Parolin: Matteo Ricci e Xu Guangqi, due scintille di luce, portatori della pace di Dio

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Il cardinale segretario di Stato ha inaugurato e benedetto, la sera del 9 maggio, sulla facciata della cattedrale di Macerata, città natale del celebre missionario gesuita, le statue di Ricci e del suo amico e discepolo cinese, dono delle comunità cattoliche cinesi alla diocesi. Nell’omelia della Messa, ha ricordato che la pace di Dio “è saper perdonare tutti, anche i nemici”

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

Padre Matteo Ricci, il gesuita evangelizzatore della Cina e il dottor Paolo Xu Guanqi, il più illustre convertito cinese e grande amico di Ricci, nel loro tempo, sono stati “una scintilla di luce, un centro di amore, un fermento vivificatore della massa” perché vissero “in comunione con Dio. Ora tocca a noi”. Ricordando che la pace vera è quella che viene da Dio, ed è “essere una sola cosa con Lui e saper perdonare tutti, anche i nemici”. Così il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, citando le parole dell’ enciclica Pacem In Terris di san Giovanni XXIII, pubblicata 60 anni fa “in un momento fatale per la pace nel mondo, difficile come quello che stiamo vivendo da più di un anno” rende omaggio alle figure del venerabile gesuita maceratese e del suo più grande amico cinese, nell’omelia della Messa che, nella cattedrale di San Giovanni a Macerata, precede l’inaugurazione e la benedizione delle due statue “di questi nostri amici”. Statue poste in due nicchie sulla facciata del tempio appena restaurato, e donata dall’associazione dei cattolici cinesi amici di padre Ricci e  Xu Guanqi.

Da culture diversissime, generarono nuova “amicizia sociale”

Il cardinale Parolin sottolinea anche che i due, pur “apparentendo a culture distanti e diversissime si incontrarono nell’amicizia e generarono amicizia sociale, non fingendo di essere uguali ma avvicinandosi nella vicendevole stima” ed affrontarono insieme una sfida anche oggi attuale. La sfida, “nel profondo rispetto della grandezza culturale della Cina, di condividere con il popolo cinese l’inestimabile dono del Vangelo, offerto come via di sapienza dal Signore a tutti gli uomini desiderosi di salvezza”.

La pace di Dio non ha fine, quella mondana “prima o poi termina”

Commentando il Vangelo che narra il congedo di Gesù dai discepoli, e il suo dono a loro della pace di Dio, il segretario di Stato ricorda che questa è “la remissione delle colpe offerta a noi peccatori tramite il Figlio, è essere una sola cosa con Lui e saper perdonare tutti, anche i nemici”. Non è una pace che il mondo è in grado di donare, perché la pace mondana è spesso frutto della forza. Come ha detto Papa Francesco, ricorda Parolin, “la pace del mondo prima o poi termina e devi cercartene un’altra, e spesso si basa sulla sofferenza di altri e sul loro sfruttamento”. La pace che Gesù dona è tutt’altro: “Ti fa uscire dal tuo isolamento, ti mette in movimento, ti porta agli altri”. Proprio come padre Ricci e la sua missione nella Cina del tempo rinascimentale.

Il vescovo Marconi: il legame di questa diocesi alla Chiesa cinese

Il cardinale segretario di Stato è arrivato a Macerata intorno alle 18, accolto dal vescovo Nazzareno Marconi, dal sindaco e dal presidente della Regione Marche. Prima della celebrazione, il presule ha ricordato al cardinale Parolin che quando andò a trovarlo 9 anni fa, appena nominato vescovo di Macerata, “lei mi disse che il legame tra questa città e la Chiesa cinese tramite Matteo Ricci è un fatto significativo e che avrebbe segnato la mia missione di pastore a Macerata”. Parole di valore profondo e profetico, ha commentato Marconi, aggiungendo che “Fede e bellezza sono le due ali grazie alle quali la nostra comunità e quelle di Shanghai e Pechino possono volare insieme”.  Il vescovo ha donato all’ospite una mitria con lo stemma episcopale del cardinale.

L’idea di un assessore di Shanghai, 12 anni fa

E’ stato un evento dall’alto valore artistico e culturale, ma soprattutto simbolico. La storia delle due statue inizia nel 2011 quando l’assessore di Xuhui (Shanghai), Song Haojie, in visita a Macerata con diversi studiosi cinesi, visita la cattedrale di San Giovanni, ancora chiusa per restauri. Sapendo che è la chiesa che conserva il ricordo dei Gesuiti e di Ricci, vedendo le due nicchie vuote sulla facciata, confida il suo sogno al sacerdote di Macerata, di origine cinese don Giovanni Battista Sun: “Padre Sun, sarebbe bello mettere qui due statue, una di Ricci, l’altra di Xu, come segno di amicizia e scambio internazionale”. Quella che sembrava un’idea impossibile, oggi si realizza. Questa idea si è riaffacciata alla mente dei protagonisti, durante la storia complessa e bella, dei recenti lavori di restauro di san Giovanni.

Il dono dei cattolici cinesi a Macerata

Un ruolo importante per realizzare il sogno di Song Haojie lo ha svolto la professoressa Rachel Zhu Xiaohong (con lei si terrà un collegamento video da Shanghai il 9 maggio) che non solo si è impegnata per la raccolta dei fondi per realizzare la statua di Xu, ma anche ha attivamente collaborato con diversi studiosi e discendenti di Xu Guangqi che vivono a Shanghai, compiendo scrupolose indagini storiche sugli abiti, il cappello, e gli ornamenti del grande ministro Xu dell’impero Ming. Questa di Macerata infatti è la prima statua intera che ritrae, da solo, Xu Guangqi, di cui ad oggi esistono in Cina solo busti o gruppi scultorei con più personaggi.