Chiesa Cattolica – Italiana

Medio Oriente: ancora razzi, raid e vittime

Marco Guerra – Città del Vaticano

Non si placa l’escalation di violenza tra Israele e Hamas, nonostante gli sforzi della diplomazia internazionale per arrivare a un cessate il fuoco. Nella notte sono stati lanciati altri 90 razzi da Gaza verso Israele, in buona parte intercettati dal sistema antimissile.

Bilancio di una settimana di violenze

Ad una settimana dall’inizio del conflitto sono oltre 3400 i razzi sparati Gaza verso Israele. Ieri sera sei ne sono stati lanciati anche dal Libano ma non hanno raggiunto il territorio dello Stato ebraico. In Israele finora si contano dieci i morti, compreso un bimbo di sei anni, e oltre 300 i feriti. Più pesante il bilancio della durissima risposta israeliana, il numero di vittime palestinesi a Gaza è salito a oltre 200, tra cui 59 bambini; 38 mila sono gli sfollati a causa dei raid denuncia l’Onu, mentre World Food Programme riferisce di 51mila persone assistite in emergenza umanitaria.

Ucciso capo jihad palestinese

Secondo fonti palestinesi, ieri è stato colpito anche l’unico laboratorio per i test Covid della Striscia, Israele dal canto suo ha rivendicato di aver colpito le case di cinque alti esponenti di Hamas e di aver ucciso Hassam Abu Harbid, capo dell’ala militare nord della Striscia della Jihad Islamica Palestinese. Il movimento integralista come ritorsione ha minacciato di lanciare razzi contro il Parlamento israeliano, a Gerusalemme, e il porto di Haifa.

Biden spinge per il cessate il fuoco

Sul fronte diplomatico, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha telefonato al premier israeliano Benjamin Netanyahu, per esprimere “il suo sostegno per un cessate il fuoco”, riconoscere il diritto di Israele a difendersi ed esortare a “fare ogni sforzo per garantire la protezione di civili”. Intanto Washington ha bloccato per la terza volta una bozza di dichiarazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. E oggi sarà la volta dello sciopero generale dei arabi in Israele, iniziativa rilanciata da Fatah nei territori della Cisgiordania.

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