Fausta Speranza – Città del Vaticano
Mediterraneo luogo di frontiera e di incontro: così ne parla il Papa nel messaggio alla VII Conferenza MED Dialogues, promossa in questi giorni dal ministero degli Esteri italiano e dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (2-4 dicembre a Roma). Dalla crisi climatica a quella pandemica, tutto ci ricorda – dice Francesco – che Stati e Continenti “non possono andare avanti ignorandosi l’un l’altro”. In particolare in tema di Mediterraneo, le migrazioni sono tra le importanti sfide da affrontare.
Per capire quale siano l’approccio e le modalità migliori per ragionare a proposito dell’area mediterranea abbiamo intervistato Stefania Panebianco, docente di Sicurezza del Mediterraneo all’Università di Catania:
La professoressa Panebianco ragiona dell’area mediterranea, di cui sottolinea l’importanza geopolitica centrale, parlando innanzitutto della urgente questione delle migrazioni. Parla della soluzione politica dei corridoi umanitari spiegando che si tratta di una soluzione sistemica per un problema sistemico. Non si può più considerare la questione migratoria dal punto di vista emergenziale. Servono – sottolinea – soluzioni sistemiche a problematiche di tipo sistemico.
Risposte nuove
Panebianco sottolinea l’importanza dell’invito del Papa – come si legge nel messaggio per la Conferenza Med Dialogues – a “ripensare l’approccio tradizionale all’area del Mediterraneo e cercare risposte nuove e condivise alle importanti sfide che essa pone”. Per poi ricordare che già anni fa l’Unione europea aveva tentato di lanciare, con la Conferenza EuroMed di Barcellona nel 1995, quello che resta valido come approccio migliore: quello del dialogo. Ma la studiosa specifica che il dialogo deve avere diverse caratteristiche: innanzitutto quella di più livelli, cioè si deve articolare in parallelo su diversi piani, da quello delle rappresentanze istituzionali a quello delle realtà della società civile. Ricorda che in passato è stata proprio questa l’idea lanciata, ma spiega che si trattava di molti meno Paesi coinvolti.
Mediterraneo “allargato”
Oggi – mette in luce la professoressa Panebianco – si parla di Mediterraneo allargato, cioè di una concezione che considera coinvolti sempre più Paesi intorno al cosiddetto Mare Nostrum. Sottolinea che anche alla Conferenza in corso a Roma se ne parla in questi termini e ribadisce che serve ad allargare anche le necessarie potenzialità di condivisione. Non solo: Panebianco suggerisce di considerare “allargata” anche la stessa idea di sicurezza: c’è quella umana, legata alla questione delle migrazioni, ma c’è anche la sicurezza alimentare, climatica, ambientale etc. Tutto è interconnesso, avverte. E questa interconnessione – spiega – richiama anche al concetto di multilateralismo. Ribadisce che si tratta di concetti in realtà non precisamente nuovi, ma da rilanciare.
Nei lavori di Med Dialogues
Il presidente del Consiglio dei ministri italiano Mario Draghi, intervenendo oggi alla Conferenza Med Dialogues, ha sottolineato tra l’altro che “deve esserci una visione condivisa per il Mediterraneo. Non come confine meridionale dell’Europa, ma come centro culturale ed economico”. Draghi ha aggiunto che l’Italia sostiene con convinzione la nuova Agenda per il Mediterraneo dell’Unione Europea. I considerevoli impegni finanziari nella regione devono stimolare una ripresa equa e sostenibile. Le transizioni in corso – prime fra tutte quella digitale e quella ambientale – creano lo spazio per un percorso di stabilità e prosperità. Alla base di questi obiettivi – ha ribadito – deve esserci una visione condivisa per il Mediterraneo.
Il Mediterraneo centro culturale ed economico
Draghi ha chiarito l’approccio di fondo da non dimenticare: “Il Mediterraneo non è soltanto un mare o, come si diceva un tempo, un’espressione geografica. Oggi, come in passato, è un insieme di legami, sociali, economici, culturali. Grazie a mercanti e marinai, artisti e viaggiatori che, soprattutto nelle città portuali, hanno portato nuove conoscenze e preservato antiche usanze”, ha aggiunto. Si tratta – ha sottolineato – di idee e identità sopravvissute anche alle guerre e alle divisioni politiche.
Crocevia del mondo
Nelle parole del capo del governo italiano c’è anche un esempio concreto: “Pensate a quanto accaduto lo scorso marzo, quando la nave portacontainer Ever Given ha ostruito il Canale di Suez”, ha detto aggiungendo: “In sei giorni, il blocco ha fatto quasi raddoppiare le tariffe globali di spedizione per i prodotti petroliferi. La chiusura di un accesso da e per il Mediterraneo ha avuto conseguenze ovunque”.
Dal suo canto, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, nell’intervento di apertura dei Rome Med Dialogues 2021, ha sottolineato come l’Italia, promotrice dell’iniziativa che ospita i rappresentanti di 120 Paesi e 50 ministri, abbia “l’ambizione di incoraggiare la transizione da uno schema di sicurezza regionale ‘a somma zero’ a un nuovo paradigma, un nuovo sistema fondato su dialogo, disponibilità al compromesso e fiducia reciproca”. Si tratta – ha spiegato – di “favorire la definizione di ordini di sicurezza regionali, inclusivi e multilaterali, ad esempio nel Golfo e nel Mediterraneo Orientale”.