persona aperta, che aveva una grande capacità di ascolto, un ascolto vero, sincero, non di circostanza. Non lo dico io che sono il padre, ma le tantissime testimonianze di chi ha conosciuto Luca”.

Ascolta la testimonianza di Salvatore Attanasio

L’ associazione “Mama Sofia” per i bambini di strada

Luca Attanasio, ha proseguito il padre, era “una persona di grande umanità, anche perché insieme alla moglie Zakia aveva fondato in Congo l’associazione ‘Mama Sofia’, che si occupa di bambini di strada, perché uno dei progetti di Luca era quello di aumentare in Congo, soprattutto rivolgendosi ai più giovani, la cultura, l’educazione, la formazione. Diceva che bisogna partire dai più piccoli, le future generazioni che porteranno un nuovo sviluppo nella regione”.

“Ambasciatore di pace, costruttore di ponti”

Luca, ha detto ancora il padre Salvatore, “era un ambasciatore di pace, un costruttore, e non a caso gli viene intitolato un ponte. Pensiamo ai ponti che voleva costruire: ponti di aggregazione, di fratellanza.  Quando è scoppiata la pandemia si è così prodigato che è riuscito a far rimpatriare 300 persone dal Congo verso l’Europa, di cui 100 italiani. Anche altre ambasciate europee si sono rivolte a lui per far rimpatriare i connazionali. Questo lo sappiamo perché aveva inviato un audio di entusiasmo ai suoi amici, che poi è stato trasmesso durante il suo funerale”.

Luca continuerà a vivere nei suoi valori di fratellanza tra i popoli

“Noi genitori – ha confidato infine Salvatore Attanasio – non conoscevamo fino in fondo tutto il bene che lui ha fatto, ma lo abbiamo appreso purtroppo in questa triste circostanza attraverso le numerose testimonianze, sia dall’Italia che dall’estero, che ci sono arrivate. Luca voleva essere portatore di valori di solidarietà e di fratellanza tra i popoli. Questo suo messaggio deve continuare e deve essere un esempio per le future generazioni. Luca deve continuare a vivere con i suoi valori”.