Fausta Speranza – Città del Vaticano
L’importanza strategica degli investimenti nelle aree rurali dei Paesi più poveri del mondo e le modalità con cui colmare il deficit di finanziamento dello sviluppo agricolo sono al centro della quarantaquattresima sessione del Consiglio dei Governatori del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (Ifad) che si è aperta mercoledì 17 febbraio a Roma. In un mondo scosso dai cambiamenti climatici e dalla pandemia di Covid-19, con il suo impatto devastante sull’economia e sulle società, gli investimenti nelle aree rurali assumono un ruolo fondamentale per la difesa e per la costruzione della stabilità e della pace.
Tra i partecipanti
Al dibattito tra esperti e funzionari dell’Ifad partecipano oggi anche alcuni capi di Stato o di governo come João Manuel Gonçalves Lourenço, presidente della Repubblica di Angola, Imran Ahmad Khan Niazi, primo ministro del Pakistan e Sabrina Dhowre Elba, ambasciatrice di buona volontà dell’Ifad e produttrice agricola.
La giusta scommessa nella tecnologia
L’Ifad, che da sempre combatte la povertà e la fame, sta affrontando sul campo gli effetti devastanti della pandemia oltre a quelli dei cambiamenti climatici, della disoccupazione giovanile e delle disuguaglianze. Dal dibattito di questi giorni emerge la necessità di una particolare attenzione alle soluzioni tecnologiche, ai modelli di finanziamento innovativi e ai nuovi partenariati del settore privato.
La conferma di Houngbo
Nel giorno di apertura dei lavori, il Consiglio dei Governatori del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (Ifad) e gli Stati membri hanno confermato Gilbert F. Houngbo alla presidenza per un secondo mandato. La nomina, si legge in una nota, “e’ un chiaro indice non solo del supporto ma anche del riconoscimento verso un leader che ha dimostrato con successo l’importanza dello sviluppo rurale a lungo termine quale soluzione chiave alle sfide globali che il mondo sta attualmente affrontando”.
In vista del Vertice mondiale sui sistemi agro-alimentari
Occorrono risorse adeguate e sufficienti per intervenire sul terreno, investire nell’economia rurale, nella sicurezza alimentare, nell’accesso al cibo e in cicli produttivi sostenibili. E’ quanto ha dichiarato il ministro degli esteri italiano, Luigi Di Maio, confermando che l’Italia, presidente di turno del G20, ha appena stanziato una somma di 84 milioni di euro destinata alla dodicesima ricapitalizzazione dell’Ifad. Si tratta di un aumento significativo del contributo, ha affermato Di Maio, aggiungendo che “sostenere e promuovere la trasformazione dei sistemi agro-alimentari é importante anche nella prospettiva di ricostruire meglio e in maniera sostenibile dopo la pandemia”. Di Maio ha quindi ricordato come l’agenzia dell’Onu sia partner chiave del Vertice delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari previsto a settembre, ricordando che ci sarà il pre-vertice a Roma dal 19 al 21 luglio. L’inviata speciale dell’Onu per il Vertice sui Sistemi Alimentari del 2021 è Agnes Kalibata.
Le donne, protagoniste di risposte costruttive di fronte alle crisi
Nelle aree rurali le donne sono le prime vittime delle crisi economiche e sociali, ma sono anche le protagoniste di straordinarie storie di rilancio, come spiega Silvia Sperandini, esperto tecnico di pari opportunità dell’Ifad:
Sperandini spiega come le giovani in particolare e le donne in genere siano quelle che più risentono delle conseguenze della pandemia, perché devono far fronte all’impoverimento di risorse, perché sono quelle che in genere si spostano per procacciarsi acqua o cibo nei mercati, e che dunque soffrono delle restrizioni, perché sono quelle che si stanno occupando dei malati in famiglia e dei bambini con le scuole sospese per il rischio dei contagi. E Sperandini conferma che purtroppo, nelle tensioni che si creano, sono sempre le donne quelle che subiscono di più le violenze domestiche. Ma Sperandini racconta che nei rapporti dell’Ifad emerge anche altro. Se è vero che le donne soffrono in prima linea il dramma dell’emergenza sociasanitaria ed economica è anche vero che là dove si trovano storie di cosiddetta resilienza, di risposta costruttiva, si trovano comunità innanzitutto di donne.
Due casi concreti
L’esperta dell’Ifad cita due casi in particolare: uno in Kenya dove un gruppo di donne per la crisi della produzione di riso ha avviato una produzione di farina di banane che risultano più facili da reperire e lavorare in questa fase e che hanno immesso nel circuito del mercato locale un prodotto nutriente. E poi racconta dell’ingegnosità con cui alcune donne ha dato vita insieme a una sorta di circuito di scambio di moneta alternativo ed efficiente nel momento in cui le restrizioni per il Covid-19 hanno impedito l’accesso a sportelli bancari e a uffici con connessioni internet. Il tutto viene gestito anche grazie ai programmi di supporto dell’Ifad ma Sperandini assicura che l’inventiva è venuta dalle donne.
Il fattore relazioni
Sperandini ricorda come da sempre le donne, che hanno un’attenzione particolare ai figli e al loro futuro, nella storia hanno sempre manifestato uno spirito attivo e concreto di risposta alle crisi. Nel contesto delle zone rurali povere del mondo che ha avuto modo di seguire, Sperandini sottolinea un aspetto che a suo avviso fa la differenza: la capacità delle donne in particolare e delle comunità in generale di vivere forti relazioni a livello di territorio locale che fanno sì che spesso la risposta è unitaria, comunitaria. E questo rende forti.