Parolin: il Papa sarà pellegrino di unità e fraternità

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Massimiliano Menichetti 

Ultimi preparativi sull’Isola di Cipro che domani accoglierà per la prima volta Papa Francesco, che dopo due giorni si sposterà in Grecia. Il viaggio, che si concluderà il 6 dicembre, vedrà il Santo Padre “pellegrino alle origini della Chiesa”. Il Papa porterà la luce e la speranza di Cristo, e l’esortazione – sottolinea il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede – “a trasformare il Mediterraneo da uno spazio che divide a un’occasione di incontro”. 

Eminenza con che spirito il Papa si appresta a partire?

Ce lo ha rivelato lui stesso nelle parole che ha rivolto ai due Paesi nei quali si recherà nei prossimi giorni. Ed è lo spirito dell’incontro che caratterizza un po’ tutti i viaggi del Papa, direi tutta la sua attività, proprio a partire dalle udienze e dalle altre iniziative qui a Roma, ovvero proprio questo desiderio di incontrare l’altro. Termina il suo videomessaggio dicendo: “Non vedo l’ora di venirvi a trovare, non vedo l’ora di incontrarvi”. Sottolinea molto bene questo spirito di incontro e di pellegrinaggio. Si sente pellegrino, pellegrino alle origini della Chiesa. Ricordiamo che questi Paesi sono stati segnati da itinerari apostolici di grandissima importanza, quelli che si riferiscono agli apostoli Barnaba e Paolo. È un ritornare a queste origini, “ritrovare – dice – la gioia del Vangelo”, che è un tema che ha percorso tutto il pontificato a cominciare dal primo documento. Il Papa, come sempre, affida il suo pellegrinaggio alla preghiera e chiede preghiere da parte di tutti. 

La prima tappa sarà a Cipro. L’isola vede dal 1974 la divisione delle due comunità, greco-cipriota e turco-cipriota. Il Papa ha espresso all’Angelus del 30 agosto del 2020 l’incoraggiamento della Santa Sede ai negoziati per la riunificazione. Che cosa significherà la presenza di Francesco in questa situazione?

È una situazione molto, molto delicata e preoccupante… Nell’aprile di quest’anno ci sono stati dei negoziati in Svizzera che hanno visto insieme il presidente della Repubblica di Cipro, le autorità della parte nord di Cipro, sotto gli auspici dell’Onu e con la presenza dei Paesi garanti che sono la Grecia, la Turchia e la Gran Bretagna. Purtroppo anche questo turno di negoziati non ha prodotto risultati soddisfacenti, concreti, praticamente si è concluso con un nulla di fatto. Credo che il Papa vada per ribadire la posizione, l’auspicio, l’esortazione della Santa Sede: cioè, che il problema di Cipro si possa risolvere attraverso un dialogo sincero e leale tra le parti coinvolte, tenendo conto sempre del bene di tutta l’isola. Quindi è un confermare la linea della Santa Sede, ribadendola sul posto, con l’auspicio che abbia un effetto diverso rispetto al proclamarla da lontano. 

Il Papa si sposterà poi in Grecia, patria della cultura classica, come ha ricordato nel videomessaggio per questa visita, sottolineando che l’Europa non può prescindere dal Mediterraneo, mare che ha visto il diffondersi del Vangelo e lo sviluppo di grandi civiltà…

Il Mediterraneo allontana, il Mediterraneo avvicina, però quello che deve essere lo sforzo di tutti i Paesi, di tutti i popoli che vivono attorno a questo bacino, è quello di trasformarlo da uno spazio che divide a un’occasione di incontro. Purtroppo, oggi, stiamo assistendo al fenomeno contrario: tante tensioni a livello geopolitico che hanno come centro il Mediterraneo e poi il fenomeno delle migrazioni. Il Papa dice una cosa molto bella che riprende un po’ l’idea che ha sviluppato durante il tempo della pandemia, cioè quando dice: “Siamo in una sola barca”… E qui dice: “Dobbiamo navigare insieme”. Secondo me, questo invito di navigare insieme vuol dire: guardate, abbiamo di fronte tanti problemi, abbiamo emergenze, come possono essere quelle della pandemia, dalla quale ancora non siamo ancora completamente usciti, come possono essere quelli del cambiamento climatico – in questi giorni a Glasgow lo abbiamo sentito – oppure abbiamo fenomeni che sono cronici, pensiamo alla guerra, pensiamo alla povertà, pensiamo alla fame… Ecco, di fronte a questi grandi fenomeni, a questi grandi problemi e difficoltà, dobbiamo fare fronte comune, avere un approccio comune, condiviso, multilaterale. È l’unica strada per riuscire a risolvere i problemi del mondo di oggi.

Quindi è un viaggio che parla a tutta l’umanità…

Direi che il Papa vuole parlare soprattutto all’Europa, invitandola a ritrovare le sue radici e a ritrovare la sua unità al di là delle diverse visioni che possono coesistere. E, nello stesso tempo, parla a tutta l’umanità perché penso che il fenomeno delle migrazioni proprio mette in causa, in discussione, in rilievo la nostra umanità: come ci avviciniamo a questa realtà, come ci avviciniamo alle persone. Il Papa in questi giorni ha insistito tanto su questo punto e sul quale credo tornerà ad insistere, anche legato alla visita a Lesbo, dove è stato cinque anni fa. Quindi un ritorno alle sorgenti, che sia un ritorno alle sorgenti della nostra umanità più vera.

Eminenza, qual è il suo auspicio per questo viaggio?

L’auspicio che posso esprimere è quello stesso che ha espresso il Papa e cioè che sia un viaggio di ritorno alle sorgenti del Vangelo, che sia un ritorno alle sorgenti della fraternità. Mi riferisco soprattutto all’incontro con i fratelli ortodossi, sia con la Chiesa ortodossa di Cipro sia con la Chiesa di Grecia, nelle persone del primate di Cipro e dell’arcivescovo di Atene. E poi evidentemente alle sorgenti della fraternità anche con i cattolici, il Papa lo dice chiaramente. Non sono molti ma sono vivaci, hanno una composizione multietnica, e anche in questo si vede la ricchezza della Chiesa cattolica. Poi un ritorno alle sorgenti, come dicevo, della nostra umanità. Credo che questi siano gli auspici che possiamo formulare per questa visita del Papa a Cipro e in Grecia.