Parolin ai giuristi cattolici: tutela per i nuovi deboli, i senza famiglia e i migranti

Vatican News

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

I soggetti deboli, i nuovi “ultimi” per i quali la legge deve garantire una tutela giuridica, sono oggi i nuovi orfani, bambini “chiamati alla vita al di fuori di un rapporto naturale e stabile tra un uomo e una donna”, o che “si trovano al mondo senza genitori o vivono nelle gelide realtà di una provetta”. E nuovi “stranieri” che per l’Antico Testamento “hanno diritto di essere trattati al pari dei cittadini” sono i migranti. A loro e ad altri “nuovi deboli” deve essere rivolta la tutela di un “diritto positivo adeguato, ispirato a principÎ solidaristici”.

La relazione in un videomessaggio, Parolin è a Cuneo

È il cuore dell’articolata relazione generale che il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, pronuncia all’apertura del 70.mo Congresso nazionale di studio dell’Unione giuristi cattolici, dal titolo “Gli ultimi: la tutela giuridica dei soggetti deboli”, che si svolge a Roma dal 9 all’11 dicembre, all’Istituto Patristico Augustinianum e all’Università Lumsa. Parolin invia un videomessaggio, perché è a Cuneo per presiedere i funerali dell’arcivescovo Aldo Giordano, nunzio apostolico presso l’Unione Europea, amico personale.

Il vero potere è il servizio, specialmente degli ultimi

Nella sua relazione, il segretario di Stato invita i membri dell’Unione giuristi cattolici, a porsi nella prospettiva…

…per cui il vero potere è il servizio: servizio di ogni persona, specialmente degli ultimi, specialmente cui sì, sono chiamati legislatori e pubblici amministratori, ma cui siete chiamati anche voi, studiosi ed operatori del diritto, nella misura in cui l’acquisizione delle vostre ricerche e delle vostre riflessioni potranno aiutare i primi nel migliore esercizio delle proprie funzioni.

Servizio di una Chiesa vicina ai dimenticati

Un servizio molto peculiare, al quale “siete chiamati in quanto giuristi cattolici”, sinfonico, per il cardinale Parolin, con il sogno di Papa Francesco, quando dice: “Mi piace una Chiesa inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti; desidero una Chiesa lieta con il volto di mamma che comprende, accompagna e accarezza”.

Quando la tutela del più forte ha preso la mano al legislatore

Presupposto che il diritto è sempre relazione tra i deboli, noi esseri umani comunque incompleti, la riflessione dei giuristi cattolici, per il segretario di Stato vaticano, deve analizzare la giustizia nel diritto positivo, per cogliere dove “le diverse debolezze in relazione non sono equamente garantite, dove la tutela del più forte nel rapporto ha preso la mano al legislatore”, cosicché il diritto è diventato legge come strumento di forza, “ius quia iussum” (“diritto perché imposto”). 

La tutela degli ultimi nella Costituzione italiana

Ma il titolo del congresso, nota ancora Parolin, “invita a ragionare sui più deboli tra i deboli”, che “per nascita o per le vicende della vita” sono “più bisognosi di protezione e promozione”. Le radici culturali fondate dalla civiltà giuridica medievale, che sottolineava “la responsabilità nei confronti dei più deboli”, hanno promosso la nascita del sistema detto “del welfare”. In Italia, sottolinea il segretario di Stato, “il problema degli ultimi” dal punto di vista giuridico è affidato “ai grandi principÎ che sono racchiusi nella Carta Costituzionale” in materia di famiglia, di istruzione, di sanità e di lavoro.

Rimuovere gli ostacoli che limitano l’uguaglianza dei cittadini

Quando l’articolo 3, al secondo comma, afferma che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ogni ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana, “si coglie la leva su cui fare forza per un diritto positivo a tutela dei soggetti deboli, disuguali per definizione, e quindi si coglie qui l’indirizzo per un programma di interventi – non solo normativi – volti a rimuovere gli ostacoli che discriminano e conseguentemente rendono più deboli”.

Solidarietà-carità è dare oltre il dovuto per legge

Il cardinale Parolin fa anche notare che poi, introducendo negli articoli successivi il principio di “solidarietà-carità”, che “altro non è che il dare oltre il dovuto, il superare le prescrizioni del diritto”, la Costituzione italiana mostra un tratto singolare “nella misura in cui appare porre come dovere un comportamento che, andando oltre ciò che è giuridicamente dovuto, esula dalla sfera della giuridicità”.

Giuristi cattolici, sempre aperti al dialogo con i non credenti

Il tema del Congresso dell’Unione giuristi cattolici, si legge nella presentazione, è ispirato dall’intento di “studiare e approfondire, attraverso l’analisi delle diversità, la fragilità, in quanto attributo, in sé e per sé, giuridicamente rilevante della persona”. Il convegno stesso “si cala nella tradizione dei giuristi cattolici che, da sempre aperti al dialogo fra credenti e non credenti, laici nel senso più alto del termine e fedeli al messaggio evangelico, si pongono in ascolto, comprensione e rispetto delle altrui opinioni”.  La sessione inaugurale di giovedì 9 dicembre inizia con l’indirizzo di saluto di Damiano Nocilla, presidente nazionale dell’Ugci, e di Francesco Bonini, magnifico rettore della Lumsa.

Il programma del Congresso dopo la relazione di Parolin

Dopo la relazione generale del cardinale Parolin, è previsto l’intervento di Giuliano Amato, vicepresidente della Corte Costituzionale, dal titolo “La solidarietà verso i soggetti deboli nella Costituzione della Repubblica”, mentre Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale, parla sul tema “Dalla diversità all’eguaglianza, attraverso la solidarietà”. Tre le sessioni in programma: la prima, nel pomeriggio di giovedì 9, sul tema “La persona debole”; la seconda, nella giornata di venerdì 10, sul tema “Violenza e persone vulnerabili”; la terza, conclusiva, sabato 11 dicembre, sul tema “Il deboli e la vita economica”. I partecipanti saranno ricevuti, il 10 dicembre, in udienza da Papa Francesco nell’Aula delle Benedizioni.