Chiesa Cattolica – Italiana

Novant’anni di Radio Vaticana, le ragioni di una missione

ANDREA TORNIELLI

“La Radio Vaticana, istituita con lungimirante saggezza, sta al servizio del pensiero e della voce del Papa, per diffonderne gli echi con tempestiva celerità ed efficacia; ed è eloquente affermazione dell’indipendenza della Sede Apostolica, strumento di diffusione del magistero pontificio. Fin dal principio questo frutto della moderna tecnica fu inoltre al servizio della mutua unione tra i popoli, per il suo significato universale di fratellanza”. Le parole pronunciate il 12 febbraio 1961 da san Giovanni XXIII mantengono intatta la loro attualità nei giorni in cui Radio Vaticana celebra i suoi novant’anni e la Chiesa sta assimilando il messaggio dell’enciclica di Papa Francesco, “Fratelli tutti”.

Questo speciale compleanno dell’emittente voluta da Pio XI, costruita da Guglielmo Marconi e affidata ai padri gesuiti, cade in un momento difficile per la storia dell’umanità a causa della pandemia. La lotta contro il coronavirus che infetta i polmoni, e contro il virus dell’indifferenza che spesso ci impedisce di riconoscerci tutti fratelli, hanno ridefinito programmi, palinsesti e il significato di una missione. Nell’anno del Covid-19 l’emittente del Papa ha cercato di creare rete e di mettere in contatto le persone isolate a causa del lockdown. Ha raccontato le tante creative esperienze di bene che sono sorte nel mondo.

C’è un episodio che più di ogni altro ha segnato la storia di Radio Vaticana nell’ultimo anno. È la testimonianza di padre Luigi Maccalli, per due anni prigioniero di jihadisti tra Niger e Mali. Il missionario era entrato in possesso di una sgangherata radiolina concessagli dai suoi carcerieri: “Ho potuto ascoltare ogni sabato il commento al Vangelo della domenica da Radio Vaticana. Una volta anche la Messa in diretta… era proprio la messa del Papa di Pentecoste 2020”.

In queste parole ritroviamo le ragioni del servizio svolto dall’emittente, dai suoi tecnici e dai suoi redattori provenienti da 69 Paesi diversi, che quotidianamente trasmettono il messaggio del Successore di Pietro e i racconti di vita della Chiesa nel mondo, declinandoli nelle diverse lingue e culture, senza l’ossessione dell’audience, dei like o del protagonismo autoreferenziale. Rischi dai quali Papa Francesco aveva messo in guardia nel settembre 2019, ricevendo il Dicastero per la Comunicazione: “Come dovrà essere, la comunicazione? Una delle cose che voi non dovete fare, è pubblicità… Non dovete fare come fanno le imprese umane che cercano di avere più gente… Io vorrei che la nostra comunicazione sia cristiana e non un fattore di proselitismo”.

Seguendo questa indicazione, Radio Vaticana continua a portare il messaggio del Papa ai tanti padri Maccalli che negli angoli più sperduti della terra “bruciano” la loro vita per il Vangelo. E racconta al mondo, offrendole all’attenzione di tutti, le loro storie.

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