Chiesa Cattolica – Italiana

Myanmar, vescovi: due settimane di preghiera per la guarigione del Paese

Lisa Zengarini – Città del Vaticano 

Almeno due settimane di preghiera continua per invocare tutti insieme, senza distinzione di credo, la guarigione del Paese. È l’invito rivoltolunedì scorso dai vescovi birmani in una lettera firmata dal cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon e presidente della Conferenza episcopale del Myanmar (Cbcm), insieme al segretario generale, monsignor John Saw Yaw Han. A causa del diffondersi della cosiddetta variante Delta del coronavirus e dell’instabilità politica del Paese asiatico dopo il colpo di Stato militare del 1.mo febbraio scorso, la situazione pandemica si fa sempre più drammatica.

“Uniamoci in un’unica comunità, superando le nostre varie identità religiose, lasciamo che la compassione diventi la religione comune in questi giorni bui”, si legge nell’appello che esorta in particolare i fedeli cattolici a chiedere l’intercessione del Signore con preghiere continue, adorazioni eucaristiche e catene del Rosario in famiglia e in comunità. “Bussiamo alle porte Dio per sciogliere i cuori di tutte le persone, per portare guarigione, pace e riconciliazione”, scrivono i vescovi birmani. 

Un sistema sanitario al collasso

Il sistema sanitario pubblico del Myanmar, già quasi inesistente prima della pandemia e del golpe militare, è praticamente al collasso. Da quando medici e infermieri si sono uniti al movimento di disobbedienza civile contro il regime, molti ospedali sono ormai completamente sguarniti di personale sanitario. Nelle prossime due settimane la metà dei 54 milioni di abitanti del Myanmar rischiano di essere contagiati dal Covid-19. Secondo il Ministero della Salute controllato dalla giunta, nelle ultime 24 ore si sono registrati 330 morti e 3.689 nuovi casi, portando il numero totale a 306.354 infezioni e 10.061 morti. Tuttavia, medici e volontari sul posto affermano che il numero effettivo di vittime è più alto.

Al Paese serve unità

Di fronte a questa situazione così drammatica, aggravata dalla sanguinosa repressione dei militari, i vescovi birmani rilanciano ancora una volta il loro accorato appello all’unità: “Basta conflitti e sfollamenti. L’unica guerra che dobbiamo condurre è contro il virus”, affermano. “Armiamoci solo di kit medici, ossigeno e altri supporti per la nostra amata gente”. Quindi, in conclusione, l’invito ad affidare le sorti del Paese al Signore: “In questo mare tempestoso di paura, disperazione, ansia e pandemia, il destino del nostro popolo è sempre più nelle mani di Dio. Lasciamo tendere la Sua mano perché benedica e protegga il popolo birmano”, conclude il messaggio.

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