Parolin a Lourdes espone le linee guida della diplomazia vaticana

Vatican News

In Francia per la presentazione del premio Jacques Hamel assegnato dalla Federazione dei media cattolici in occasione delle 26 esime giornate dedicate a San Francesco di Sales, il Segretario di Stato ha ricordato che la pace non deve essere assenza di guerra, ma frutto di relazioni guiste. Nel pomeriggio, durante la Santa Messa, ha sottolineato come il comunicatore cattolico debba testimoniare Gesù con la sua vita

Michele Raviart – Città del Vaticano e Jean-Charels Putzolu – Lourdes, Francia

Riconciliazione, che ha bisogno del dialogo e del confronto per arrivare ad una giusta soluzioni dove tutti possano essere ugualmente vincitori, perché riconciliati. Verità, che implica di non falsificare le notizie e le informazioni a proprio vantaggio. Giustizia, che è il rispetto della dignità e dei diritti altrui. Solidarietà, che significa non lasciare nessuno indietro. Libertà, cioè l’aspirazione a poter essere se stessi come persona e come popolo. Sono queste le cinque linee guide dalla diplomazia della Santa Sede, esposte dal cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin a Lourdes per la presentazione del premio Jacques Hamel, istituito nel nome del sacerdote ucciso nel 2016 mentre celebrava Messa nella chiesa di Saint-Etienne a Rouvray.

Una pace che non sia assenza di guerra

La Santa Sede, ha spiegato Parolin, opera infatti nella scena internazionale “non per garantire una pace qualsiasi, che sarebbe percepita unicamente come l’assenza di guerra, ma per sostenere un’idea di pace quale frutto di relazioni giuste, del rispetto delle norme internazionali, della protezione dei diritti umani fondamentali, a cominciare da quelli dei più poveri e dei più vulnerabili”.

La crudeltà della terza guerra mondiale a pezzi

Da Giovanni XXIII, quando era ancora nunzio apostolico in Francia e parlava del ruolo della Chiesa di allontanare la storia “dal naufragio del mondo”, a Paolo VI per cui “la pace si afferma solamente con la pace” , fino ad arrivare a Papa Francesco, secondo cui la costruzione della pace si può costruire solo attraverso l’educazione e il dialogo, la riflessione che il Segretario di Stato consegna ai circa duecento rappresentanti dei media presenti a Lourdes e provenienti da tutto il mondo, arriva fino ad oggi, alla guerra in Ucraina, parte di quella” terza guerra mondiale a pezzi” in corso in questo mondo globalizzato e alle sue “inimmaginabili scene di crudeltà e distruzione”.

Il rischio di assuefazione alla guerra in Ucraina

“Di fronte alle immagini che ormai ci raggiungono quotidianamente, c’è il rischio di assuefazione”, sottolinea il porporato. “Finiamo quasi a non fare più caso alle notizie che ci arrivano o non ci arrivano sulle centinaia di attacchi omicidi ogni giorno, sulla pioggia di missili distruttivi – le armi intelligenti non esistono, ribadisce – e sulle tante vittime civili, sui bambini rimasti sotto le macerie, sui soldati uccisi, sulle vedove e gli orfani, sugli sfollati”.

L’economia non può prosperare nel sangue e nella fame

La politica, la finanza, l’economia e l’industria delle armi non possono prosperare “spargendo sangue o affamando intere popolazioni”, ha poi affermato il cardinale Pietro Parolin. I popoli chiedono “la pace, non la guerra; il pane, non le armi; la cura, non l’aggressione; la giustizia, non lo sfruttamento economico; il rispetto dei valori autentici, non la dittatura di un pensiero unico; la sincerità, non l’ipocrisia; la trasparenza, non la corruzione; le energie rinnovabili pulite per lo sviluppo, non le armi nucleari che minacciano le possibilità di un futuro per la nostra casa comune”.

La Messa a Lourdes

L’edizione 2023 del premio Jacques Hamel è andato a Christophe Chaland, del settimanale “Le Pèlerin”, per il suo reportage su padre Pierluigi Maccali e suoi due anni passati prigioniero dei jihadisti in Mali. Ed è proprio ai giornalisti cattolici che il cardinale Parolin si è rivolto durante la Messa celebrata questo pomeriggio a Lourdes, cercando di rispondere alla domanda che è anche il tema di queste 26 esime giornate internazionali dedicate a San Francesco di Sales:”Come possiamo noi, discepoli di Gesù Cristo, essere ascoltati in un mondo sempre più liquido, allergico all’evidenza ontologica di ogni essere e di ogni realtà, alla trascendenza della verità?”. Una domanda che per il Segretario di Stato serve a “rivitalizzare la missione a cui ogni battezzato è chiamato per natura, e più ancora coloro che hanno la missione di parlare, informare, trasmettere agli altri”.

Il comunicatore cattolico deve testimoniare Gesù

“L’essere proprio del giornalista o comunicatore cattolico”, infatti, “non deve essere conferito dall’esterno, ma dall’interno, dalla sua intimità con Gesù Cristo, dal suo amore per la Chiesa”, ha ricordato il cardinale Parolin. Pertanto, coloro che comunicano devono stringere un legame stretto con Cristo, sole di giustizia”. In un mondo “livellato, dove tutto sembra essere uguale, ricordiamoci dell’immenso, inestimabile valore della fede cattolica, dell’insuperabile dottrina e sapienza cristiana, che abbiamo il dovere di approfondire, vivere e trasmettere”, ha esortato.  L’invito è a rinnovare l’incontro con Gesù Cristo e a essere testimoni, che oggi vuol dire soprattutto “rafforzare il nostro attaccamento al Signore” e fare di lui il modello della nostra vita.