Chiesa Cattolica – Italiana

Natalità, invertire la rotta. Draghi: un’Italia senza figli è destinata a scomparire

Debora Donnini – Città del Vaticano

“Un’Italia senza figli è un’Italia che non crede e non progetta. È un’Italia destinata lentamente a invecchiare e scomparire”. Queste parole del presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, esprimono una consapevolezza di cui nel Paese si sta prendendo sempre più atto. Una consapevolezza suffragata dai dati che da anni accendono l’allarme dipingendo un Paese morente, colpito ulteriormente dalla pandemia: Nel 2020 sono nati 404mila bambini, il 30% in meno rispetto agli ultimi 12 anni, record negativo dall’unità d’Italia. Con 1,24 figli per donna contro i 2,1 che assicurerebbero un ricambio generazionale, l’Italia sta scomparendo progressivamente con ricadute drammatiche sul sistema pensionistico e sanitario ma anche con una penalizzazione del desiderio, che pure c’è, dei giovani di avere figli: l’80 per cento dei giovani italiani vorrebbero due o più figli.

Draghi: assegno unico misura epocale destinata permanere

L’assegno unico per le famiglie – sul quale il Forum delle associazioni familiari si è impegnato fortemente – “è una di quelle trasformazioni epocali” destinate a permanere, promette Draghi. Da luglio la misura entrerà in vigore per i lavoratori autonomi e i disoccupati, che oggi non hanno accesso agli assegni familiari. Nel 2022, la estenderemo – afferma – a tutti gli altri lavoratori. Ricordate anche le misure, previste nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, per giovani, donne e famiglie, tra cui “la realizzazione di asili nido e scuole per l’infanzia, l’estensione del tempo pieno e il potenziamento delle infrastrutture scolastiche”. Investimenti nelle politiche attive del lavoro, nelle competenze scientifiche e nell’apprendistato. Nel complesso, misure” da “venti miliardi circa. Prevista anche una clausola per incentivare le imprese” come condizione per partecipare al piano “a assumere più donne e giovani”.

Individualismo non è una vittoria

Un percorso che però non può non passare dalle madri. Il discorso di Draghi arriva a uno dei punti decisivi: “Si è guardato – afferma – alle donne che decidevano di avere figli come un fallimento, e all’individualismo come una vittoria”. Per il premier, “la consapevolezza dell’importanza di avere figli è un prodotto del miglioramento della condizione della donna, e non antitetico alla sua emancipazione” ma lo Stato deve accompagnarla questa nuova consapevolezza.

Da Palo: senza figli non c’è sviluppo sostenibile

Le parole di Draghi e del Papa, sono state precedute dall’introduzione del presidente del Forum delle Associazioni Familiari, Gigi De Palo, che con passione solleva da anni una questione, molto sentita a livello sociale, che oggi si concretizza con questi Stati generali della Natalità. Con il declino demografico che vive l’Italia, non ci sarà alcuno sviluppo sostenibile. Con la realtà dipinta dai dati si evidenzia, dunque, “un terremoto” che viene sottovalutato ma che ha già compromesso l’architrave della casa. “Ormai fare figli è diventato un lusso, se è vero che è una delle prime cause di povertà”, nota De Palo. Quello che prima era ricchezza, che lo è sempre stato, quando i Paesi sono cresciuti economicamente, oggi di fatto in Italia viene penalizzato. Si tratta dunque di “una questione sociale universale”, rimarca De Palo, anche di chi non ha figli perché avrà bisogno delle generazioni di domani per poter vivere. Senza contare che sono proprio i giovani di domani che porteranno innovazione. È dunque urgente cambiare mentalità: non si tratta di spesa ma di investimento. E rivolgendosi a Draghi, a nome di milioni di famiglie italiane, si appella: “facciamolo bene questo assegno” unico e universale. Bisogna quindi invertire la rotta, restituire speranza la Paese: “i figli – conclude – sono il segnale di un Paese che torna a desiderare e amare”.

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