Missionari martiri: pagine di Vangelo che parlano all’uomo di oggi

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Amedeo Lomonaco – Città del Vangelo

Il 24 marzo del 1980, mentre celebrava l’Eucarestia, veniva ucciso nel piccolo Stato centroamericano di El Salvador, l’arcivescovo monsignor Oscar Romero. Da questa data prende ispirazione la celebrazione di una Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri, nata nel 1993 per iniziativa dell’allora Movimento Giovanile Missionario, diventato oggi Missio Giovani. Da allora si rinnova, ogni anno, uno speciale evento di preghiera per ricordare tutti i testimoni del Vangelo uccisi in varie parti del mondo. La 30.ma Giornata in memoria dei missionari martiri è incentrata sul tema: “Voce del Verbo”.

Testimoni di vera accoglienza

I missionari annunciano il Vangelo anche nelle periferie più remote del mondo. Testimoniano, anche donando la vita, la loro fede accanto a popoli perseguitati e a quanti soffrono per la fame, la guerra e la miseria. La Giornata del 24 marzo è una occasione per fare memoria di chi ha speso e ha dato la propria vita per la missione. Tra questi padre Olivier Maire, superiore provinciale della Congregazione dei Missionari Monfortani, ucciso il 9 agosto del 2021 in Francia da un uomo con turbe psichiatriche, un rifugiato ruandese al quale aveva dato ospitalità.

Difensori di diritti negati

Don René Bayang Regalado è stato assassinato il 24 gennaio del 2021 mentre stava rientrando al Seminario San Giovanni XXIII nel villaggio di Patpat, sull’isola di Mindanao, nel sud delle Filippine. Era anche conosciuto come “Paring Bukidnon” (“sacerdote di montagna”), in quanto spesso visitava le comunità più isolate, sostenendo i diritti degli agricoltori. Sosteneva le questioni legate alla vita e alle urgenze dei contadini e promuoveva l’agricoltura biologica e sostenibile. Prima di essere ucciso, aveva ricevuto minacce di morte.

Vicini ai poveri e ai più piccoli

Nadia de Munari, missionaria laica, è stata assisanata in Perù il 24 aprile del 2021 dopo essere stata aggredita con un machete. Aiutava i poveri e gestiva alcuni asili e una scuola elementare del movimento Operazione Mato Grosso, fondato da don Ugo De Censi. “C’è sempre qualcuno di più povero – diceva Nadia de Munari – al quale puoi dare un sorriso, puoi dare un aiuto, puoi dare una mano. Anche se non hai niente, qualcosa puoi sempre donare: una preghiera una parola, una vicinanza, un gesto di affetto, un abbraccio”. Quelle di  padre Olivier Maire, don René Bayang Regalado e Nadia de Munari sono solo alcune delle storie di missionari che, recentemente, hanno subito il martirio.

Nel 2021 ventidue vittime

Secondo i dati raccolti dall’Agenzia Fides, nell’anno 2021 sono stati uccisi nel mondo 22 missionari: 13 sacerdoti, 1 religioso, 2 religiose, 6 laici. Riguardo alla ripartizione per continenti, il numero più elevato si registra in Africa con 11 vittime (7 sacerdoti, 2 suore e 2 laici), seguita dall’America con 7 (4 preti, un religioso e 2 laici), l’Asia con 3 (1 prete e 2 laici) e l’Europa con una vittima (un sacerdote).

Veglia di preghiera

Per ricordare i missionari martiri, il 24 marzo alle 18.30 si tiene nella basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, la veglia di preghiera organizzata dall’Ufficio missionario diocesano, dalla Caritas di Roma e dalla Comunità di Sant’Egidio. Alla liturgia, presieduta dal cardinale vicario Angelo De Donatis, partecipano anche rappresentanti delle comunità ortodossa, anglicana, evangelica. Questa memoria avviene in un tempo drammatico scosso dalla pandemia e dalla guerra, sottolinea monsignor Marco Gnavi, direttore dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo e referente organizzativo della veglia. 

Ascolta l’intervista a monsignor Marco Gnavi

Nella veglia, nella basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, vengono ricordati missionari martiri che hanno annunciato, in diversi contesti storici, il Vangelo tra periferie geografiche ed esistenziali…

Partiamo intanto dalla considerazione che nel cuore di Dio ci sono tutti, anche quelli che non nomineremo. Saranno evocati contesti di persecuzione come i totalitarismi: penso al metropolita Beniamino durante lo stalinismo, penso ad Omeljan Kovč, un sacerdote greco-cattolico ucraino ucciso nel campo di concentramento di Majdanek durante il nazismo. Penso a martiri recenti delle mafie: don Peppe Diana, don Pino Puglisi e tanti altri. Ci sono anche tanti operatori di pace: penso a monsignor Michael Courtney, nunzio apostolico in Burundi, ai Melanesian Brotherhood, anglicani, assassinati nelle Isole Salomone. Sono moltissimi i cui nomi sono presenti anche nella basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina. Un luogo scelto da San Giovanni Paolo II come Santuario e memoriale di questi testimoni del XX e del XXI secolo. Sono per noi figure eloquenti e parlano, nella umiltà delle loro scelte e nella grandezza della loro fedeltà, anche a noi cristiani di oggi.

Sono anche tanti i martiri sconosciuti che parlano all’uomo di oggi…

Nella lettera apostolica “Tertio millennio adveniente” sempre Giovanni Paolo II parlava della nube dei militi ignoti della causa di Cristo come di un tesoro che andava aperto, uno scrigno che andava offerto a tutte le generazioni. E naturalmente loro ci parlano di fedeltà, nella carità al Signore, fino all’estremo dono della vita. Ci parlano delle beatitudini. Indicano le ferite dell’umanità: la guerra, la miseria, la sofferenza. E queste guerre, sofferenze e miseria ci sono testimoniate da milioni di profughi che hanno raggiunto, o che hanno cercato di raggiungere, l’Europa. Sono parenti stretti dei profughi che fuggono dall’Ucraina, da questa terra ferita. E ci dicono che, attraverso di loro e in mezzo a loro, si trova anche il Signore stesso che si identifica con questi fratelli più piccoli.

Pagine di Vangelo scritte accanto a popoli perseguitati, a quanti soffrono…

La vita e la morte di questi martiri, in senso più largo, e testimoni della fede sono pagine di Vangelo scritte nella loro esistenza. L’alfabeto di queste pagine le ritroviamo nella Scrittura stessa, nelle pieghe e nelle contraddizioni della storia. Sono pagine che hanno molto da dire sul nostro presente e sul nostro futuro.