Chiesa Cattolica – Italiana

Nicaragua, i vescovi chiedono elezioni libere, eque e trasparenti

Isabella Piro – Città del Vaticano

Chiedono elezioni “libere, eque e trasparenti” i vescovi del Nicaragua, in una nota pubblicata sulla loro pagina Facebook ed intitolata “Il mio aiuto viene dal Signore”. Il Paese, infatti, si prepara alle presidenziali del prossimo 7 novembre in un clima teso, in cui non mancano leggi restrittive nei confronti dell’opposizione. “Di fronte a questa situazione – scrivono i presuli – ogni nicaraguense dovrebbe decidere e agire secondo la dignità interiore e inviolabile della sua coscienza, liberamente, per fare ciò che considera più giusto e conveniente in questo momento per il Paese”. Ricordando, poi, che “una democrazia autentica è frutto dell’accettazione convinta di determinati valori, quali la dignità di ogni persona, il rispetto dei diritti umani e la ricerca del bene comune come fine e criterio regolatore della vita politica”, la Conferenza episcopale nazionale (Cen) ribadisce: “Se non c’è un consenso generale su questi valori, il significato della democrazia si perde e la sua stabilità viene compromessa”.

Indipendenza e separazione dei poteri

Forte, poi, la sottolineatura dei vescovi in relazione al fatto che “l’istituzionalità non è secondaria in uno Stato democratico e in uno Stato di diritto, in cui l’esercizio del potere è soggetto al rispetto illimitato della legge ed è caratterizzato dall’indipendenza e dalla separazione dei poteri”. D’altronde, continua la nota episcopale, questi principî sono “condizioni fondamentali e indispensabili per l’esercizio di elezioni libere, eque e trasparenti”. I vescovi si dicono quindi vicini al popolo di Dio, insieme al quale camminano “con il cuore di pastori, sperimentando in prima persona le difficili situazioni che i nicaraguensi stanno vivendo”.

Vicinanza e preghiera per le sofferenze del popolo

“Vediamo, sentiamo e confermiamo il dolore di tanti”, affermano i vescovi, manifestando vicinanza “ai malati, alle famiglie disintegrate dalla migrazione forzata, ai disoccupati, ai rifugiati, agli esuli, a coloro che sono privati della libertà e alle loro famiglie”. Dalla Cen arriva infine un invito alla preghiera “che è la nostra forza” e che per questo “va intensificata”, dedicando più tempo all’Adorazione eucaristica, alla recita del Rosario, alle opere di carità e all’orazione comune in famiglia e nelle comunità.

Giustizia e perdono, pilastri della pace

Con questa nuova nota, la Chiesa cattolica nicaraguense torna, così, a far sentire la sua voce dopo i diversi appelli lanciati nei mesi scorsi: a luglio, ad esempio, i presuli avevano chiesto “il rispetto della volontà dei cittadini espressa in comizi liberi e il rispetto dei diritti umani di tutti i cittadini”, specialmente di coloro che sono “detenuti ingiustamente”, mentre l’11 giugno, Festa del Sacro Cuore di Gesù, la Cen aveva esortato gli elettori a “scegliere, in coscienza, rappresentanti che rispettino la dignità della persona, i diritti umani, la libertà, la vita dal concepimento fino alla morte naturale, e la famiglia naturale e tradizionale, come Dio l’ha creata”. Il tutto con l’obiettivo di “costruire un Nicaragua fondato sulla pace, sulla giustizia e sul rispetto dei diritti umani, rifiutando tutto ciò che è contrario a questi principî e lavorando tutti insieme, consapevoli del fatto che i pilastri della pace sono la giustizia e il perdono”.

4,5 milioni di cittadini chiamati alle urne

Da ricordare che il prossimo 7 novembre saranno circa 4,5 milioni i cittadini chiamati alle urne per eleggere non solo il presidente della Repubblica, ma anche 90 deputati dell’Assemblea nazionale e 20 membri del Parlamento centroamericano. In lizza per la poltrona di capo dello Stato c’è anche l’attuale presidente, Daniel Ortega, che cerca la rielezione per la terza volta, insieme a sua moglie, Rosario Murillo, come vicepresidente. Il processo elettorale è stato particolarmente travagliato a causa della promulgazione di leggi restrittive, l’annullamento dei partiti di opposizione e la detenzione di alcuni dei loro leader, per i quali lo scorso 20 ottobre l’Organizzazione degli Stati americani ha chiesto la scarcerazione immediata.

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