Chiesa Cattolica – Italiana

No alla schiavitù infantile: perché oggi lo diciamo ad alta voce

Andrea De Angelis – Città del Vaticano 

In nome di Iqbal Masih, pakistano, morto a soli 12 anni per aver cercato di promuovere la difesa dei bambini dallo sfruttamento lavorativo. Ucciso nella primavera del 1995. Grazie all’iniziativa promossa dal Movimento Culturale Cristiano, ogni 16 aprile si celebra la Giornata internazionale contro la schiavitù minorile. In questo giorno si alza la voce per chi ha diritto a vivere senza essere sfruttato. A giocare e studiare, a formarsi come cittadino. 

La storia di Iqbal

Iqbal Masih nacque nel 1983 a Muridke, in Pakistan, da una famiglia molto povera. A quattro anni lavorava già in una fornace, a cinque fu venduto ad un commerciante di tappeti. Fu quindi costretto a lavorare 10-12 ore al giorno, vittima anche della malnutrizione. A soli nove anni uscì di nascosto dalla fabbrica e partecipò insieme ad altri bambini a una manifestazione del Bonded Labour Liberation Front (BLLF). Ritornato nella fabbrica di tappeti, si rifiutò di continuare a lavorare malgrado le percosse. Il padrone sostenne che il debito della sua famiglia anziché diminuire fosse aumentato. La famiglia fu costretta dalle minacce ad abbandonare il villaggio; Iqbal, ospitato in un ostello della BLLF, ricominciò a studiare.

I diritti dei bambini

Dal 1993 cominciò a viaggiare e a partecipare a conferenze internazionali, sensibilizzando l’opinione pubblica sui diritti negati dei bambini lavoratori pakistani e contribuendo al dibattito sulla schiavitù mondiale e sui diritti internazionali dell’infanzia. Nel dicembre del 1994, appena undicenne, ricevette il premio Reebok Human Rights Award. all’Università di Boston. In Pakistan, intanto, vennero chiuse diverse fabbriche di tappeti: grazie ad Iqbal si prospettava un futuro diverso per tantissimi bambini. 

La morte 

Il 16 aprile 1995 Iqbal fu ucciso in Pakistan. Le testimonianza sull’accaduto sono diverse e contraddittorie: c’è chi come il BLLF attribuisce l’omicidio alla cosiddetta mafia dei tappeti, mentre altri ritengono che sia rimasto vittima di un litigio finito male con un agricoltore, altri ucciso alle spalle da un eroinomane. A non morire mai è stata la sua battaglia, che oggi continua attraverso associazioni e campagne di sensibilizzazione. In numerosi Paesi del mondo ad Iqbal Masih sono intitolate vie, piazze, giardini e scuole. A lui sono stati dedicati romanzi e film.

Dovranno rendere conto a Dio 

In numerose occasioni il Papa ha chiesto che venga vinta la battaglia contro la schiavitù minorile. “Tanta gente invece di farli giocare li fa schiavi: è una piaga questa. Una fanciullezza serena permette ai bambini di guardare con fiducia verso la vita e il domani. Guai a chi soffoca in loro lo slancio gioioso della speranza”, ammoniva Francesco nell’Udienza generale del 12 giugno 2013. “Voi pensate che questa gente che tratta le persone, che sfrutta le persone con il lavoro schiavo ha nel cuore l’amore di Dio?” affermava il Papa un anno dopo, all’Udienza generale di mercoledì 11 giugno 2014, nella catechesi dedicata al timore di Dio. “No, non hanno timore di Dio e non sono felici. Che il timore di Dio – aggiungeva – faccia loro comprendere che un giorno tutto finisce e che dovranno rendere conto a Dio”. Parlando poi al Corpo diplomatico presso la Santa Sede per

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