Chiesa Cattolica – Italiana

Mostra Illegio 2021. “Cambiare”: capolavori artistici per ripensare il futuro

Adriana Masotti – Città del Vaticano

Sarà inaugurata domenica 16 maggio la 17.ma mostra d’arte di Illegio, frutto della partnership del borgo alpino della Carnia, in Friuli, con musei e collezionisti di tutta Europa e realizzata con il sostegno della Regione, di PromoturismoFVG e della Fondazione Friuli, insieme a 30 soggetti ed imprese che si sono schierati al fianco dell’opera culturale, sociale e spirituale che da anni vede protagonista la comunità di Illegio. Il tema scelto per questa edizione è una delle capacità umane più importanti: “Cambiare” e vuol essere un messaggio per il mondo messo duramente alla prova dalla pandemia, ma che vuol trovare il coraggio di rinascere e di ripensarsi.

Cambiare: un’esperienza fondamentale

“Lo stesso vivere è in fondo un esser pronti a cambiare”, si è detto nella presentazione della mostra, e ‘Cambiare’ è “un’avvincente meditazione su quest’esperienza fondamentale della nostra esistenza”. Diversi i cambiamenti: repentini o lenti, della natura e dei suoi colori con il mutare delle stagioni, o della vita umana, delle società e di ogni singola persona che, ad esempio, dalla fragilità del suo sbocciare nel grembo materno, superato il vigore della giovinezza, ritorna a sperimentare la fragilità della vecchiaia. Attraverso le 30 opere esposte, ha spiegato il curatore don Alessio Geretti, sarà possibile mettersi in ascolto di grandi artisti “che hanno imparato cosa significhi cambiare nella carne viva delle loro storie personali, piene di conquiste e di ferite, e facendoci riscoprire le storie narrate dalle più belle pagine della nostra civiltà: la mitologia classica, la Sacra Scrittura, la letteratura e il teatro, la storia delle rivoluzioni e delle trasformazioni dell’Occidente”.

Ad Illegio, William Robert Symonds: “La Principessa e il Ranocchio”

Capolavori esposti in quattro sezioni

Scorrendo mezzo millennio di bellezza, dal Cinquecento fino al Novecento, a Illegio si potranno ammirare un Tintoretto, due Antoon Van Dyck, due Claude Monet e un Giacomo Balla. La maggior parte dei lavori esposti sono opere mai vista prima in Italia, alcune totalmente inedite. Tra queste, ed è l’annuncio dato in conferenza stampa, spicca un quadro di Pablo Picasso, un pregevole dipinto di collezione privata che costituisce una delle numerose declinazioni ritrattistiche del volto di Dora Maar realizzate dal pittore durante la loro relazione. Quattro le sezioni del percorso espositivo che declinano il tema scelto. Per visitare la mostra è necessaria la prenotazione attraverso il telefono o la mail (mostra@illegio.it) o l’apposita sezione del sito www.illegio.it.
Punto di forza dell’esposizione di Illegio, come lo scorso anno, è anche la grande attenzione con cui essa è stata impostata per consentire a tutti di viverla “a rischio zero”. 

Nella mostra ad Illegio: Claude Monet, “Alberi a bordo d’acqua, primavera a Giverny”

Don Geretti: racconti di cambiamenti per guardare avanti 

Dal riscatto degli oppressi, fino al superamento del tempo nella destinazione finale dell’umanità, “è la stessa fede biblica – osserva don Alessio Geretti – a spingere l’uomo a vivere guardando avanti”, mai disperando. E, afferma ancora, “mai come in questo momento storico abbiamo bisogno di imparare a farlo con nuova passione. E questa mostra tenterà di suggerire la via, rammentandoci che si dipingono racconti di cambiamenti per non lasciarci cambiare in peggio l’anima dalle brutte storie che abbiamo passato, o dalla rassegnazione, o dalla superficialità”. Questo uno degli obiettivi dell’esposizione di Illegio, come spiega lo stesso curatore al microfono di Vatican News: 

Ascolta l’intervista a don Alessio Geretti

R. – Sì, per certi versi, almeno, è proprio così perché mai come in questo momento per lasciarsi definitivamente alle spalle la piaga di questa pandemia, con tutte le sue conseguenze, e per dar vita, diciamo, ad una stagione di rinascita, è necessario anche saperci rinnovare. Ci saranno attività e ambiti della nostra vita che non potranno comunque tornare semplicemente come prima, come niente fosse accaduto, quindi a maggior ragione in un momento come questo, sapere cambiare, sapere in che modo cambiare, e allo stesso tempo anche sapere su che cosa non si deve cambiare, su che cosa è importante rimanere fedeli e convinti, e in che misura non dobbiamo lasciarci cambiare da ciò che ci è capitato, che potrebbe farci venir meno entusiasmo e creatività, è assolutamente urgente. E in parte la mostra vuole offrire qualche suggerimento e qualche spunto di saggezza in questa direzione. Però, come dicevo all’inizio, solo in parte la ragione di questo tema della mostra di illegio è legata alla situazione contingente, perché in gran misura è legata alla condizione dell’uomo, della vita, dell’universo e del cosmo intero. Cambiare è la modalità propria di essere delle realtà di questo mondo, e noi lo sperimentiamo perché cresciamo, impariamo, ci sviluppiamo, magari purtroppo anche sbagliamo, può anche esserci purtroppo una corruzione e una decadenza nella nostra vita, e il tempo passa e chiarisce alcune cose, ci fa scoprire altre, cambiando la nostra percezione della gerarchia dei valori. In fondo cambiare è qualche cosa di inevitabile. Non tutto cambia nella nostra esistenza, però cambiare è fondamentale e, tra l’altro, ci accorgiamo che ogni tanto qualche resistenza al cambiamento si fa sentire dentro di noi e dobbiamo saperla superare. La mostra parlerà di tutto questo con l’incanto della bellezza di opere d’arte meravigliose.

“Cambiare” è un tema molto vasto. Quali sono stati i criteri della scelta delle 30 opere esposte?

R. –  Ci è parso importante articolare questo grande tema in quattro tempi di meditazione: un primo tempo dedicato ai cambiamenti della realtà del mondo esterno, un secondo dedicato al cambiamento dell’uomo, un terzo tempo dedicato alle forze che cambiano il mondo fuori e dentro di noi, e un quarto dedicato al cambiamento dell’arte stessa che adotta linguaggi molto diversi da stagione a stagione, e questo ha dei motivi che vanno scoperti e approfonditi. Nella prima parte, quindi, abbiamo raccolto opere che raccontano di rivoluzioni, insurrezioni, scioperi, rivolte, rigurgiti di indipendenza magari stroncati violentemente dagli oppressori, e anche vicende di migrazione oppure di cataclismi che si abbattono improvvisi sulla povera gente obbligandola a riposizionarsi e a cambiare tutto. Opere che da una parte mostrano il piglio deciso di chi lotta per ciò in cui crede perchè vuole cambiare il mondo, quando si accorge che c’è qualcosa di ingiusto, oppure quello di persone coraggiose che quando succede qualcosa di doloroso non si arrendono. Poi ci sono le opere che raccontano le metamorfosi del mondo antico, le fiabe senza tempo che hanno descritto in mille modi la trasformazione dell’essere umano ad opera di varie energie che possono agire dentro il nostro cuore. Quindi la terza parte della nostra esposizione raccoglie opere che mostrano grazia, peccato, malvagità tutto quello che in qualche modo ci può trasformare l’esistenza. Infine, nell’ultima parte, si passa dal pennello delicato e dolce degli impressionisti, all’innovazione di stile e di linguaggio di Giacomo Balla o di Picasso, fino al taglio sulla tela di Lucio Fontana, proprio interrogandoci su come, tra l’altro nel giro di pochi decenni, sia completamente cambiato linguaggio nel mondo dell’arte.

In che modo l’arte e la sua storia possono aiutarci nel ripensarci, nel guardare al futuro?

R. – Intanto l’arte ci mostra qualche cosa del mondo o della realtà in modo da farcene meravigliare ed emozionare, e quindi ci fa riflettere, e poi risveglia dentro di noi il desiderio dell’infinito perché ogni contatto con la bellezza e con la grandezza ci fa spingere un pochino il cuore al di là dell’istante che stiamo vivendo e che ci ha dato un’ebbrezza speciale, e così ci rendiamo conto di essere fatti per trovare tutte le risposte a tutte le domande e non solo a quelle che abbiamo iniziato a farci davanti a un quadro. Ci ricorda che siamo fatti per una bellezza che non sfiorisce, non solo per quella di una opera d’arte. E così l’uomo viene quasi costretto a percepire la sua apertura all’immensità e questo torna molto utile in questo nostro tempo che molte volte ci obbliga alla fretta e alla distrazione, facendoci credere che si vive soltanto delle cose materiali.

Illegio, una località della montagna carnica “dove la bellezza si fa comunità” è stato detto. Ci spiega il perché?

R. – Bisognerebbe vedere come nascono le mostre ad Illegio. Perché non è soltanto il lavoro scientifico e progettuale del pensare ad un tema, individuare le opere e ottenerle. C’è proprio un coinvolgimento della comunità, per cui a predisporre gli ambienti per le opere d’arte, sono giovani e persone del paese, a preparare tutto ciò che serve per accogliere decine di migliaia di visitatori sono i volontari del paese, a fare i cassieri, a lavorare al bookshop o a fare le giovani guide alla mostra sono persone di questa comunità che si sono lasciate coinvolgere in questa appassionante avventura, e poi c’è tutto il riflesso… Perché anche la vecchietta che sta in cima al borgo, quando vede il visitatore che dopo la sua esperienza ad Illegio attende i mezzi pubblici per tornare alla sua terra d’origine, magari si avvicina chiedendo da dove viene, e a volte se desidera per caso un caffè: succede a Illegio che è un paese vero e quindi molta gente che arriva qui prima di tutto sbalordendosi perchè non si aspetterebbe di trovare opere di così grandi firme in un posto così piccolo, poi è due volte stupita, non solo della mostra, ma anche per questo clima che sembra quasi da favola e che, invece, qui è normale.

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