Paesi Baltici: trent’anni di indipendenza e di crescita economica

Vatican News

Marina Tomarro – Città del Vaticano

La Lituania è stata la prima dei tre Paesi a dichiarare nel 1991 la propria indipendenza da Mosca, ma molteplici sono state le manifestazioni che si sono succedute nelle tre Repubbliche in quegli anni, che sono andate sotto il nome di “Rivoluzione cantata”.  Alcune di queste dimostrazioni sono rimaste nella storia per la forte carica simbolica, come la “Via Baltica” del 23 agosto 1989: una catena umana di 600 chilometri che congiungeva Tallinn a Vilnius, passando per Riga. Nel 2004 le tre Repubbliche sono entrate ufficialmente nell’Unione Europea. E, se all’inizio vi fu una forte crescita economica, la situazione a causa della crisi del 2009, è diventata presto molto delicata ed instabile.

Tre Paesi con lo sguardo verso il futuro

“Questi Paesi in questi 30 anni hanno fatto tantissimi passi soprattutto in due direzioni” spiega il giornalista Fulvio Scaglione analista ed esperto dell’area. “Da un lato nel recupero della propria storia e dall’altro nel realizzare un ancoraggio con l’Occidente che col tempo è diventato saldissimo. Infatti oggi sono nell’Euro, e sono inseriti sia nell’Unione Europea, che nella Nato. Rimane comunque un rapporto controverso con la Russia, nonostante siano tutt’ora molto legati a questo Paese, sia dal punto di vista economico per gli scambi commerciali e per la circolazione delle finanze, che per la presenza di una componente di minoranza russofona, in Estonia del 25% della popolazione, ancora più importante in Lettonia dove siamo intorno al 26% e in Lituania intorno al 6%”.

Ascolta l’intervista a Fulvio Scaglione

A che punto l’integrazione europea di questi tre Paesi oggi?

R. – L’integrazione con l’Europa è forte e solida, soprattutto dal punto di vista economico, anche se credo che non si sentano sufficientemente protetti da un punto di vista strettamente militare.  

All’inizio hanno avuto una buona crescita economica seguita poi da una forte crisi. Ancora è così?

R .- Siamo di fronte a Paesi molto piccoli, anche dal punto di vista della popolazione. In questo momento non stanno andando male, hanno una discreta crescita e dei processi anche molto interessanti, sia per l’ambito economico, che con lo sviluppo globale della società. L’Estonia, per esempio, è l’unico Paese al mondo con un Presidente e un Primo ministro donna. Sono Paesi dove, per esempio, l’informatizzazione è molto avanzata, e che hanno avuto diverse fasi di sviluppo, ma che certamente continuano a essere solidi e soddisfatti.